RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCJENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI , DBPUTATO AL PARLAM•NTO tTALIA: anno lire 5; semestre lire 8 - ESTERO: anno lire 7 j semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno lii. - N. 8. Abbonamentopostale Roma30 Ottobre t 897 Sommarlo. Lo ZOTICO- Che cosa fare dell'Eritrea 1 Dr. N. CoLAJANNI- Un liberista veramente liberale che se ne va. (Maffeo Pantaleoni). LA RIVISTA - La protesta dei contribuenti. Avv. GIACINTOLI BERTI - Contenuto del problema sociale nei tempi modernì. ARTHUR Sn!ONS = Apologia delle Marionette. Prof. LUIGI CREDARO- Per la causa dei Sordomuti. EDOARDOPANTANO- CronacaAzzurra (Tradizioni domestiche). GARIBALDOBucco - I Refrattari del Caucaso. Sperimentalismo Sociale. Rivista delle Riviste. Recensioni. C~~e~sf are~eEll'ritrea? (Per un articolo della NUOVAA~TOLOGrA). L'ultimo numero della Nuova Antologia (16 ottobre) contieue parecchi importan1i articol(del Villari, del Faldella, del Primerano, del Crispolti e del Frassati, che fanno sperare - così continuando - che la vecchia rivista riprenda l'antica autorità e l'antico splendore. Di alcuni bisognerebbe dire quì; e cei'tamente non si potrà lasciar passare inosservato l'articolo sulla Triplice e sulla Duplice del Frassati. Oggi è necessario occuparsi di preferenza di quello del generale Primerano sulla nostra colonia Eritrea, perchè le voci che corrono sulla creazione di un sottosegretariato di Stato per le colonie lo rendono di palpitante e paurosa attualità. La carica di capo dello Stato Maggiore, occupata per alcuni anni dal generale e senatore Primerano, farebbe supporre che egli doYrebbe esr:-ere tra i più competenti per rispondere alla domanda che egli si è posta: Che cosa fare dell'Eriti·ea? Ma chi conosce gli avvenimenti che si svolsero mentre la suprema direzione delle cose milita1·i era nelle sue mani, riconoscerà che i suoi giudizi - proprio più azzeccati - sono per lo meno imprudenti. Si può pienamente consentire col generale Primerano quando afferma che nella Colonia Eritrea abbiamo profuso danari non pochi e sparso sangue generoso senza ancora conseguirvi un dominio incontrastato con assetto permanente e sicuro; che la pace conchiusa col Negus non ha cambiato sostanzialmente la nostra posizione e, per le mire poco conciliabili dei contraenti, ci prepara una nuova guerra; che la maggioranza degli Italiani non sappia ancora con precisione se facemmo bene o male andando in Africa; se giovi conservare, allargare o abbandonare la colonia; che i ministeri e i gover• natori furono ora pei Tigrini ora per gli Scioani, ma sempre senza persistenza nello stesso concetto, senza previdenza, senza preparazione, senza opportunità nelle proporzioni dei provvedimenti presi; che molti uomini politici siano guidati solo dall'opportunismo parlamentare che inquina la nostra vita pubblica, e non vedano nelle quistioni politiche che il modo di abbattere gli avversari per sostituirli al potere e che, a volta a volta, passano da una tendenza a quella opposta; che l'impresa di Cassala sia stata un errore grave, che sarebbe una follia il pensare alla conquista dell'Abissinia, per la quale occorrerebbero forze grandissime e spese enormi senza adeguato compenso etc. etc. Tutte queste sono sacrosante verità; ma non poteva e non doveva dirle, per pudore, il generale Primerano sul quale pesano molte delle responsabilità che egli rileva e condanna. Ciò detto mi piace constatare che la fatale connessione tra l'impresa di Cassala e la ribellione tigrina e la conseguente sciocca, imprudente e disastrosa ubbriacatura che il governo fece prendere e prese esso stesso all'indomani di Coatit e Senafè è esposta magistral• mente e riesce a mettere sotto la sua vera luce l'infausto periodo dell'ultimo ministero Crispi. Sin quì ci troviamo di fronte a giudizi giusti, resi sconvenienti dalla persona che li pronunzia. Altri però ci rivelano una leggerezza imperdonabile ed una fenomenale ignoranza nel loro autore; e fanno sinanco pena a chi non ha alcuna tene-
1.42 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI razza pei gros bonnets dell'esercito italiano, ma ci spiegano come e perchè i nostri valorosi soldati-siano stati condotti al macello da Dogali, ad Abba Carima. Il generale Primerano, ad esempio, ignora completamente il valore commerciale di Massaua, dove crede che possano riversarsi i prodotti dell' Abissinia e in parte quelli del Sudan. Ben poca cosa rappresentano i prodotti dello stesso Scioa e del decantato Harrar, stando anche alle confessioni di un partigiano della politica coloniale, il Pensa, che esaltando la futura prosperità di Gibuti, li riduce a non più cli dieci milioni all'anno (Revue politique et parlementaire. Settembre 1897); ma ad ogni modo non ci vuole che un generale italiano per ignorare che a Massaua non possono trnvare sbocco che i massi ciclopici delle amb~ del Tigrè. Il generale Primerano confessa che l'Africa è stata sfruttata, occupata poco dagli Europei, benchè vicinissima, perchè ne furono allonhnati dal clima. dalla natura degli abitanti, dalla dif!ìcòltà di rimontarne i fiumi, dalla prossimità dei monti a 'la costa, dai deserti. Questi ostacoli potevano essere rimossi dalla navigazione a vapore e dal taglio del-· l'istmo di Suez, come egli afferma ? L'affermazione è davvero strana. La navigazione a vapore e il taglio dell'Istmo sono realizzati da parecchie decine di anni e gli ostacoli restano immutati; e tali ostacoli sono più che altrove invincibili nella nostra fotta di costa africana, che lo stesso ex capo dello Stato Maggiore riconosce non essere il punto mi9li01·e. Perchè non chiamarlo addirittura il peggiore ? Il clima e i monti della nostra colonia non sono punto modificabili e non lo saranno anche quando sarà scoperta la navigazione aerea; e gli abitanti dell' Etiopia « sono valorosi, nascono e vivono con le armi in pugno, sono ora armati come prima non erano, ~ono mirabilmente difesi dalla topogmfia dei luoghi, sono fieri della loro indipendenza, sono i soli che in Africa abbiano saputo resistere all'Italianismo; il con• quista1·li non è agevole nè consigliabile e se si possono vincere in battaglia con molta forza non si possono dominare per sempre. » Questo è precisamente il parere del ...... generale Primerano ! Il Generale Primerano supera sè stesso quando dichiara che nella lotta tra l' Italia e l'Abissinia nessuno usci decisam.,entevincitore o vinto; che Abba Cdrima fu un rovescio militare non grave qiianlo si è voluto far credere; che all'indomani della stessa Abba Carima avremmo potuto prenderci la rivincita, liberare i prigionieri e dettare le condizioni della pace ...... Ma non fu proprio lui a dire in Senato che se in Europa ci toccasse una disfatta uguale a quella subita in Africa, l'Italia avrebbe cessato di esistere ? Ma non fu il Baldissera - da lui stesso lodato - a dichiarare . che non era tentabile la rivincita all'indomani di Abba Carima? M:1,a parte la questione della spesa, non riconobbero tutti i più competenti militari, che le difficoltà logistiche non potevano assolutamente su pararsi in un mese o in due? In quanto all'esito della lotta taccio, perchè ci stanno di mezzo quattromila morti italiani e non è lecito scherzare sull'asserzione dello s:rittore; e sul serio non potrebbe rispondersi. Se il generale Primerano scrive con tanta leggerezza sulle cose che dovrebbe conoscere e nelle quali dovrebbe essere competente, non c'è da meravigliarsi che le dica grosse nelle altre quistioni, che si presume non dover conoscere. É il caso della colonizzazione. Lo scopo principale della nostra politica coloniale secondo l'ex capo dello Stato Maggiore dovrebbe essere la colonizzazione; egli ripete ciò che tanti altri hanno asserito : che bisogna dirigere verso la colonia africana la corrente dell'emigrazione italiana, che presto o tardi verrà defiuitivamente respinta dall'Amer:ca. Il possesso di uua colonia di popolamento, s'impone all'Italia, che vede crescere soverqhiamente i suoi abitanti; e nell'Eritrea, dice il generale Primerano, c· è posto sufficiente e conveniente per la nostra emigrazione. Prima di esaminare quest'asserzione contraddetta dai fatti sul valore del!' Eritre1. quale colonia di popolamento, prendiamo nota di una verità involontariamente sfuggita allo stesso Primerano. Riproduco integralmente le sue parole: « Della vecchia Europa non soltanto le persone « emigrano, ma con esse si propagano arti ed in- « dustrie e con gli uomini vanno macchine e con- « gegni, che creano là dove si recano le risorse che « prima si dovevano cercare altrove. Di guisa che « questo esodo di uomini e d' industrie e di mac- « chine e di nuovi ritrovati, che dall' Europa si è « propagato e si propaga negli altri continenti cla « un lato diminuisce la p1·ocluzione agricola e « industriale in patria e dall'altro tencle a far « scemare il -movimento cli esportazione com- « me1·ciale, giacchè la potenzialità produttiva « che si va creando in terre sterminate e ver- « gini ha acquistato tale sviluppo che già si « ripercuote e piu anclrà aggravandosi sul- « l' Europa con grandissima sua iattura. » Così è : l'Europa creando colonie di popolamento si crea dei concorrenti invincibili ed aggrava i danni della cosidetta sopra-produzione, che per me è semplicemente una sotto-consumazione; e in questo fatto sta inesorabile la condanna della politica co· loniale a scopo economico e commerciale. Ma è poi vero che l' Eritrea sia adatta a rice-
RIVISTAPOPOl,ARE I)[ POLITICALETTEREE SClENZE SOCIALI l-i3 vere la nostra emigrazione e che e sa possa prendervi stabile dimora e pro··peraro? Se così fosse, chi. come me, è essenzialmente utilitario e crede ch•1 la migliore distribuzione della ricchezza elimina i danni della conco1'renza agraria, non esiterebbe a consigliare la conservazione dell'Eritrea. La realtà, disgraziatamente, è diversa. L'Eritrea nou è affatto adatta a di,,enire una colonia di popolamento, cbecchè ne possano pensare gl'illu:tri dilettanti della Regia Commissione d'inchiesta del 1891. La inadattabilità della nostra colonia a ricevere la nostra emigrazione venne dimostrata sin dal l 891 dall'on. N. Collijanni nel suo libro sulla Politica coloniale; i fatti hanno confermato tutte le previsioni dei pessimisti. Il giudizio severo dell' Ing. Balducci, mandato da Crispi - si badi bene alla per• sona che gli dette l'incarico - a studiare l'Eritrea dal punto di vista geologico ed agricolo è stato corroborato dai tentatiYi miserevoli di colonizzazione che vi si fecero posteriormente; e chi avesse vaghezza di aperne di più legga gli Studi coloniali dell'Errera e dell'Alamanni(Roma. E. Loescher 1897) che pur sono partigiani della politica coloniale e apprenderà che le terre più povei·e dell'Agro romano danno una produzione di ce1·eali tre volte più grande di quella delle terre dell'E1·itrea, (pag. 39 e 40). E qui mi fermo perchè mi pare inutile il pro-eguire. 1\1 nostra politica coloniale è condannabile e condannata dal punto di vi ta delh. giustizia e da quello dell'utilità. Essa doveva servire, secf)ndo il generale Dal Verme, come scuola di guerra; e serri a prepararci la nostra più di astro a confitta militare. La nostra colonia ora non può errire che a far fare brillante e rapida carriera a qualche ufficiale prediletto o intrigante come il Barati eri; e il generale Primerano i pre terebbe, anche enza volerlo, a far raggiungere tale Cf)[)O: egli consiglia un govematore militare. Questo scopo può e sere ottimo per un generale; non può essere che pessimo per il popolo italiano dissanguato dalla piovra del militarismo. LO ZOTICO. unliaerista veramente liaerale c~eseneva (MaffeoPantaleon i) Non si sorprendano i lettori della Rivista del titolo di questo articolo : lo apiego subito. In Italia e in Fra.noia abbiamo molti che si dicono liberisti in ec)- nomia, ma che odia.no la libe1·td, specialmente in politica, come il fumo negli occhi. Tra noi ce n'erano due partigiani sinceri e convinti dtllla. libertà in tutto il vasto campo dell'attività sociale e ch'era.no ad un tempo cultori illustri della scienza economi ca: Viifredo Pareto e Maffeo Panta.leoni: Ebbene: era tanto adatta per loro l'atmosfera. italiana, che il primo se ne andò dall'Italia. pochi anni or sono e l'altro se ne va adesso. Entrambi sono andati a cerca.re la libertà vera. e completa. nella Repubblica Elvetica., che si è a.lTrettata ad accorda1•e a. loro condizioni morali ed economiche assai più vantaggiose di quelle, che suole accorda.re legalmente l'Italia ai suoi insegna.riti benemeriti. Sottolineo la parola legalmente, perchè si sa che i beniamini scr vizievoli di tutti i ministeri, oltre lo stipendio, trovano modo di raccoglie1•e delle raschiature sui vari capitoli del bilancio dello Stato. Vilfredo Pareto, adunque, insegna da tre anni nel1' Univeraìtà di Losanna.; Ma.lTeoPanta.leoni,col nuovo anno scola.stico, va ad insegnare nell' Università di Ginevra, il cui govemo e la rappresentanza cantonale apprezza.ndone al giusto i grandi meriti scientifici han fatto di tutto per averlo nel loro ateneo. L'allontanamento di questi due insegnanti, il cui valore scientifico è integrato e completato bellamente dall'elemento interessantissimo che manca così spesso in Italia : il carattere - non deve passare inosservato e gi )va indagarne i motivi. Appena, nel gennaio scorso, seppi delle trattative tra il Pantaleoni e il governo cantonale di Ginevra mi affrettai a scrivere al primo e, conoscendo quanto alta.mente egli senti va il suo ufficio di educatore, lo pr·egai nel modo p'.ù caloroso di non privare l'Italia dell'opera sua. scientifica. e politica. La lettel'a di risposta espone in pa1•te le ragioni che lo determinavano ad abbandonare l'Università di rapoli, dove in poco tempo aveva saputo conquist'\re la stima e l'affetto di tutti i suoi colleghi. .\falTeo Pantaleoni era nauseato non del processo intentatogli dal.mag·strato di Milano, ma dell'altro cui lo aveva sot.toposto il Ministro innanzi al Consiglio Superiore della Pubblica· Istruzione, per la nota. sua lettera al giornale Il Secolo; e volle dtvenire cittadino libero nell'ampio senso della parola andandosene in !svizzera. Tutto ciò risulta dalla lettera inviatami or è quasi un anno e che p'lbblico senza mutarvi una virgola - sopprimendovi soltanto un nome ed un a~gettivo, che riuscirebbero olTensivi per un deputato al P<1.rlamento italiano - perchè essa nel suo ca.rat ere intimo, genuino rivela intero l'uomo, il <'ittadino, l'educatore. Messomi sulla via del!' indiscrezione pubblicando, senza chiedergliene il permesso, questo scritto d'indole strettamente privata e personale, sento il dovere di completare le sue spiegazioni oon quelle verbali datemi replicatamente : ì\Iaffeo Pantaleoni non era soltanto di~gustato dell' [talia. por la mancanZ"\ di libertà politica; ma era altrettanto addolorato pel contegno degli studenii del!' Università di l\"apoli, che male, assai male, risposero al g1·ande alletto, che per loro nutriva il P,·ofessoN di economia politica, il q11ale avrebbe voluto essere sopratutto il loro amico nella vita e la loro guida negli studi. Quanto egli amass l i giovani e con quale imp1rzialità esercitasse il suo nobile ufficio si rileverà da questo aneddoto. Il Pantalooni è un deciso avversario scientifico del socialismo; e sincerissimo in tutto come
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIE ZE SOCIALI è negli scritti e nei discorsi manifesta le proprie convinzioni senza ipocrite attenuazioni, senza frasi melliflue, che servono soltanto a fare inghiottire con poche smorfie un contenuto ama1·0. Dato l'uomo si capisce perché egli inauguranJo nel lf\96 il corso delle sue lezioni, abbia pronunzi11.to dello frasi, che furono ritenute provocanti dagli studenti socialisti, che lo zittirono. Arturo Labriola. fu il più vivace tra questi studenti socialisti. Orbene nei due anni circa d'insegnamento i discepoli suoi più rispettosi el affozionati divennero i socialisti sinceri e studiosi; e lo sa Arturo Labriola la cui tesi di laurea fu esamina.tata e giudicata dal Pantaleoni, eh~ con una imparzialità rara, lo fece segno alle lodi più calorose. Ed ora ecco la lettera, che mi è sembrata degna dell'attenzic:>ne di quanti amino una. vita pubblica sana e vigorosa. Dott. N. C0LAJAN~I. 28-2-9i 115-Corso V. E. :slapoli. Caro Colajcmni, Ricevetti la vostra del 22. Siete un caro amico ed ho per voi il più vivo affetto. Vi rispondo dettagliatamente. Io non posso darmi il lusso di vivere di rendita e dovendo lavorare ho due vie: o il professorato, o il commercio. Orbene preferisco di gran lunga il professorato. Ma se debbo fare il professore debbo starmene zitto ! Per una volta me la sono cavata! Ma se 1·icominciassi, sarebbe finita ! sarebbero stufi tutti quanti : colleghi, consiglio superiore, parecchi tra gli amici, opinione pubblica. Tutti direbbero che ci vuole una lezione, e me la darebbero bene, bene. Ora. sacramento, questi aut aut mi fanno ridere! A Ginevra po::;sofare il professore e scrivere ogni settimana una filippica nel " Secolo ,, ! a quelli che ci si arrabbieranno farò : '' cucù,, ! Se resto devo star zitto, se non zitto mi ammoniscono come uno scolaretto; a 39 anni !! Se non basta l'ammonizione par farmi crepare di rabbia mi sospendono! Dunque, devo smettere il professorato e cercare occupazione nel commercio! Oh, ma costoro hanno fatto i conti senza l'oste! Avete visto il caso Ciccoi.ti di recente di nuovo! C' è libertà d'insegnamento in Italia, in pratica, non nelle leggi ; ma non è lecito al professore fuori dell'Università, di essere socialista, o repubblicano, o anar chico e forse nemmeno proprio clericale militante! Ora queste, che fregnacce sono - come dicono a Roma-? Voi mi dite che andandomene cesso di esercitare qui alcuna influenza. Un momento: proprio se resto questa influenza è zero! La scientifica è zero, perchè sarebbe una eno,.,mità se la volesgi esercitare. Ci arnvo pensato a formare un club di studenti. Il locale ce lo avrebbe dato gratis un caffè rifacendosi ampiamente sull'assicurato consumo. L'ammissione non sarebbe stata libera. Affinchè la tranquillità e se1·ietà delle discussioni fosse a sicurata l'ammissione non avrebbe potuto aver luogo che su padrinato di un pro~essore o libero docente. Scopo: discussioni su quistioni politiche e sociali. A.vrei fatto le cose ali' Ioglese. Vi figurate lo scandalo?! Vi fi~urate un circolo in cui avrebbero avuto tranquilla e libera la parola dei preti e dei socialisti, su quistioni ardenti del giorno, una società in cui si sarebbero chiamate da ciascuno le cose con quel nome che conviene all'oratore, una societa che avrebbe formato un club politico, come li fanno ad Oxford e Cambridge? Ma, mio caro, c'entrava subito la questura, e i nostri parrucconi sarebbero stati fuori della grazia di Dio! Già i giornali ci avrebbero vilipesi e sospettato mille scopi biechi. Non concepiscono che si possa discutere in buona fede, a scopo di reciproca istruzione, apertamente, fraternament~ senza chiasso, senza odio, per convincere,. per attrarre con la forza dei fatti e degli argomenti, per penetrare l'animo degli altri, ,edere cosa ci sta dentro, dov' è l'ostacolo alla unione delle convinzioni ecc. ecc. Che razza d'influenza esercito? Nessuna! Cosa perde Napoli, andandomene? Un seccatore e un matto. Alla Camera non ci penso, non è possibile entra1Ti se non si appartiene ad una delle seguenti categorie: 1 ° o si è sostenuti dal Governo; 2° o si è all'opposizione ma si ha una base locale come un .•• qualunque; 3° o si è una personalità spiccata per molti e molti anni di lavoro politico, in bene o in male, qui non c'entra ora, come Giolitti, come Zanardelli, come Cavallotti, come lmbriani, come Voi, come Rudinì, come Sonnino, come Ciccio, ecc.; 4° o si appartiene, in qualità d'uno dei capi, ad uno dei partiti estremi che nelle grandi città attecchiscono. Ma non riesce un'oppositore del Governo, quando è un homo novus, il quale non vuole ricorrere ai mezzi ••.• , e non fa parte, per le sue convinzioni, del partito socialista o di un partito operaio (come lo Zavattari). Per vincere l'ingerenza governativa nelle elezioni, ingerenza affatto antilegale, bisogna avere una forza organizzata dietro di se, la quale, per taluni è la loro celebrità politica già acquistata, per altri l'imbroglio, per altri il partito; partito eh' è numeroso di gregari ma ha pochi capi, quale è il partito operaio nelle grandi città. .\ggiungete che il mio partito, per così dire non esiste! Dove sono i liberisti completi ? 1on dico soltanto i libero-scambisti, ma coloro che vogliono libertà di pensiero di azione (non criminosa) per tutti: per il prete come per l'anarchico, per il socialista come per l'individualista, per il re aziona-
RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 145 rio come per il progressista? Chi accetta, andando un po' al concreto, ad un tempo libertà cl' insegnamento, di fondazione cli scuole per i preti e libertà cli associazione e cli riunione, di stampa, di propaganda qualsivoglia pei socialisti? Dove sono coloro che non vogliono per loro l'aiuto dello Stato e servirsi dello Stato contro i loro avversari? Dove sono coloro che dallo Stato vogliono soltanto la repressione de' reati comuni, e senza che tra questi si ficchino reati che la nostra morale attuale e l'attuale civiltà non riconoscono per reati comuni; che dalla tutela legislativa vogliono soltanto un minimum, ben dimostrato caso per caso, come neces~ario per ovviare ad infamie, a massacri d' innocenti e di deboli? Dove sono coloro che vogliono praticamente la legge uguale per tutti, assolutamente tutti, dal Re allo spazzino; le spese giudiziarie così minime da essere solo un freno ad inutili litigi, praticamente gratuita la giustizia? che , vogliono la responsabilità personale del funzionario di fronte al cittadino, del funzionario esecutore anche quando ha ubbidito ad ordini dei superiori, salvo rivalsa da parte sua sul superiore? Che vogliono l'azione popolare, ovunque avvi procedimento di ufficio? che vogliono il referendum? Insomma che vogliono la libertà e sovranità del cittadino individuale? La8ciarlo raccogliere tutti i frutti del suo operato in bene o in male, i premii come le punizioni che la natura ripartisco? -k * * Ricordatemi a vostra mogli~ se Ella ricorda l' individuo visto due o tre volte in carn vostra. E baciatemi, quel sacripaute d'un ragazzo che ,e vorra un giorno il bene, come volle le pahte quando lo vidi io, lo raggiungerà e realizze1 à di certo. Aff.mo M. P.\:'i"T.U.EO:'i"I ~~~~ Laprotedsteaci ontribuenti Il nostro redattore Caesar ha commentato brevemente i disordini di Roma e con poche, ma eloquenti cifre, ne Ila dato la genesi. Quei disordini, costituiscono un caso sintomatico cl' importanza non comune e su cui si e.leveritornare, perchè si om·c a·cluna serie svariata cli osservazioni, che servono acl illustt·arc la vita italiana: la vita economica e la polilicn. Unn pr·ima osserrnzione; L'imposta e.lil'iechezza mobile, che ha somministrato l'occasione all'ultimo tumulto in un paese in cui la proprietà fomliar·ia e i consumi più necessari sono 1nssali tanto ferocemente quanto l'Italia, (lovrcbbc rappresentare, in principio una cosa giusta: dovreblJc rappresentare almeno quella speciale giustizia, che e' è 11cl sottoporre tulli ugualmente ad una clata sofferenza, acl un clato sacrilìzio. Ci. sarebbe un privilegio iniquo infame dei professionisti, dcgl' inclustriali, elci commercianti se essi soli non fossero sottopo~ti ad imposte, mentre la massa elci lavoratori paga col clazio di consumo più di quello che dovrebbe e i proprietari, oltre tante altre tasse elle su cli essi si ripercuotono, pagano l' imposta fondiaria rnrale ccl urbana. li privilegio sarebbe tanto più ingiusto in quanto chè è risaputo elle la ricchezza mobiliare supera già cruella immobiliare ed è in aumento continuo e considercYole almeno nei paesi la cui costituzione economica è sana e che p1·cscntano evidenti le caratteristiche clclla presente tasc della civiltà. Egli è cosi che in Prussia esistono imposte equivalenti alle nostre sulla riccltez;;;amob'ile ed esiste in Inghilterra la famosa income tax. Questa imposta sollevò al cli là clclla ì\Ianica vivissime proteste. Ora è divenuta la base salda clcl bilancio dello Stato; al bilancio assicura tutta l'elasticità necessaria e vi agisce eia elemento compensatore cli tutte le possibili oscillazioni: cresce con facilità eia un anno all'altro se nel bilancio e' è un defìcil imprcvvisto, se so,·ge un bisogno cui si cleve provvedere cli urgenza; climinuiscc con la stessa rapidità se cessa quel bisogno e se il bilancio non solo è in pareggio, ma presenta un avanzo, elle ha apparenza cli solidità e non sembra accidentale o transitorio. Di Re l\Iicla la mitologia narra elle, per castigo clegli Dei, lutto ciò che toccava si cangiava in oro; una fatalità :1ltrettanto terribile, pare che incomlm sul governo della monarchia italiana: tutto ciò elle esso tocca assume i caratteri della frode, clella corruzione e della violenza. Così è av,·enuto clcll'imposta cli ricchezza mobile, clivcnuta uno slrnmcnto cli tortura per il popolo italiano e non un equo mezzo per far contribuire al mantenimento dello Stato q11elle classi cli citLaclini e quei recidili che srugfiono alle altre imposte; perciò essa è clivenuta o(liosa più che le altre. L'imposta di ricchezza mobile è giustamente ocliata c1uale cspr-cssionc ciel più esoso fiscalismo per il suo metodo di accertamento, per la bassezza ciel rcclclito imponibile e per l'altezza clell'aliquota. Come, e percbè queste tre condizioni agiscano per proclmTe il noto risultato appare evidente dal confronto con le condizioni similari presso altri Stati. ,1 ° Il metodo cli accertamento. In Italia la misura clell'imposta è lasciala all'arbitrio, nl capriccio, talora alla clisonestà elci rapprcsc11tantc ciel Fisco. Non valgono le buone ragioni e gli elementi e.li prorn che il contribuente può addurre a sua difesa; giova poco il ricorso alla Commissione comunale, che clonehbe essere la sola competente clclla equità ciel sacrifìzio imposto al contribuente elci luogo, cli cui conosce le condizioni reali, pcrchè nella Commissione provinciale prevale l'elemento gol'crnativo, disposto sempre a(l annullare le c.leli])crazioni cli quella Comunale, con prevalenza eletliva e a clar ragione all'agente appellante. Altrove giudice dell'equità tlcll' imposta cui viene sottoposto il contribuente 11011 è il solo Fisco;
!46 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI ecl in Prussia, ad esempio, in nlcuni cantoni della Svizzcrn, io alcune cillà del Bclg"ionelle quali esiste l'imposta sul recidilo, gli stessi contribuenti ripartiscono il contingente e gl' interessi in co110illoriescono ad un risultato, per quanto più si può, equo.S'intende che le diverse modalità cliaccertamento conispondono a diverse moda lilà nella riparlizioue ed anche nel- !' indole dell'imposta. 2° E' troppo basso il reddito imponibile. Questa circostanza in JJarte si può spiegare colla minore ricchezza dell'Italia, col più basso standard o tenore di vita delle nostre popolazioni. l\Ia est modus in rebus. Non si capisce elle in Italia si possa considerare come ricchezza sottoponibile a speciale imposta quel reddito che altrove viene considerato come un minimo appena su.llkicnte a provvedere ai bisogni più inclispcnsabili deUa vita; perciò il popolo con una frase indovinata chiama l'imposta stùla ricchezza mobile imposta sulla, miseria stabile. l\Ientre in Italia si sottopone all'imposta un rccldito di lire seicento, che non bastano a procurare pane, alloggio e vestiti modestissimi ad una fanliglia non numerosa, in Inghilterra, invece, pagano soltanto i redditi al clisopra delle lire tremila. Queste due cifre bastano da sole, senza bisogno cli commenti, a mostrare l'iniquità ciel fisco italiano ai cui artigli non riescono a sfuggire i reciditi dei più meschini artigiani e bottegai, che considerano come un atroce ironia la qualifica cli ricchezza data alla loro miseria evidente e desolante; e spiegano l'oclio intenso cli cui sono circondati gli agenti delle imposte, anche quando sono equi e ragionevoli: odio, che dovrebbe riversarsi contro la legge e ·11oncontro i suoi esecutori. 3° Aggrava le conseguenze del reclclito imponibile troppo basso l'altezza tlclJ'aliquota dcli' imposta, che arriva al 27 °lo per certi reciditi ccl è al 13,30 °/o per Lulli gli altri: aliquota uniforme pei recidili cli600 lire e per quelli di un milione. In Inghilterra al contrario l'iucorne tax è leggermente progressiva e non oltrepassa il trecento. Queste altre cifre dicono chiaramente perchè mentre in Inghilterra l'imposta non suscita più alcuna -vivace opposizione, in Italia la lotta tra i conll•iJ)llcnli e il fisco sia perenne Cllacutissima e 11cllalotta l'agente ciel fisco ricorra alla corruzione ccl allo spionag·gio abJJictto ecl il contribuente creda lecita ogni frode; e la frolle conosciuta o confessata non susciti biasimo ma venga tollerala, incoraggiata o lodata clal pubblico, che spesso si fa complice del contribuente fraudolento. Queste condizioni tiella psiche sociale, altrcsì, rc11do110n1gionc di certe llelil)crazioni delle Commissioni comunali, elle, contro rcviclcnza, lnlora negano o rillucono certi rcllclilicredendo così di poter correggere le enormità della legge colla menzogna s[i1cciata. Tutto ciò, naturalmente, contribuisce n corrompere sempre più l'ambiente italiano, JXoliamo in ultimo una diJTcrcnza cl' inclolc politica essenzialissima che sorge dalle differenze trn l'i11con1c fax i11glcsce l'imposta sulla riccflc;:,;:,a mobile italiana. JJi11comc fax in [11ghiltc1-raviene pagata dalle classi govc11w11/i, le quali, colla scelta clei tlrputali e colla politica promossa e incoragg·iata possono rcnclcrc necessario un aumento dell'imposta; l'incomc tax, <ruincli rapprrscnta un f"rcnoccl una sanzione all'azione politica delle classi clirigcnli. Queste sanno di doYcr pagare cli più, quando hanno voluto un' impresa folle e clispcndiosa; non han110diritto a rccriminnzioni e pagano! L' imposta sulla ricche;:,::;;cimobile in Italia viene pagata dalla grande massa clei governal:i, elle non hanno cliritto cli voto e elle subiscono le conseguenze finanziarie della politica fatta dagli altri; la esacerl;>azioncdell'imposta, se resa necessaria dalle esigenze ciel bi.lancio, perciò rappresenta la punizione dei peccali... degli altri. * Detto della enormità e clelle ingiustizie intrinseche e generali della nostra imposta sulla ricchezza mobile faremo parola della esacerbazione nell'accertamento pcl prossimo biennio, elle ha clato occasione alle scene tumultuose e sanguinose di H.oma, che formano l'epilogo lugubre dell'insolito Yivacissimomovimento cliprotesta sorto in ogni parte d'llalia contro gli eccessi fiscali. Anzitutto una specie clipregiudiziale: in un biennio è possibile che la ricchezza nazionale abbia tale in- - crcmento cla far rendere all' imposta una ,ventina cli milioni cli più? Ecl è utile, anche e sopratutto nell'interesse dello stesso bilancio dello Stato, colpire la maggiore ricchezza ancora instabile e per così clirc in via cli formazione, colpendo lo spirito d'intrapresa, l'intelligenza e l'operosità dei contrilJucnti, che in Italia hanno bisogno cli eccitamenti e cl'incornggiamenli e non cli freni? A noi ccl alla maggioranza ciel ptrbblico intclJigente, che vonclJl)c maggiormente sviluppa' i i commerci e le inclustric del regno, non pare; e dev'essere, in teoria, dello stesso avviso il ~linistro delle finanze, on. Branca, che il periodo tra un accertamento e l'altro saviamente vorn:blJe portare cladue a quauro anni; in pmlica è un altro paio climaniche: sappiamo che due anni gli sono sembrati sufTicicnti per fargli supporre un aumento cli ricchezza fortemente tassabile. Se l'ultimn circolare indica elle è cli clivcrso avviso, si sa che il mutamento gli venne consigliato, anzi imposto, dall'epilogo di Roma. 'el caso clall'IU11iain questi ultimi anni, non pare che si possa supporre, in generale, un aumento di ricchezza. La valutazione diretta clcllc condizioni economiche cli una nazione è difTicilc;ma cruclla indiretta è facile, raccoglicncto cd csponcnclo certi sintomi. Il nostro Caesar nell'ultimo numero clclla rivista ne ha clato due importantissime: la spaventevole progressione nelle vendile forzate per mancato pagamento tl'imposle e l'aumento nel numero elcifallimenti. Altri sintomi non meno gravi sono i seguenti: la diminuzione nei consumi, l'aumento nella emigrazione e la stazionarietà nclln clclinqucnza. Qucst' ultimo indice si può anche consiclcrnrc come l'esponente complessivo delle conclizioni economiche e socinli cli un popolo. Ora la clclinqucnza italiana è selle voll"c - e in alcune regioni venti volle - più elevata cli quella elci popoli civilt cli Europa! Il giutlizio e il confronto non sono nostri; mn elci clcf1111lmo inistro Costa, che, lJCr l'occasione, 11011si vorrù far pnss,11·ccome un sobillatore o un sistematico denigratore clella patr.ia.
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI -147 Il responsabile principale di questa clolorosa sintomatologia economica e morale cicli' Italia è lo Stato italiano. del quale.con maggior ragione può clirsi ciò che diccvasi cicli' Imperatore <l'Austria. Narl'a il De Lavelcyc che l'Imperatore F1·anccsco nel percorrere la LombardiaJdomandò al maestro di scuola di un villaggio, ciò che volevan dire le tre lettere n. O. iU. incise sul frontone della Chiesa. Il maestro rispose: Demanium omnia manducavit. (Leltres d'llalie p. 331). La forza divoratrice del demanio italiano pare che sia cresciuta dal periodo della Destm a quello della Sinistra e del trasformismo in ragione diretta del quadrato del tempo. La protesta contro l'avidità fiscale in Italia, adunque, è spiegabile, è logica, è giustificata dalle condizioni di fatto. Da questa constatazione, però, si deve passare acl una distin~ione non meno importante che riflette la qualità dei contribuenti. I contribuenti elle in questa e in altre occasioni hanno levata più alta voce, i contrillUenti che hanno organizzato la dimost1·azione di Roma, in generale, sono quelli che hanno minor diritto a lamentarsi. Infatti i contribuenti delle grandi città, cli fronte all'imposta, sono impeciali cli una particolare e multiforme clisoncstà. Tra loro si trovano avvocati, medici, ingegneri, commercianti, banchieri etc. che guaclagnano clallc venti alle cinq11c111tmnila l re, ma che figurano nei ruoli dei contribuenti per un imponibile relativamente irrisorio e assai lontano dalla verità. Essi sono influenti, sono g-rancli clctto1·i e perciò riescono a neutralizzare tutta la buona intenzione tassatrice clell'agcntc clcllc imposte. Guai a quest'ultimo se oscrù trattare tutti alla stessa stregua! Questi contril)uCBti privilegiali, inoltre, meno clcgli altri clovrcbbcro protestare, pcrchè d'ordinario sono essi, che fauno la politica - quella politica spcnclcrcccia, precisamente, che rende necessarie le esorbitanze fiscali, elle vanno a colpire i conlribucnti-martiri elci piccoli centri e delle campagne. Questa seconda categoria cli conlribucnli vive spesso lontana dal suo deputato e non può invocarne cflicaccmentc l'appoggio. Spesso il suo deputato appartiene alla compagnia degli ascm·i, che non osa e non sa ribellarsi al governo che l'ha creato e che si Limita, perciò, a mincbionare l' clcltorc con promesse cli interessamento, elle non fanno e non ficcano. Tal'altra, infine, il clepututo è conosciuto come un oppositore energico ciel govel'no e il suo intervento, allora, nuoce e non giova, pcrcbè l'agente clellc imposte, che non manca cli fiulo politico, anche non riccvcnclo particolari istruzioni clai suoi superiori, ci mette clcll'impcgno a cliscrcclitarlo clinam~i ai propr·i elettori, climostr·anclolo privo cl' i11/h1.c11;:a (1). (i) Potremmo illustrare con fatti determinati ciascuna delle ipotesi sopraesposte; ci limitiamo a citare il caso di un onesto e intelligente agente delle imposte di un piccolo centro della Liguria, il quale venne traslocato in luogo di punizione solo perché rispettando i piccoli contribuenti aveva osato gravare la mano. secondo legge e giustizia, su alcuni pezzi grossi congiunti e grandi elettori di un deputato influente governativo. Potremmo ancora Non basta. Nella piccola citlà e nella campagna i rcclcliti diflicilrnc11te sfuggono alle indagini del. Fisco, pc1·cl1è uomini cd affari sono co11osciuli meglio che nelle gran cli città; pcrchè gl'invidiosi _e i malevoli vilmente denunziano; pcrchè i carabinieri, non più destinati alla caccia elci clelinquenti,ll:11111d0a segugi fiscali; pcrchè l'agente già Ila imparato a servirsi tcrribilmcntP, della stalistica - la quale gli apprcmle quante cause la in pretura l'avvocato o l'azzeccagarbugli, quanti vaglìa postali spedisce e quanti pacelli di merce riceve il negoziante, quante visite al giorno fa il medico - elle spesso non riceve ma clà ciel suo qualche liretta al cliente, elle minaccia morire per fame anzichè per malattia! Ebbene: questa è la massa sofferente e straziata clei piccoli contribuenti che paga e paga senza che i suoi lamenti anivino alle orecchie elci potenti; che paga brontolando e saturandosi di odio contro il regime attuale; questa è la massa degli umili, cui tante volte la parola sacra ciel Re promise assistenza benevola, se non giLtslizia completa, e invece non si vede ricordata che per essere fatta segno a nuovi e intollerabili tormenti. Intanto i contribuenti privilegiati, che stl'illano rimangono co11servalol'i o puramente e semplicemente governativi sotto qnalunquc ministero; gli umili, disillusi sulla cflicacia clclla parola elci Re, se la miseria non li ha clrgraclali alla conclizionc di bestie eia lavoro si rivolgono fiduciosi ai repubblicani, ai socialisti e in maggiori proporzioni ai clericali. l conlribucnti guidati dai Galluppi, possono far·c una climoslrnzionc, elle riesca a preparare una candidatura politica; ma le climostrazioni si sa come cominciano e non si sa come finiscono, anche qunnclo sono p1·ornossc dall.c cl.assi ben pensanti. E finiranno molto male, per le istituzioni vigenti, il giorno .in cui la massa degli unii/i sarà stanca cli promesse reali e ministeriali. S:irù quello il Dies irac. LA Rl\'JST.I.. -..,/'\,_./-.._,/'-./'-../'\../ ~~'-../'-,/~~ Contenuto del problema sociale nei tempi moderni La sua soluzione non è utopia La miseria elci più in tutti i gracli cli civiltà è l'effetto clclic leggi umane, non d'una legge cli natura come vogliono gl'inclividualisti. Lo accumulo della ricchezza e della cuJlura in una sola classe clclla società e clella ignoranza e ciel p:iupc1·ismo nelle allrc, il fatto che 1·cstringc sollanto alla prima gli cffclli benefici clclla civiltà e clclla scienza, che prccluclc alle rnoltiluclini l'cclucazionc e la vita clcllo spirito, che fa conservare gli uni in faccia agli altri tanti tesori supcl'flui e tanti bisogni insoclisfalli, ta11li ozii felici e tante im})l'obc fatiche, non è clcslino clclla umanilù, ma un proclolto clcllc viziose islituzioBi sociali. Questa civillà <li cui citare il caso di un notissimo - e malamente noto - deputato di una grande città del mezzogiorno, che fa studi speciali sui reclami dei contribuenti innanzi alla Commis • sione comunale e provinciale e che li fa accettare o respingere secondo le proprie convenienze elettorali. Notiamo questo solo movente della sua indebita ingerenza; corre voce che questo onorevole signore qualcbe volta prenda delle scalmane per fini assai più loschi.
1.48 RTVIS'l'APOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI noi andiamo tanto orgogliosi procede stritolando mi• riacli di creature umane ccl apre al suo cammino, come minaccia per tutli, la voragine spaventosa della misc1·ia; questa civiltù non cura la selvcggia battaglia per la vita che ogni giol'llo più incrucliscc, perverte le coscienze,con·ornpc i cuori, atterrando ogni vincitore migliaia di vinti; a ciò si aggiunga la disorclinata e furiosa guerra mercantile elle riduce al!' impotenza il lavoro e rende souano il capitale. Tutto questo fa nascere in ogni nazione due popoli, di cui l'uno diffida e teme, l'altro minaccia e si ribella, l'uno gode, l'altro .soffre, l'uno comanda superbamente, l'altro obbedisce fremendo. A questo malessere che ognor più si espande nello organismo della società si cla arrestarne tutti i movimenti e cla intisichire la sua esistenza v' Ila qualche sovrano rimedio? I socialisti risponclono convinti affermativamente. No, contrappongono gli scetlici, gli illusi, i ciecl1i, gli egoisti che compongono ancora sventuratamente la maggioranza. La questione sociale non interessa una sola classe ma tutta la società, poichè non è parte trascurabile quella più importante pel suo nmnero, più necessaria pe1· la sua funzione, più benemerita per le sue fi:ltichc,srnza la quale la nazione non à fondamento, la patria non à clit'esa, il mondo non à nè tetto nè pane. Essa non rigua1·cla solt,mto le classi infime, ma anche le classi medie: la borghesia minuta poichè anche tra queste circola e progredisce il verme roditore della miseria, anche a queste l'esistenza è minacciosamente precaria, poi~hè ancbe tra i possidenti vi è chi mendica : clornnque in• fatti riscontrasi la lotta per ottcnc'l'c impieghi mcscbini clovunque la vecchiezza pensionata clisputa il posto alla gioventù, la donna lo conteneteall'uomo, questi lo con· trasta al ragazzo; e il torrente ingrossa ogni giorno. La questione sociale non è pertinente all'uno o all'altro stato, ma è universale, giaccbè ovunque esistono I.e cause che ne producono la neccssitù, percbè in ogni angolo della terra esiste la lotta per l'esistenza, or latente OI' manifesta, questa caccia continua cd incessante porta all'esaurimento di tutte le facoltà umane. E' incontrastabile che ove esistono uomini aggregali si agita la lotta, elle ove irradia il pensiero ivi s'annida l'azione, elle ove esiste dilforcnza cli classi, lì sorgono oclii e inimicizie, elle inOncove manca libCl'là e soddisfazione clegli umani bisogni, ivi giganteggia la ribellione, la pl'otcsta. Questa I.olla appunto che si combatte da ambe le pal'ti, che s'infiltra in ogni dove, che grida sangue e vcnclctta, rappresenta il carattere precipuo dei nostri tempi; cla un canto gli abbienti i fortunati elle forti del diritto inconcusso cliproprietà godono a scapito elci molti : i prolctarii il cui sfruttamento costituisce la ricchezza dei primi; scomparsa nel diritto, la servitù vige e resiste sotto altre Iorme alla tempesta e agli 1ìrti dei secoli. E' un lavorìo febbrile, un continuo moto, un atraticarsi incessante, un turbine, .che tende a travolgere tutto nel mondo clello ignoto. E naturale che un tale stato cli cose non può durare lungo tempo, che la societù non può acclima• tarsi a questa continua lotta e che in essa clebba trovare il suo modo cli essere, la sua vilalitù; è questo cviclcntcmcntc un periodo cli transizione e clipreparazione cla Clli è giusto che si esca quanto più presto e . possibile per prevenire una repentina catastrofe. La miseria del gran numero è nel piano della Pl'ovviclcnza, diceva TlJicrs, espressione su cui riposano coloro che o si ridono clella infelicità elcipiù soddisfatti del loro benessere o non riescono acl escogitare una (Jualsiasi possibile soluzione al grave pro])lcma. La questione sociale è antica quanto il mondo, ma ciò che è il portalo elci tempi nosLJ•si i è la coscic11za cquisita in lutti della cguagliauza civile e politica che fa sc11ti1·cpiù prolonclamentc le disuguaglianze economiche, è la cultura fattasi strada nelle moltituclini che mostra loro lo spettacolo clcllctroppo gl'andi clisparilù, i_· la miseria cresciuta in ragion clirctta dello ricchezze e dei ramnamenti sensuali della vita, è il decadimento del scn• ti mento religiosoche nna volta l'accasopportare il male nella speranza cli una ricompensa avvenire, & infine la scomparsa clcll'antica rnsscgnazionc che ù generato l'aggravarsi elci male. Prop1-io dei nostri tempi è la granclc organizzazione cli operai che s' intendono, s'affratellano, si disciplinano, i congressi continui in cui vrngono rappresentati tutti i lavoratori del moneto elle si dichiarano in favore del socializzamento della terra, quello che è nuovo si è l'accorcio internazionale cli agitatori elle nel medesimo giorno dell'anno fa disertare gli opificii cla tutti gli operai e vegliare sulle armi gli eserciti come ali' appressarsi di una grande catastrofe; ciò elle è nuovo si è la propaganda continua per mezzo di libri, opuscoli, giornali, è la febbrile attività degli organizzatori, clei tribuni, degli uomini di fede, degli apostoli della iclca socialista. Il Socialismo à conosciuto la scienza elle elevasi a guida cleygrande movimento, invade il giornale, U libro, il teatro, penetra nelle accaclcmiecleidotti e nei gabinetti cleimonarchi, si 1•izzasuiJJergami, assalta le cattedre, s' innttra nei tribunali. E un turbamento che tutti risentiamo, quahmcruc siano le nostre condizioni cli fortuna, davanti allo stato attuale delle cose sorge la scontentezza della ragione e ciel cuore, la lotta sorda e continua tra il nostro interesse di privati e la coscienza di cittadini il presentimento vago di qualche cosa cli grande e clifatale. La soluzione del problema sociale non è una utopia: La storia elci mondo à sfa• tato questa crertcnza malaugurosa tante volle sbugiardata quanti furono i passi clclloincivilimento; questa vuota parola utopia è utile ora agli interessi minacciati, abusata da tutte le ignoranze, eia tutte le paure con .le quali si sono clnpprima beffate e respinte tutte le conquiste più gloriose clello ingegno umaJlO; ma il Socialismo anche da questa accusa trionfa; Esso non più mostrasi timido nelle omeine o rinchiuso n~lle menti fli filosofiardili, ma svincolatosi {!agliostacoli, dalle crrclcnzc rrligiosc clcv,1alto il griclo cli vcndicazionc e s'assicle imperterrito nei Parlamenti a sostenere con calma e convinzione le sue tesi, le sue clottrinc.11periodo idilliaco del Socialismo è chiuso eia vario tempo, ormai esso si è affermato con programma proprio, e conta clovunquc un partito forte e compatto che lo propugna nelle Assemblee e nei Parlamenti influenzando la lrgislazione, prom11ovencloclelle riforme. In uno elci paesi più colli (l'Europa: in Germania vediamo giù ben più fli ;;o campioni t1ellcnuove idee mandali al B.cichslag, con maggior numero cli voti che non ne raccolgn alcun altro partito, anche nella Gran Brettagna la classica terra clclla.libertà e in Francia la patria della Rivoluzione vccliamoquesto partito farsi strada non colla forza cieca, nè coll'oro ma colla persuasione e colla fette invitta. Son menti dette e potenti ingegni che studinno i mali cd escogitnno i rirneclii, che affrontano Lntli i lati del prohlema e tracciano le linee di condolla della nuova Società; ciò mostra che la soluzione elci problema sociale non è un'utopia o il parto di menti inferme come crcdo110i nostri nvversarii cli buona tede. Rirnedii cnicnci esistono senza dubbio a correggere U presente organamento socialr, che spreme la ricchezza a vantaggio di uno dalle wne cli mille, cJ1econdanna milioni cli uomini acl 1111 lavoi-o eia bruti, che distrugge la famiglia, che sfl'lllla ccl opprime la donna, che decima, corrompe, deforma l'infanzia, che eia parte elci più Casussistere una fatica inumana per '12 ore al giol'llo e spesso L'ozio rorzato e la rame, che trac nel lubrico cammino della pazzia, della delinquenza, clclla prostituzione, cJ1cpro,·oca eia una parte l'odio implacabile, clall'allra il tenore dcli' avvenire. A che parlal'c di progrc~so, cli civiltit, cli fratellanza, clipictii di patria (Juan{loquesto cumulo cli errori è possibile; a che parlare cli iuviolabililù di diritto cli proprietù quando essa invece di essere la compagna deUavita
RIVISTA POPLOAREDI POLITICALETTERE E SCIBNZE SOCIALI l49 e la sussi<liatriccdegli infìnili bisogni clcll'uomo riesce precipua causa nello ingcncntre sì mostruosi inconvenic11li nel fitr sorgere la scintilla della discordia, nello eternare 11110stato di cose che rcnclc odiosa la vita ai pit'i e senza valo1·ele virtù, il merito; che sconvolge l'organismo sociale nelle sue !'unzioni? « li diritto di proprietà o si trasf'o1·me1·ànel senso sociale, o si sfasccrù il conso,•zio civile » così si esprimeva il Ycncr·ando ministro d' Jnghiltl'rra il quale rivolto ai lavoratori aggiungcwi: Yoi p,·csto sarete i pad1·011idel monclo. Con questo augurio e in 11omcdella giustizia il Socialismo trionlc1·ù. Ari'. GL\l'l:-iTO Lt llEHTI. Apologia delle Marionette Dopo a,·cr as islito ad un ballo, ad una farsa e ad un brano d'opera in musica eseguili da marionette al teatro Costanzi cli noma, io mi se11to spinto a chiedermi pcrchè nui voglinmo I' i11terw11tocli qualsiasi nitro q11id 111cdil111i meno pcrl'elto tra il contenuto cli un'opera teat1·ale quale il suo autore lo ha concepito e qucll'alt1·0 contenuto che risulta clnllanostr11prrcrzionc. L'attore vivo, anche q11.1ncloarcondisccncle a snbonlinarsi alle esigenze clclla pantomima, ha sempre ciò che egli orgogliosamente chiama il 110tcmpc1·ame11to;in altl'i termini, 1111tanto cli cap1•iccio personale che pc,· lo più ignifica volontaria allcl'azione cld pensiero clcll'autorr, così che, vedendolo ,·apprescntarc, voi dovete tener conto della int,·u ione cli qursta sua piccola l)Cronalitù insieme a quella clcll'autorc; clclla mario11ctta, invece, si può fì. dar i ciecnmcntc. Essa t•isponclrrà n qualunque indicazione senza riscn·e e senzn ribellioni : un errore eia sua parte (!tuman111n esl errarci) sa,:à certamente colpa dell'autore; ma, ben guiclala, la marionetta può raggiu ogc1·c la perfczio11c. Come è stata dipinta così sorridei·.\; come i fili alzeranno e abbasseranno le sue mani, così i suoi gesti saranno la1·ghi o moclcsli, sob1•iio solenni e ballerà qua11<10 il meccanismo delle sue gambe sarà mcs o in movimento. Veclutc a distanza le marionette cessano cli e sere dei divertenti congegni meccanici che imitano le persone vere. !\'on v'è differenza alcuna tra le sue e le altrr. Io conlcsso che il caw1licrc a1l1rnrsosulla scena col suo cappello piumato, la sua spacla scintillante, e in atto cli manclarc indietro il 1t111gomantello con un così nobile mo,,imento clrl braccio, fece a mc la iclcntica imr1·cs ione che avrebbe l'atto e fosse stato un attore , i\'entc vestito degli stessi abiti e elle a1'cssc imitato i ge li cli un c,n•alirl'c. Il contrasto cliciò che nel prrsonaggio è reale (come noi dicimno) con la finzio11ecli quello che l'app1·rsentn, il mc sembra meno iro11iconella marionetta che 11rll'allore. Il traycstimento, bisogna co1wc11i1·ne,nobilitn l'atto,·c e la ma1·ionetta ))l'I' Io mc110 nella stessa misura; anzi se Yecliamo l'attm·r vi,'C11tcdurante il giol'no, con la barba non ancora 1·as.i, piantitlo innanzi al solito cnm·, o nella bottrga del liqnol'ista, col cnppcllo 11 cencio sulle ventiquattro e la IJocc.i mossa a quella certa risala Cal'allcrislica e stereotipata che pare il distintivo della sua prol'cssionc; e poi osserviamo una fi. gura scmr1·c in costume, scmr1·e clccoraliva, mai volgare, mai t\Jstidiosa, appesa tl'anquillamentc contro il muro, in un angolo delle crui11tc,troveremo for e elle l'attore si innalza col travcslimcnto piLt clcUamarionetta. Pc,· acuire il senso cli ciò che è illt1sh•onella illusione delle marionette, sediamoci non troppo lontano clal palcoscenico. Scegliendo con cul'a il nost,·o posto noi aVl'cmo la socldisl'azionccli vedere i fili all'opera, mentl'C, scconclo mc, 11011pc1·dere100nulln cliciò che è più gustoso nel piacere della rappresentazione. ·on è certo il vero che si cerca sulla scena in questo genere cli spettacoli, e il. nostro cccitam~ntct all' attenzione è puramente i11tcllctt11alc.Se ciel l'CSto voi preferite la illusione sensuale 11011a,,cte che acl ancla1·e un poco più in fondo: vi a sicuro che troverete facilmrntc gl' innamorali cli una marionetta. lo ho veduto le testine più ,HI0l'abili, dai bei capelli neri tra le ballerine cli legno cli un teatro <li burnlli11i'. dei visini che, con un poco soltanto cli qurlla buon; volontù che concorre in qualu11quc in11amoramc11to possono 1;1cilmc11tcrealizzare un og110 lungnmc11t~ accarezzato e far trow11·r tutti gli altri 1'isi muliebri del mondo niente altro che clclle bl'11ltccopie cieli'ispirato pezzo di lcg..10. clil)i11to. i\l_al'illusione, per un gusto più sc1·11poloso,consistcrn semplicemente iu quella complicazio11ecli vista la quale pc1·nwtta di vedere il legno e il filo che imitano e la lcwo imitazionl', la quale è mrno clilettrl'olc cruanclo si Vl'Clea quella che i dice la giusta clislanza da eui questi cluc fotto,·i 11011si distinguono più. Questo 11011è altro, in fondo, che u11fantastico, ma 11011mr110di1·ctto,1•ito1·noalle 111asche1·1· <!ci greci, che impni·ava110un artificio 1,el quale la t1·ag(•cliae la commedia, 11ellagenr1·alizzazio11edell'cmozio11e,pal'la\'a110 al mo1Hlo co11la voce 1111ivc1·~alc. Questa è una Jeziom' per ecrtl! nostre moclcl'llc nazioni 1' può esscl'e isl1·11tlil'Oil consideral'e che 11011JJ0ll'Cllllll0nniclare alle marion(•tlc 1111lavoro di lbsrn, rne11t1·1·esse potrebbc1·0 pedcttamc11tc 1·app1·csc111ai·e rAga111en11011e. So1ll'at11t10- poichè questo è il sup1·emo bisogno - I<'marionette ci 1·ico1·clauoche l'arte del t1•atrodeve essere, prima cli ogui altra co~a bella e poi sia pure tutto quello che vorrete. La rni111ic11 sulla scena è l'cq11ivale11te ciel ritmo nel vrrso rei essa può csprime,·e, come un ritmo pe1'fctto, 11011poco dell'intimo sig11ilicato delle parole, un sig11Hic,1tolatente nelle cose così che le parole 11011giungono a 111a11ifestarc. In ft1tli11m1 produce il gesto l'emozio11cpiù ccrt.1mc11tccliquello che l'emozione procluca il gesto? Voi potctl' sr11ti1·ee 1·cp1·i111e1·c l'emozione; ma assumete un orri o, aggrottate lr ciglia, clate al vostro viso una pa1'licolarc e J)l'essionc: vi sarù impossibile non assumere, insieme alla mimica; sia pure per un istante, l'cmozio11c alla CJl.ltllCquella mimica corrisponde. ·elle nostre marionette noi abbiamo appunto delle perso11ifìc.1zio11im miche, e la mimica, come tutte le nitre fom1C di emozione genc,·alizznta. In queste che a voi sembrano mano\'l'Ci11fantilic·è l'appello acl un ~cnso cJellccose piì1 li11c,e perciò piÌI intinrnmcntc poetico, che non sia quello meramente rn1,iornllc drlle moclcrnissimc opere clrammalichc. ili. l\lactcrli11k ha scritto sulla copc1•ti11a(li llll0 elci suoi ultimi rnlumi; Drammi per 111ario11elle, senza clubbio J)Ct' ma11irestarcla sua pcrcrzionc del. vnl0l'C simbolico nrlla i11tr1·p1·rtazioncli 1111più JJl'of'onclo intimo signilic,110clella nullitù cstcrio1·c,ehe pr1· la ua Hatu,·a reale la 111a1·io11ctta cspl'imc. E J)Cl'Ciòio 11·0,·o le mie rnarionrttc, clovc gli estremi si toccano, atte a<I i11trrpretnrc non solo ,dga111emw11c ma nnchc la 111ort dc Ti11tagi!es; p1•1·chèl'anima elle <lovl'à i111'o1·- rnarr, è lecito supporre, il clramma dcli' av,·e11it·c è paga cli 1111mezzo cli rivelarsi srmplicc come il Jialo e le g1·antlipassioni elle coslitltivnno il clramma classico. ArtTIIC'R Snro:-.-s È in corso di stampa e comparirà al principio del 1898 una seconda edizione, ampliata e corretta del libro del Prof. Napoleone Colajanni sul Socialismo. Di questa r:errà spedita una copia a tutti quegli abbonali che avranno sodisfatto anticipatamente il prezzo di abbonamento alla Rivista.
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