Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 9 - 15 novembre 1897

RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 163 litica. Essa servirebbe, non a mantenere l' equilibrio nel Mediterraneo, ma a consolidarvi la preponderanza dell'Inghiltera a danno delle nazioni, che dovrebbero esercitarvi naturale e legittima influenza; a danno, cioè, dell'Italia, della Francia e della Spagna. Pare a me che il Frassati avrebbe potuto insistere nel lumeggiare il cinismo e la tristizia di Bismark - che appaiono evidenti dalle rivelazioni della Tribuna - e la slealtà della Germa· nia, che crearono Tunisi, ma si rifiutarono sempre ad aiutare i nostri governanti nelle loro rivendicazioni contro la Francia; avrebbe dovuto del pari ricordare che i precedenti autorizzano a sospettare che, mutatis matandis, lo stesso trattamento potremmo ricevere dall'Inghilterra. L'Inghilterra c' incoraggiò ad andare a cere ire le chiavi del Mediterraneo nel mare Rosso - ed è grande fortuna, aggiunge il Frassati, se non vi abbiamo perduto le chiavi di casa -; ma non dovevasi dimenticare che l'Inghilterra sul continente nero verso di noi si chiarì nemica anzichè amica. Il passato non deve ammonirci sulla sorte che ci toccherebbe nell'avvenire? Del resto in Inghilterra, dove il regime parlamentare è cosa vera e non volgare mistificazione come in Italia, i trattati a lunga scarlenza e impegnativi per la politica continentale non godono sim• patia nella pubblica opinione; ed è follia sperare che uno se ne possa conchiudere tra le due Corti da dovere rimanere segreto e sottratto alrapprovazione del Parlamenlo. In Inghilterra la monarchia politicamente è zero; in Italia ... E colla diverdità della posizione che la monarchia occupa iu Italia e in Inghilterra mi permetto domandare al Frassati, senza attenderne risposta: come va che Mmcini che non aveva simpatie per la Triplice, come non ne sentivano Di Robilant, Crispi e Di Rudinì - i quali tutti più o meno la giudicarono disastrosa - essi intanto la subirono e la rinnovarono? Quale forza misteriosa s'impose al Robilant e gli fece ringoiare il suo jamais? Il Frassati volge cortese rimprovero a coloro che ingiustamente, a suo tempo, accusarono il Di Ro bilant di servilismo verso la Germania, e nella lettera . diretta dal Ministro al De Launay scorge la smentita solenne all'accusa. Sia. Di Robilant non fu l'umile servitore della Germania; ma non fu fiero oppositore verso chi gl' impose di rinnovare un alleanza che egli giudicava infeconda, improduttiva, pessima. E per l'Italia il servilismo verso la forza misteriosa indigena, nelle conseguenze, equivale ·perfettamente a ·quello verso la Germania. I quindici giorni passati avrebbero potuto diminuire l'interesse sulle rivelazioni del Frassati; ma a restituirglielo _intero- oltre un affannosa lettera del Chiala, che dopo avere scagliata la pietra si è spaventato chA sia andata a colpire un bersaglio sacro - sono venuti una lettera dell'on. Crispi al Times ed un suo articolo sulla Duplice e Triplice nella Nineteenth Century, la citata lettera del1' on. Cappelli alla Nuova Antologia e le rivfllazioni dalla Tribuna. In quanto all'epistola dell'on. Cappelli non si tratta che di un pietoso tentativo di riabilitare la Triplice, ma in quella lettera egli non adduce un solo fatto che possa modificare il severo giudizio del Di Robilant e si limita ad interpretare a modo suo il pensiero chiaro e limpido del superiore, quasi fosse oscuro come il dantesco Pape Satan Aleppe. Nulla di nuovo da parte sua ci rivela l'on. Crispi. Nel Times protesta contro l'attribuitagli opinione che avrebbe voluto lasciar cadere la Tri • plice. Sapevamcelo ! Intanto chi non lo conosce intimamente tale opinione può benissimo attribuirgliela, perchè egli quando non era ministro, pel passato, giudicò sempre severamente l' alleanza dell'Italia coi due Imperi centrali; se ora muta linguaggio è segno, che non spera più ingannare nessuno e dispera di riafferrare il potere. Meno male. Ciò che dice sulla Duplice e sulla Triplice nella rivista inglese è piuttosto banale: qualunque frequentatore di farmacia potrebbe mostrare competeoza uguale alla sua nel trattare di politica estera. Ma non manca la nota sua - tutta sua. Come nella lettera al Times la megalomania appare schiettamente quando si degna di dare 30 punti in condotta a lord Salisbury perchè si era mostrato suo accorto cooperatore; così il cinismo politico si rivela altrettanto chiaro nell'articolo nel parlare del diritto che aveva la Germania sull' Alsazia-Lorena e che fece valere nel 1871. Il diritto del resto venne consolidato da venticinque anni di dominio.. A tale stregua i cinquant'anni di dominio dell'Austi-ia sarebbero stati bastevoli a consolidare i suoi diritti sulla Venezia. Non parliamo di quelli del Papa suRoma: sarebbero stati consolidati da molti secoli e di fronte al diritto pubblico dell' on. Crispi i clericali non avrebbero torto considerandoci come usurpatori. · L'ex Presidente del Consiglio, preannunzia una guerra non lontana - è c'è da temere che qui non si sbagli - e conchiude da par suo, romanamente: caveant consules ! Sicuro: i governanti dovrebb(lrOprovvedere; dovrebbero ricordar~i che la loro politica mette in pericolo la patria. Qualcuno, poi, dovrebbe ricordare che la politica estera dinastica degli Stuarts li fece cacciare dal!' Inghilterra. Si sa che certe situazioni storiche si ripetono .... LO ZOTICO. N. B. L'iunico nostro e collaboratore Giuseppe Paratore sludiosissimo della Germania ha raccolto alcuni giudizi

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