i08 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI ma alle lotte storiche determinate òalle condizioni economiche, ma non è vero che le condizioni economiche siano sempre le cause determinanti dei fatti storici. I materialisti della storia sostengono appunto quest'ultima proposizione, ed a nostro giudizio sono in errore. Il lato debole della loro dottrina sta nell'esagerazione di una verità sociologica, che è questa: l'attività economica è uno dei fattori della storia, o per dire più chiaramente: fra i vari bisogni umani che esigono soddisfazione hanno grande importanza i bisogni economici, e fra i vari sentimenti che agitano il cuore umano prevalgono spesso quelli della conservazione della vita e del miglioramento delle condizioni economiche. E l'errore sta nel trascurare gli altri fattori della storia, nel ritenere che la espressione fattori storici sia espressione da empiristi della ricerca, da astratti analizzatori, da ideologi che ripetono Herder. Quella espressione, a nostro giudizio, è scientificamente esatta: è risultato diretto dello studio dei fatti storici considerati dal punto di vista sociologico, che è il solo punto di vista da cui debbono essere studiati i fatti storici, quando di essi si vogliano trovare le cause o le leggi. Ed invero i fatti storici, sono una grande cate: goria di fenomeni sociali, e non possono essere studiati se non col metodo proprio della sociologia: ad essi debbono applicarsi i principi generali di questa scienza. Or la vita sociale, secondo ci insegna quella scienza, si svolge per la coefficienza di molti fattori, cbe dapprima debbono essere studiati psicologicamente, essendo le mutazioni sto1·iche manifestazioni di fenomeni psichici, o effetti di alcune idee o di alcuni sentimtnti prevalenti in certi tempi ed in certi luoghi. Col mutarsi infatti delle idee e dei sentimenti relativi ai fini umani, al valore dell'esistenza, ai bisogni particolari della vita, ecc., mutarono i fatti storici. Niuno d'altra parte potrà negare, che l'ambiente esterno eserciti la sua influenza sull'attività psico-fisica umana e determini fenomeni speciali psichici, idealità sociali nuove, che non si possono ridurre all ideale economico. I materialisti dtilla storia dimenticano poi che uno dei fattori determinanti i fatti storici è ii fattore etico, cioè, l' ideale del miglioramento umano sotto tutte le sue varie forme di manifestazioni, e quindi l'ideale della giitstizia, ò della giusta proporzione dei rapporti umani. E non considerano d'altra parte, che è appunto questo fattore storico che ha generato i fatti storici più importanti di abnegazione, di eroismo, e che ha efficacemente contribuito ad alleviare i dolori e le sofferenze della vita a coloro che lottarono e lottano per la loro conservazione ed il loro miglioramento, e non riuscirono e non riescono al conseguimento dei loro particolari ideali. Chi esamina, adunque, attentamente le cause dei fatti storici scorge, che non possono ridursi tutte all'elemento economico ; essendo esse cause di natura diversa, cioè, politiche, religiose, morali, economiche, ecc. A questo risultato conduce necessariamente lo studio della storia fatto dal punto di vista sociologico. F. PUGLIA. dell'Universita di Messina Si pregano vivamente i nostri abbonati a volersi mettere in regola coll'Amministrazione. Solo quelli che lo famnno sollecitamente avranno diritto a ricevere in premio il libro dell'on. Napoleone Colajanni sul SOCIALISMO. SCIENZA E POPOLO Ora compie l'anno. Insegnare al popolo, la sua infelicità: questo innanzi tutt.> ! LASSALLE. lUi trovavo a Tunisi, e mi recavo a Cartagine, ogni giorno, insieme ad un professore tedesco, della cui amicizia sono orgoglioso, cd un giovane collega, uno di quei neurastenici, che nello sguardo cupo, nelle labbra sdegnose, nell'andatura stanca, portano impresso il marchio della moderna educazione. Si parlava di socialismo, cli questione operaia, di cultura. Fu appunto in uno di cruesli quotidiani pellegrinaggi, eh' io udì, per la prima volta, nominare gli Jfochsclmlkursen popolari. l\'lc ne parlò con entusiasmo il tedesco, descrivendomi a vivi colori gli operai che s'affollavano nella sala, che ascoltavano silenziosi la lezione cli fisica, filosofia, igiene, latino, greco, e che uscivano senza rumore, cruasi preoccupati di ciò che avevano ascoltato. Ed allora, come oggi, pur pendendo dalle labbra del mio amico, crollavo la testa, mentre l'altro compagno spingeva lo sguardo lontano, quasi volesse strappare a quel terreno muto, a quel mare, che si frangeva monotono sui neri scogli, il tragico e misterioso segreto del passato. Questo ho ricordato, scgucnclo l' inchjesta che la Zulmnf l, l'autorevole rivista berlinese, ha iniziato e quasi compiuto, questione importantissima, e per sè stessa e pc1· gli uomini. che la trattano (1). La domanda, se non erro, è la seguente: i corsi superiori popolari, le Università popolari sono o no utili? clcbbono o no estendersi a tutta la Germania ? • ,. * Nel '03 alcuni giovani docenti clcll'Università cli Vienna presentarono una petizione al Senato accaclc- (1) Vedi ½ukunft, N. 39, 40, 41, 43, 44, giudizi del Men• ger, Cohn, Dahn, Brentano, Forel, Lampzecht, Ziegler, Schultze, Dodel, Lassar-Cohn, Detmer, Gartuer Schmidt Reich, Rollet, Reyer, Hasbach, Gastnér, Buchnév.
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