Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 8 - 30 ottobre 1897

1.42 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI razza pei gros bonnets dell'esercito italiano, ma ci spiegano come e perchè i nostri valorosi soldati-siano stati condotti al macello da Dogali, ad Abba Carima. Il generale Primerano, ad esempio, ignora completamente il valore commerciale di Massaua, dove crede che possano riversarsi i prodotti dell' Abissinia e in parte quelli del Sudan. Ben poca cosa rappresentano i prodotti dello stesso Scioa e del decantato Harrar, stando anche alle confessioni di un partigiano della politica coloniale, il Pensa, che esaltando la futura prosperità di Gibuti, li riduce a non più cli dieci milioni all'anno (Revue politique et parlementaire. Settembre 1897); ma ad ogni modo non ci vuole che un generale italiano per ignorare che a Massaua non possono trnvare sbocco che i massi ciclopici delle amb~ del Tigrè. Il generale Primerano confessa che l'Africa è stata sfruttata, occupata poco dagli Europei, benchè vicinissima, perchè ne furono allonhnati dal clima. dalla natura degli abitanti, dalla dif!ìcòltà di rimontarne i fiumi, dalla prossimità dei monti a 'la costa, dai deserti. Questi ostacoli potevano essere rimossi dalla navigazione a vapore e dal taglio del-· l'istmo di Suez, come egli afferma ? L'affermazione è davvero strana. La navigazione a vapore e il taglio dell'Istmo sono realizzati da parecchie decine di anni e gli ostacoli restano immutati; e tali ostacoli sono più che altrove invincibili nella nostra fotta di costa africana, che lo stesso ex capo dello Stato Maggiore riconosce non essere il punto mi9li01·e. Perchè non chiamarlo addirittura il peggiore ? Il clima e i monti della nostra colonia non sono punto modificabili e non lo saranno anche quando sarà scoperta la navigazione aerea; e gli abitanti dell' Etiopia « sono valorosi, nascono e vivono con le armi in pugno, sono ora armati come prima non erano, ~ono mirabilmente difesi dalla topogmfia dei luoghi, sono fieri della loro indipendenza, sono i soli che in Africa abbiano saputo resistere all'Italianismo; il con• quista1·li non è agevole nè consigliabile e se si possono vincere in battaglia con molta forza non si possono dominare per sempre. » Questo è precisamente il parere del ...... generale Primerano ! Il Generale Primerano supera sè stesso quando dichiara che nella lotta tra l' Italia e l'Abissinia nessuno usci decisam.,entevincitore o vinto; che Abba Cdrima fu un rovescio militare non grave qiianlo si è voluto far credere; che all'indomani della stessa Abba Carima avremmo potuto prenderci la rivincita, liberare i prigionieri e dettare le condizioni della pace ...... Ma non fu proprio lui a dire in Senato che se in Europa ci toccasse una disfatta uguale a quella subita in Africa, l'Italia avrebbe cessato di esistere ? Ma non fu il Baldissera - da lui stesso lodato - a dichiarare . che non era tentabile la rivincita all'indomani di Abba Carima? M:1,a parte la questione della spesa, non riconobbero tutti i più competenti militari, che le difficoltà logistiche non potevano assolutamente su pararsi in un mese o in due? In quanto all'esito della lotta taccio, perchè ci stanno di mezzo quattromila morti italiani e non è lecito scherzare sull'asserzione dello s:rittore; e sul serio non potrebbe rispondersi. Se il generale Primerano scrive con tanta leggerezza sulle cose che dovrebbe conoscere e nelle quali dovrebbe essere competente, non c'è da meravigliarsi che le dica grosse nelle altre quistioni, che si presume non dover conoscere. É il caso della colonizzazione. Lo scopo principale della nostra politica coloniale secondo l'ex capo dello Stato Maggiore dovrebbe essere la colonizzazione; egli ripete ciò che tanti altri hanno asserito : che bisogna dirigere verso la colonia africana la corrente dell'emigrazione italiana, che presto o tardi verrà defiuitivamente respinta dall'Amer:ca. Il possesso di uua colonia di popolamento, s'impone all'Italia, che vede crescere soverqhiamente i suoi abitanti; e nell'Eritrea, dice il generale Primerano, c· è posto sufficiente e conveniente per la nostra emigrazione. Prima di esaminare quest'asserzione contraddetta dai fatti sul valore del!' Eritre1. quale colonia di popolamento, prendiamo nota di una verità involontariamente sfuggita allo stesso Primerano. Riproduco integralmente le sue parole: « Della vecchia Europa non soltanto le persone « emigrano, ma con esse si propagano arti ed in- « dustrie e con gli uomini vanno macchine e con- « gegni, che creano là dove si recano le risorse che « prima si dovevano cercare altrove. Di guisa che « questo esodo di uomini e d' industrie e di mac- « chine e di nuovi ritrovati, che dall' Europa si è « propagato e si propaga negli altri continenti cla « un lato diminuisce la p1·ocluzione agricola e « industriale in patria e dall'altro tencle a far « scemare il -movimento cli esportazione com- « me1·ciale, giacchè la potenzialità produttiva « che si va creando in terre sterminate e ver- « gini ha acquistato tale sviluppo che già si « ripercuote e piu anclrà aggravandosi sul- « l' Europa con grandissima sua iattura. » Così è : l'Europa creando colonie di popolamento si crea dei concorrenti invincibili ed aggrava i danni della cosidetta sopra-produzione, che per me è semplicemente una sotto-consumazione; e in questo fatto sta inesorabile la condanna della politica co· loniale a scopo economico e commerciale. Ma è poi vero che l' Eritrea sia adatta a rice-

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