RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI dei sostenitori del programma minimo, sarebbe da sognatori se si rifiutasse a loro l'appoggio per attuare tale programma. Meglio non poteva dire ; ma più recisamente non poteva condaunare l' intransigenza, che trionfò a Reggio Emilia, a Parma, a Firenze ed a Bologna. Questa divergenza si confermò nella discus ione sul contegno da tenere verso le classi agricole ; nella quale discussione, giustamente, il Domanico e il Graziadei, da osservatori sinceri della realtà, ricordarono ai teorici non essere vero che la piccola proprietà scompaia. Se ne sono accorti anche i socialisti francesi, che da un pezzo - senza temere di procurarsi l'accusa di socialistoidi - nei congressi e nel parlamento, ne hanno assunto le difese. Di questa verità pare che debba essere convinto un tantino anche il relatore Gatti, che non esitò a dire: « i contadini e i mezzadri non e' inten- « dono se si parla dell'abolizione delle coin- « teressenze e delle mezzadrie, perchè tengono « troppo alla sicurezza del domani. » Figuriamoci se li intenderebbero i piccoli propriètari cui si vorrebbe parlare della messa in comune di ciò che hanno, per costituire la proprietà collettiva ! E il Gatti ben convinto anche di questa ripugnanza dei piccoli proprietari all'auto-soppressione, consigliò di far propaganda socialista per dimostrare la progressiva proletarizzazione dei proprietari e nello stesso tempo organizzarne la difesa contro la concorrenza della grande proprietà, contro il fiscalismo e contro l'usura. Il consiglio era saggio ed inspirato alla conseguenza delle condizioni psicologiche ; perciò dalle classi agricole venne respinto ed accettato un ordine del giorno di Agnini, che a me sembra degno di Pilato. Que3to voto. fa degno riscontro col silenzio lasciato sul latifondo nel memorandum presentato dai socialisti siciliani al Conte Codronchi. L'estensere del memorandum, persona d'ingegno vivace, richiesto da me su quel silenzio, colla ingenuità caratteristica e alquanto disdegnosa degli individui saturi di una teoria, mi rispose che il latifondo non era desiderabile che scomparisse, perchè la sua esistenza favoriva il passaggio dalla proprietà privata alla collettiva..... Noto per debito di lealtà che Enrico Ferri a Bologna, decampando alquanto dalla sua abituale intransigenza, fu contrario al sistema di lavar.~i le mani della quistione dei piccoli proprietari. E questo può servire a compensare i suoi elettori del biasimo loro inflitto ... per averlo eletto. Concludo: L'intransigenza nel partito socialista italiano, se si deve tener conto dell'esigua maggioranza che si riunì sull'ordine del giorno Ferri, è agouiz,aut<i. E me ne rallegro. Quando propositi più ragionevoli prevarranno - propositi intesi a migliorare il presente, senza arrestarsi mai, senza perdere di vista l'avvenire, con tutte le trasformazioni che ogni progresso compiuto potrà rendere po.~sibili - mi auguro che i socialisti tenendo conto della realtà, vorranno distrurre il male che hanno fatto sinora e darsi ad un'attiva e siucera propaganda repubblicana. N~lla repubblica, infatti - come la concepiva Giuseppe Mazzini e fu tentato praticamente in Roma nel 1849 - è possibile la realizzazione di tutto il programma minimo compatibile col presente e s3nza alcun pregiudizio pel futuro. Nella repubblica come io la intendo, sarà possibile il socialismo di Stato della miglior lega - e se non piace quel nome alquanto discreditato lo chiameremo intervenzionismo - eh' è il più efficace e sicuro preparatore di un migliore avvenire. Se gl'intransigenti continueranno a trascurare il presente ho grande paura che in un avvenire, pur troppo non remoto, le falangi socialiste, armi e bagaglio, passeranno al clericalismo, che, promettendo la beatitudine in cielo, si adatta ai tempi e cerca di assicurare ai fedeli un piccolo acconto in terra. Dott. N. COLAJA~~I. Come si disfà l'Italia a proposito dei disordini di Roma Ancora una Yolta le armi italiane si sono rivolte contro petti ital.iani. A noma, sotto gli occhi dei ministri, a due passi clal i\linistero dcli' Interno, gli ag-cnti dell'ordine banno ripetuto gli eccidi elle, commessi lungi eia noi, sembravano incredibili, e pur avendo Yisto con i nostri occhi non sappiamo nascondere la sorpresa. Una processione che si reca dal Campidoglio a Piazza Navona, desiderosa di conoscere il responso che la conferenza fra i rappresentanti della città ccl i ministri avrebbe dato, non poteva e non doveva portare a simili eccessi. V' ha cl1i vuole giustificarli col pretesto della provocazione, coi sassi lanciati dalla folla contro i vetri di Palazzo Ilraschi, coi bastoni ecl i selci indirizzati ai carabinieri; ma questa provocazione non è stata essa stessa proYocata? e si poteva acl essa rispondere colle scariche cli fL1cileria?Ecco quello elle la esposizione clei fatti può chiarire. La folla elle ctal Campielogliomosse in corteo ordinalo clictro al Yicrsindaco e ;ii rappresentanti elci Commercio e clclla Borsa, era cli venti o trcntarnila persone. Non erano tulli negozianti certamente, ma non sono i soli negozianti quelli che soffrono per un rincrudimento di tasse; loro ricevono la prima (erita, il popolo in millc forme ne risente gli effetti. Ed ecco che nella dimostrazione ciel giorno H a
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