·134 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI rcbbc stato il Co11un. Florio, il più grande industriale cli Sicilia, eh' è tanta parte clcll'Anglo-Sicilian - che negli accorcli col Sindacato Cbancc stabili cbc questo non potesse mai olt.repassal'C la produzione cli 40000 tonnellate all'anno, ch'era la produzione massima degli anni passati. Lo sviluppo del processo Clrnocc, poi, è tanto possibile cbe 11011ostante il maggiore prezzo assicuratogli dall' Anglo-Sicilian nel primo anno ciel monopolio, il Sindacato Chance non arrivò a produrre le 40000 tonnellate consentitegli e non ne produsse cbe 32000. E ciò percbé invece dello sviluppo è co- 'minciata l'agonia del processo Chance; e questo agonizza perchè cominciano a distrursi ed a scomparire i costosissimi apparecchi cbe vi sono destinati e che non sono sostituiti da nuovi apparecchi; percbè anche cogli attuali prezzi rimuneratori, dovuti al monopolio, il sindacato guadagna lire ·15 a tonnellata sullo zolfo prodotto e perde lire 30 per ammortizzazione delle spese d'impianto. Ed ora riassumiamo colle cifre nude. Appena costituito il monopolio che portò lo zolfo da lire quattro e Jil'C sette per cantaro siciliano l'esportazione del '1896 chiuse con un aumento di circa 40000 tonnellate sul ·1897; l'esportazione da Gennaio ad Agosto ·1897 segna un aumento di oltre 20000 tonnellate sul cor1>ispondcnte periodo del •J 886; sicchè in tutto il •J 897 l'aumento è probabile che arrivi ad altre 40000 tonnellate. Il maggior prezzo ha prodotto all'industria di oltre q11indici milioni di mi poco più di un milione è andato a benefizio clcll'Aglo-Sicilian. I quattordici milioni che sono rimasti a benefizio clclla Siéilia sono stati ripartili tra inclustriali e lavoratori. A questi sarebbe spettata una maggior quota nella spartizione; ma .non l'ottennero pcrchè sono ignol'anli, clis11niti,deboli. G I' inclustriali rimpiangono il milione che è anelato a benefizio elci capitalisti ciel monopolio; ma tanto pcgg·io per loro se in tanti anni di so!Tcrcnze e di miseria, causa la loro igno1·anza, clin:iclcnzae malafcclc, non seppero 11nirsi e provvcclere. Certo è che capitalisti, industriali e lavoratori ricavarono un utile cospicuo dal monopolio; solo lo Stato direttamente vi perdette pcrchè clovette rinunziare al dazio cli esportazione sullo zolfo, che arrecava al bilancio un contributo cli oltre tre milioni e mezzo all'anno. lUa anche q11csta perdita dello Stato avrebbe potuto evitarsi se nel ·1893 il governo avesse voluto accettare il clisegno di legge dell'on. N. Colajanni, che con opportuni temperamenti, applicava agli zolfi lo Shcr111c1a1c1t degli Stati Uniti per l'argento. Jl monopolio d11rerà al. più dicci anni, che passano presto: operai, industriali e governo non si trovino inipreparati per tale scaclcnza e provvC'dano per assicurarsi i rispettivi l)enefici cmancipanclosi (lai capitalisti stranieri. la legislazione operaia in Australia. Giorgio Tu1·nc1·,primo ministro della colonia di Victoria Jia clichiarato ad liii giornalista che lo intervistava a proposito clcllc ultime r·iformc sulla legislazione operaia; « Abbiamo intrapreso una esperienza interessantis sima in matcrin di regolamentazione dei salari. L'ufficio dei snlari è stato creato per otto o noYe industrie, il di cui esercizio è riuscito più difficile, come per esempio : i forni le calzolerie, le fabbriche (li mobili, le confezioni. In ogni u!Ticio risiedono cinque rappresentanti degli operai e cinque dei padroni. Il salario decretato clall'ullicio di una industria ·è obbligatorio per tutte le imprese, senza eccezione, fino a che l'un:icio non ne fisserà uno diverso. Nessun padrone ba diritto di far lavorare per un salario minore. Al principio, si protestava contro questa limitazione della libertà individuale, ma nondimeno il provvedimento ba dato degli ottimi resultati. Esso è in vigore da pochi mesi e non deve essere considerato che come un'esperimento. I partigiani più caldi sono nella classe dei grandi industriali. Essi dichiarano: i\oi non ci rilìu'tiamo a pagare dei buoni salai; al contrario ne siamo contenti a condizione però che le altre imprese Clelia nostra industria sieno costrette a fare altrettanto, e impedite di farci la concorrenza, sfruttando esageratamente i loro operai. VARIETÀ Shakespeare era un'avvocato ? J,'avv. Jamcs Ca tic ha pubblicato in questi giol'ni un volume per climostrarc che, contrariamente ad opinioni autorevoli, non contraclclctlc fin' ora, Shakespeare non può essere stato un legale. La straordinaria prc(lilczionc cli Shakespeare per la fraseologia giuridica e la non meno strnorclinaria cura posta ncll'usal'la, inclusscro !Ualonc cd altri, nello scorso secolo, a supporre che egli clovcssc avere una speciale familiarità con le materie legali e tale che 11011potea venirgli se non eia studi speciali e da pratica forense. Si suppone perciò elle egli dovè per lo meno essere impiegato in uno studio legale a Statfordon-avon prima di anclal'e a Londra, o clopo, durante la sua permanenza in questa città. Paync Collier era convinto di ciò e per clare autorità alla sua supposizione consultò lord Campbcll. Lord Campbell, che era stato anche lui colpito dallo stesso fatto in Shakespeare, rispose una lunga e interessante lettera che lasciò pubblicare nel 1859 sotto il titolo: Co11sidcrado11isulle cog11i:::io11liegali cli Shalìespearc. La cosa rimase Ii bcnchè il piccolo stuclio cli lol'cl Camp!Jcll rosse molto lontaoo cl,1ll'csscl'ccsaul'icntc, ma era certo bastevole per illustrare la poco importante supposizione. L'avvocato Casllc riapre ora col suo libro la quistione e la riapre soltanto per imbrogliarla. Eg·li aggiunge molli altl'i esempi a quelli citali dal Campbcll, per climostrarc che Shakespeare doveva realmente avere larghissime nozioni giuridiche, se non che distrugge poi la sua stessa opera e quella del
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