Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 5 - 15 settembre 1897

IUVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIEJ.\"ZSEOCIALI 8') giova del primo romanzcllo personale, all'ultimo ,Hlultcrio che lo portò in tribunale, qunli altri titoli di Vir'IÙ ha egli? Eppure l.'aduJlerioche allontanò dalla vita pubblica per dicci anni un alto valore come .Carlo Dilke; l'aclulLcrioelle l'u fatale a Parnell, il re senza col'Ona; è il solo e ve1·0 lilolo eh' egli può oslc11Larccome sag•gio delle sue azioni, per aspirare al seggio in Parlamento. .. . i\Ia l'ultima espressione (li qucslo altezzoso superuomo è il programma. Egli poteva aJmcno mostrarsi coerente a se stesso, poteva rnnuLcncrccd esporre quelle iclecpazz.nncntc reazionarie che sono camc llclla sua carne e si concretano nel suo ultimo libro: ì\Ia no! ha voluto farsi aprire le porle di MonLccilorio colla menzogna, ha ostentalo affetto e inlcrcssamcnLo,quantunque in modo sostanzialmente grottesco, per· il popolo. In un capitolo di poesia dell'aratro, del campo, clella cascina, egli ripete ancora il suo concetto. «Villani! le gioie del monclo non sono !alte per voi! SorriclcLcal paclrone che incecle, inchinatevi a lui, servitelo, lasciatevi dirigere dagli esseri superiori, lasciate elle essi risollevino il culto della IJellczza. Che importa se voi pagandone le spese non la godrete e non la comprcnclcretc? Deve bastarvi che risorga cd esista». E così paladino della bellezza, non pensanllo elle l'EUa(lc e Roma ne avevano il cullo pcrchè tutti ne raccano partecipi, egli si mette alla tesla di un migliaio di viUani affamati gridando: « Non il pane dovete conqui.starvi, ma statue, armi e SlLOni,e imparare altcggiamenti eroici od estetici, e servire a popolare le nuove pastorellerie del mondo elcisuperuomini». E concesso pure che questo SlLOprogramma clibellezza, svolgentesi nell'esaltare una piccola casta chiusa per deprimere la massa, potesse in qualche moclo prender posto nella lotta politica, e come gli ha valso ricchi ammiratori cd editori munifici in America, potesse avere una ragione nella nostra tena classica alla bellezza .in que-Stopovc1·0 tempo nostro, qual' è il mezzo per attuarlo ? Di questo non parla e questo non sa. Egli il profeta della pazzesca dottrina non ne conosce e non ne insegna il moclo per integrarla, rclcganclola cosi fra le sue fantasi.c di vacuo ricercatore della originalità. E tulto (fucsto egli vanta cli fare iu vantaggio elci suoi conterranei ii.lccnclocredere elle pensa a loro I Almeno non si fosse camuffato, sarc])])c stato senza la menzogna meno spregevole. . • * Ecco cruanto aYrcmmo polulo dire. Ma trattando (li questa elezione-fenomenoche il F1·e111demblall, il giornale clclla corte di Vienna, colpisce cogli strali del riclicolo, clobbiamo riconoscere che il lato piLt doloroso è rappresentato dalla conclotta degli elettori. J/ elezione di H.npagnctta-D'Annunzio sta alla pnri coll'apoteosi di Rocco Dc Zcrbi dccrelalagli clal municipio cli Palmi alla -sua morte, cogli applausi nutrili che accolsero San Donato all' inclomani della sua clcplorazionc, col discorso Crispi a Milazzo, coli' inco. scienza bestiale delle classi clirigcnti napoletane, che si preoccupano clcllc canzonette cli Piccligrotta e si cl:mno bel tempo a improvvisare poesie - per mezzo ciel Di Giacomo - sul duello Savoia-Ol'lca11smentre tutta la grande ciltà clecadc trislamcnte: segni questi cli una clcgencrazionc morale e inlcllcltualc profoncla, che avvilisce il mezzogiorno tanto degno di miglior sorte ccl al quale auguriamo un risveglio pronto e salutai·e. LA RED.\ZIONE. Unimpecroapitaliscthicesoi sfascia Sono già parecchie settimane che ricorrono pei giornali le notizie di gravi torbidi alle Indie Inglesi. Mentre a Londra, con un fasto ed una pompa da rammentare i trionfi dei romani imperatori, si solennizzava il Giubileo della Regina Vittoria, alle Indie, dove la dominazione b1·itannica ha più larga influenza, si svolgeva la triste tragedia della fame. È la fame che ha travagliato e travaglia continuamente le fertili regioni del Gange, e che, non curata né eliminata, ha dato origine alla peste, una peste sterminatrice come quelle leggendarie dell'Egitto. Son la fame e la peste unite che hanno esasperato quel popolo eccitandolo alla rivolta. Oggi lii. stampa inglese, cerca di mascherare la turpitudine del suo governo oblioso e gli interessi della milionaria borghesia, insinuando di manovre e di influenze Russe, di tradimenti dell'Emiro dell'Afganistan; ma queste se pur vere, non sono che delle cause incidentali; la vera, la grande ragione è la fame. Sentite come Hindmann un inglese che non ha scrupoli nell'esporre la verità, descrive sulla Petite République, le cause di questa rivolta che è degna quanto e più di quelle politiche del nostro mondo, civil'e del massimo interessamento. La popolazione sottoposta al controllo clirelto del Governo dcli' India raggiw1ge i 250 milioni; Lamiseria rii costoro supera tutto quello che può esservi di più cloloroso nel nostro pianeta. « La produzione totale cli ogni anno, agricola e in-. duslrialc, è cli circa 250 mii.ioni cli sterline il che vuol cl ire che il rcclclito annuale per ogni abitante è cli una sterlina appena, cioè 2;s franclli. E crucsto è probabilmente un calcolo elle supera la verità. I 250 milioni cli indiviclui vivono in un terreno coltivalo cli soli 7,750,000 ettari, la maggior parte del quale non proclucc che elci vegetali non alimentari. Da·; questa massa n,iscrabilc l' Jnghiltcrn1 trac ogni a11no,e senza alcun compenso, l'enorme somma di 30,000,000 cli sterline (pari a 750 milioni di (ranchi) cd essendo il valore clcll'oro cleprezzalo clclla lllClit

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