Rivista popolare di politica lettere e escienze sociali - anno III - n. 7 - 15 ottobre 1897

-122 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI la sua forza ideale dall'aspirazione ad un maggiore benessere e ad una maggiore giustizia, che sta in fondo dell'anima collettiva e che al di fuori della scienza e del valore dei suoi propugnatori, come bene osservarono Merlino e Chiappelli, le assicurano un substratum popolare e collettivo. Quando avrà cessato di agire siffatta aspirazione, in Italia o altrove, si potrà prognosticare la morte del Socialismo. Queste premesse fanno comprendere che dal punto di vista generale i congressi in generale e quello di Bologna in ispecie, sui destini del partito socialista non possono in complesso esercitare che una scar-,a infl.1tenza.Quale si svolse, poi, il congresso felsineo non 'può autorizzare affatto gli entusiasmi di alcuni ; e molto meno può indurre a trarre un oroscopo confermante le induzioni affretta te tratte dall'articolo del Turati. A mio modesto avviso il congresso di Bologna non fu scandaloso, come quello di Firenze per certi suoi episodi caratteristici, che misi a suo tempo in evidenza (Rivista popolare anno II. r. 2) ; non passò senza infamia e senza lode e non potrà esercitare alcuna particolare azione sull'evoluzione del partito Socialista italiano. Non è mia intenzione intrattenermi dettagliatamente del Congresso : arriverei in ritardo; e molto meno rilevare gli incidenti secondari e le contraddizioni e i paralogismi e quella specie di confusionismo sorgente dagli applausi che seguivano ugualmente a proposte opposte tra loro. Come indice della logica di una certa tattica cara agli intransigenti, noto questo solo : Enrico Ferri concentrò la sua ammirazione sui compagni torinesi perchè portarono candidati socialisti operai, dando così un voto di biasimo esplicito agli elettori del Mantovano che elessero lui, avvocato e professore. E viceversa Quirino Rossi, l'eletto dei lodati torinesi, col buon senso che lo distingue, appoggiò il Turati, che si trovaYa in opposizione al Ferri. Questi rilievi d'indole affatto secondaria li chiudo avvertendo l'amico Turati, che non mi è sembrata degna di lui la logismografia cui si è abbandonato nel commentare il numero dei voti ottenuto dall'ordine del giorno Ferri, per concluderne che se _diverso fosse stato l' ordine della votazione, la sua proposta avrebbe ottenuta la maggioranza. Queste mi sembrano (Onfortanti considerazioni della stessa indole cli quelle cui si dà l'opposizione di Sua Maestà ogni.volta che viene battuta a J\Iontecito1·io. Meglio confessare, sic et simpliciter, la propria sconfitta e trovare conforto nella propria coscienza e nella convinzione che la causa buona, contro )'odiosa intolleranza di alcuni, presto o tardi trionferà. .. .. .. Al c.ongresso di Bologna si è rimproverata la molteplicità dei rinvii ; rimprovero sotto un certo aspetto immeritato, giacchè non si sa perchè, i socialisti italiani, avrebbero dovuto trovare la soluzione di ardui problemi che travagliano i socialisti di tutto il mondo. Oh! allora perchè riunir3i a Congresso ? chiedono alcuni ; e questa domanda mi sembra più logica e della sua giustezza si mostrarono convinti alcuni congressisti, che sconsigliarono le riunioni annuali, che nella migliore delle ipotesi riescono inutili dal lato scientifico e politico; dannose dal lato economico. Ciò che deve richiamare l'attenzione è la diversa tendenza accentuatasi tra i socialisti italiani convenuti in Bologna nella discussione sul programma minimo e sulla quistione agraria; gli uni si chia rirono disposti a tener conto del presente per preparare un migliore avvenire ; gli altri disprezzando le condizioni del momento vorrebbero battagliare sventolando soltanto la bandiera dell' ideale, di fu. tura ed anche remota realizzazione. Non nascondo una mia impressione sulle dichiarazioni di Turati relativa al programma minimo. esse sono insidiose. Hanno ragione gl' intransigenti,· che vorrebbero un programma, per così dire, minimo-massimo, da distinguerli sempre ed in ogni luogo dai borghesi di ogni gradazione ; ed hanno ragione perchè un programma minimo, che tenga conto del presente e cerchi modificarlo e migliorarlo al più presto possibile, riesce alla condanna esplicita della tattica intramigente ed all'alleanza intima cogli odiali partiti affini - compresi i ridicoli socialistoidi del mio stampo - lasciando a messer Domeneddio il compito di scrutare nelle coscienze dei prnpugnatori delle riforme utili, e possibili entro l'orbita dell' ordinamento attuale, e decidere in che la riforma rappresenta il fine e in che il mezzo. L'on. Tu!'ati nonostante le sue sottigliezze, le sue distinzioni, i suoi accorgimenti, non riuscì a minchionare gl' intransigenti. Questa diversità di tendenze emerge spiccata dal discorw di Berenini, che volle fare sfoggio di abilità curialesca tentando eliminare tutte le apparenti contraddizioni - anche quelle tra gli applausi alle proposte contraddittorie ! - e conciliare tutti i pareri; ma che fu pieno d'intuito e di sapienza politica quando, nel sostenere l' ordine del giorno Turati, dichiarò : che il partito socialista non doveva essere partito di accademici o d'idealisti, che promettono al proletariato, travolto dalla crescente miseria, una lontana felicità, che giungerà quando essi saranno morti di fame; che accanto al programma massimo il partito doveva tracciarsi una via col programma minimo, il quale nell'ordinamento presente trovando la sua applicazione, riesca m qualche modo di sollievo al proletariato; e che in conseguenza, se nei rartiti borghesi si trovano

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