126 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI Il contrasto fra le due correnti, la corrente feudale e la corrente popola1·e - contrasto che dovrà segnare più tardi le due grandi linee della storia Italiana - si affaccia fin d'allora senza equivoci e senza sottintesi. Allorchè, spenta la casa Sassone, venne detto imperatore, dalle cinque nazioni germaniche raccolte insieme Corrado II il Salico, costui sognò di ri starare l'impero di Carlomagno. E disceso in Italia per assoggettare i Comuni repubblicani fatti già potenti nelle lotte virili contro i feudatari - padroni del Carroccio, divenuto l'ara sacra delle battaglie popolari - usò prepotenze ed infamie d'ogni misura. Accampava a Pavia per tenere alta Corte di giustizia; cioè per far tagliare teste e troncare mani e faceva chiamare a suon di tromba i vassalli maggiori onde guardassero il suo scudo e la sua tenda mentre egli giudicava i ribelli. Fra codesti vassalli maggiori è Umberto dalle Bianche mani, il quale montò così bene le. guardia allo scudo tedesco che da semplice conte di Salmerence ne ha in dono la Mariana di cui divenne signore. Ma indarno Corrado, aiutato dai suoi grandi vassalli, combattè contro i Comuni. Le armi imperiali si rompono dinanzi alla difesa del popolo di Milano. È costretto a levare le tende dalla pianura di Roncaglia ove aspetta indarno che le armi imperiali e le scomuniche papali sottomettano i comuni ribelli. Ed io lo veggo risalire iroso e sconfitto le Alpi, coi baroni e i duchi che gli fanno scorta - tra i quali Umberto dalle Bianche mani - mentre odo le trombe comunali che chiamano i popoli intorno al Carroccio; e mi par già di sentire il cozzo delle spade nella pianura di Legnano - di vedere lo stendardo vittorioso sventolare dall'alto delle torri lombarde. • * * Mentre assorto in questi pens1en io vedo sfilarmi innanzi agli occhi tutta la storia dei secoli che sparvero, mi percòtono le orecchie le note aspre di una musica guerriera. Guardo attorno. Le vampe sono estinte e svanite come fuochi fatui. Sotto le arcate flaviane del Colosseo s'ode distintamente lo scalpitio ed il nitrito dei cavalli e si scerne fra i ruderi immani un agitarsi con~ fuso, come se le ombre dei martiri e dei gladia_ tori si siano rideste dal sonno millennario. Ma non sono i gladiatori che si agitano nel Co_ !osseo - non sono le trombe di Corrado il Salico, che echeggiano a piè della vecchia torre del Campidoglio, emblema dell'antica fierezza italiana. - Sono le note del!' inno tedesco àella casa Hohenzollern: del diletto da Dio Guglielmo re. È lo spirito dell·evo medio che, come vulcano pria di spegnersi, s'agita sotto la superficie livellatrice del mondo moderno ed erompe e gitta lampi o scoria feudale dai suoi cratèri: il Vaticano ed il Quirinale. É la vecchia città dei Cesari che festeggia l'erede di quel risorto impero Germanico che, sui ruderi del vecchio mondo con una mano ha risollevato lo stendardo cieli'egemonia Tedesca in Europa, e con l'altra - arbitra della lotta del secolo - vorrebbe gittare il guanto imperiale nell'arena del combattimento fra il privilegio e l'uguaglianza. Come allora Corrado il Salico, componendo le vecchie liti tra l' Impero e la Chiesa, venne in Roma a stringere il patto d'alleanza contro la libertà fiorente dei Comuni, così oggi, mutate le forme ed i tempi, Federico Guglielmo, in nome dello stesso Imperatore Germanico, conservatosi propugnacolo della corrente feudale in Europa, cercando sopire i dissidii fra protestanti e cattolici, viene in Roma a stringere un patto d'alleanza fra il trono e l'altare onde combattere le forze democratiche del secolo XIX. Ma delle stirpi dei grandi vassalli che circondavano la tenda di Corrado il Salico - inghiottiti dall'onda nazionale - non ne sopravvive che una sola: la stirpe sabauda. La quale fedele alle sue tradizioni - come allora montava la guardia allo scudo tedesco - oggi rende gli onori al Principe Imperiale che va a San Pietro. Ciò che non poterono né Papi né Imperatori; ciò che non ottennero né spade mercenarie, né la tiara dei Medici, né il veleno dei Borgia; ciò che non raggiunse né Ildebrando coi suoi fulmini, né Bonifazio VIII con la sua potenza; l'Italia Monarchica, l'Italia indipendente l'ha ottenuto: ha fatto inchinare la nazione dinanzi al passaggio d'un Imperatore tedesco che va a Canossa per ossequiare colui che vorrebbe conficcare i chiodi della croce nel cuore della patria italiana. Ma mentre all'ombra di San Pietro lo spirito feudale tenta di riannodare il filo spezzato della Storia e della Ragione umana - appiè del Campidoglio veglia il genio del popolo italiano che saprà salvare, ancora una voi ta, la bandiera della civiltà, come la salvò ai tempi di Umberto dalle Bianche mani. E mentre in alto i palazzi sono magnifici di luce, di vestiboli, di giardini illuminati per festeggiare la visita del principe dell'Impero al principe degli Apostoli ; - in basso, nella penombra, si agitano pallidi visi che raffigurano il dolore, balde giovi-
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