Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 8 - 30 ottobre 1897

RIVISTAPOPOl,ARE I)[ POLITICALETTEREE SClENZE SOCIALI l-i3 vere la nostra emigrazione e che e sa possa prendervi stabile dimora e pro··peraro? Se così fosse, chi. come me, è essenzialmente utilitario e crede ch•1 la migliore distribuzione della ricchezza elimina i danni della conco1'renza agraria, non esiterebbe a consigliare la conservazione dell'Eritrea. La realtà, disgraziatamente, è diversa. L'Eritrea nou è affatto adatta a di,,enire una colonia di popolamento, cbecchè ne possano pensare gl'illu:tri dilettanti della Regia Commissione d'inchiesta del 1891. La inadattabilità della nostra colonia a ricevere la nostra emigrazione venne dimostrata sin dal l 891 dall'on. N. Collijanni nel suo libro sulla Politica coloniale; i fatti hanno confermato tutte le previsioni dei pessimisti. Il giudizio severo dell' Ing. Balducci, mandato da Crispi - si badi bene alla per• sona che gli dette l'incarico - a studiare l'Eritrea dal punto di vista geologico ed agricolo è stato corroborato dai tentatiYi miserevoli di colonizzazione che vi si fecero posteriormente; e chi avesse vaghezza di aperne di più legga gli Studi coloniali dell'Errera e dell'Alamanni(Roma. E. Loescher 1897) che pur sono partigiani della politica coloniale e apprenderà che le terre più povei·e dell'Agro romano danno una produzione di ce1·eali tre volte più grande di quella delle terre dell'E1·itrea, (pag. 39 e 40). E qui mi fermo perchè mi pare inutile il pro-eguire. 1\1 nostra politica coloniale è condannabile e condannata dal punto di vi ta delh. giustizia e da quello dell'utilità. Essa doveva servire, secf)ndo il generale Dal Verme, come scuola di guerra; e serri a prepararci la nostra più di astro a confitta militare. La nostra colonia ora non può errire che a far fare brillante e rapida carriera a qualche ufficiale prediletto o intrigante come il Barati eri; e il generale Primerano i pre terebbe, anche enza volerlo, a far raggiungere tale Cf)[)O: egli consiglia un govematore militare. Questo scopo può e sere ottimo per un generale; non può essere che pessimo per il popolo italiano dissanguato dalla piovra del militarismo. LO ZOTICO. unliaerista veramente liaerale c~eseneva (MaffeoPantaleon i) Non si sorprendano i lettori della Rivista del titolo di questo articolo : lo apiego subito. In Italia e in Fra.noia abbiamo molti che si dicono liberisti in ec)- nomia, ma che odia.no la libe1·td, specialmente in politica, come il fumo negli occhi. Tra noi ce n'erano due partigiani sinceri e convinti dtllla. libertà in tutto il vasto campo dell'attività sociale e ch'era.no ad un tempo cultori illustri della scienza economi ca: Viifredo Pareto e Maffeo Panta.leoni: Ebbene: era tanto adatta per loro l'atmosfera. italiana, che il primo se ne andò dall'Italia. pochi anni or sono e l'altro se ne va adesso. Entrambi sono andati a cerca.re la libertà vera. e completa. nella Repubblica Elvetica., che si è a.lTrettata ad accorda1•e a. loro condizioni morali ed economiche assai più vantaggiose di quelle, che suole accorda.re legalmente l'Italia ai suoi insegna.riti benemeriti. Sottolineo la parola legalmente, perchè si sa che i beniamini scr vizievoli di tutti i ministeri, oltre lo stipendio, trovano modo di raccoglie1•e delle raschiature sui vari capitoli del bilancio dello Stato. Vilfredo Pareto, adunque, insegna da tre anni nel1' Univeraìtà di Losanna.; Ma.lTeoPanta.leoni,col nuovo anno scola.stico, va ad insegnare nell' Università di Ginevra, il cui govemo e la rappresentanza cantonale apprezza.ndone al giusto i grandi meriti scientifici han fatto di tutto per averlo nel loro ateneo. L'allontanamento di questi due insegnanti, il cui valore scientifico è integrato e completato bellamente dall'elemento interessantissimo che manca così spesso in Italia : il carattere - non deve passare inosservato e gi )va indagarne i motivi. Appena, nel gennaio scorso, seppi delle trattative tra il Pantaleoni e il governo cantonale di Ginevra mi affrettai a scrivere al primo e, conoscendo quanto alta.mente egli senti va il suo ufficio di educatore, lo pr·egai nel modo p'.ù caloroso di non privare l'Italia dell'opera sua. scientifica. e politica. La lettel'a di risposta espone in pa1•te le ragioni che lo determinavano ad abbandonare l'Università di rapoli, dove in poco tempo aveva saputo conquist'\re la stima e l'affetto di tutti i suoi colleghi. .\falTeo Pantaleoni era nauseato non del processo intentatogli dal.mag·strato di Milano, ma dell'altro cui lo aveva sot.toposto il Ministro innanzi al Consiglio Superiore della Pubblica· Istruzione, per la nota. sua lettera al giornale Il Secolo; e volle dtvenire cittadino libero nell'ampio senso della parola andandosene in !svizzera. Tutto ciò risulta dalla lettera inviatami or è quasi un anno e che p'lbblico senza mutarvi una virgola - sopprimendovi soltanto un nome ed un a~gettivo, che riuscirebbero olTensivi per un deputato al P<1.rlamento italiano - perchè essa nel suo ca.rat ere intimo, genuino rivela intero l'uomo, il <'ittadino, l'educatore. Messomi sulla via del!' indiscrezione pubblicando, senza chiedergliene il permesso, questo scritto d'indole strettamente privata e personale, sento il dovere di completare le sue spiegazioni oon quelle verbali datemi replicatamente : ì\Iaffeo Pantaleoni non era soltanto di~gustato dell' [talia. por la mancanZ"\ di libertà politica; ma era altrettanto addolorato pel contegno degli studenii del!' Università di l\"apoli, che male, assai male, risposero al g1·ande alletto, che per loro nutriva il P,·ofessoN di economia politica, il q11ale avrebbe voluto essere sopratutto il loro amico nella vita e la loro guida negli studi. Quanto egli amass l i giovani e con quale imp1rzialità esercitasse il suo nobile ufficio si rileverà da questo aneddoto. Il Pantalooni è un deciso avversario scientifico del socialismo; e sincerissimo in tutto come

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