86 RIVISTA POPOLAnE m POLITICA LETTERE E SCIE 'ZE SOCIALI nuziosa come l'isola di 'Fopobrana del Campanella, la Salento di Fénélon, l' Ica1·ia del Cabet, la Basilliade del Morello, l'Oceano di Hm·rington, la nuova Atlantide di Bacone, la Thélème di Rabelais, Brogdignag dello Svift e cento altre; numerosi tentativi, più o meno felici, di colonie, di città, di repubbiche modello, dalla Platonopoli di Plotino, alla New Harmony e alla 1ew Lamark dell' Owen, alle colonie nel Texas del Cabet, e che Alfonso Daudet ha messo così bene in burletta nel suo genialissimo Port Tarascon, dove il nobile Tartarin, non pago dt>lle glorie conquistate nel deserto di Sahara e sui ghiacciai della Iungfrau, vagheggia e tenta una colonia di tarasconesi, fondata su principi nuovi ed originali. Poi le utopie si sono venute trasformando ancora per forma e per contenuto: son venute abbandonando lentamente la forma, dapprincipio quasi unicamente usata, del dialogo e del viaggio ed han pigliato quella del romanzo, la più popolare e la più moderna; così ché accanto al romanzo simbolista ed a quello psicologico fiorisce ormai aJ:l_che quello utopistico e non vi è speranza della umanità nel suo graduale processo di evoluzione e nelle sue varie estrinsecazioni, che non dia luogo alle più fantastiche luminose visioni per l'avvenire, che non si concentri, non si personifichi insomma in una utopia. Due speranze e due ideali - i due veri fari dei nostri tempi-arridono tra le penombre crepuscolari dell'avvenire: la scienza ed il socialismo e questi due ideali, attorno a cui si racc0glie fiduciosa la gioventù, che seguono, sperando, le plebi affrante ed affamate, che trasformano e fortificano l'arte, hanno creato e creano ogni giorno.più le più sfrenate, le più smaglianti le più immaginose utopie. Così che accanto al Verne, al Flammmarion, al Richet e ad una numerosa schiera di minori che ci fanno intravedere le più mera.vigliose visioni di questa scienza - mirab:le e trionfatrice, un'altra forte, serrata, entusiasta schiera di arListi e di pensatori cercano di ricostruire con la fantasia e dipingono con le tinte più tenui, più delicate, più smaglianti la società futura a base socialistica ed i loro libri fortunati, come quello del BAllamy, del Morris e un 1)0' meno quello dì Teodoro Hertzva, malgrado le censm·e aspre del Richter, del Gregorovius, del vVeitland, che cercano di smagare il lettore, tradotti in tutte le lingue, moltiplicando a migliaia le edizioni, fanno trionfalmente il giro dell' Europa. Ma che sarà di tutte queste utopie ed in che conto bisogna tenerle? L'utopia dell'oggi, si sente assai spesso ripetere, è la realtà del domani e tante cose che gli scrittori utopistici descri,sero nei 101•0 libri (ed è assai facile rintracciarle nelle oper8 ciel Moro, del Campanella, del Mercier sopra tutto) e che parvero ai contemporanei il sogno di una mente malata od un racconto straordinario alla Poe ed alla Iloffman, son divenute vere conquiste del pensiero. i\Ia non bisogna asagerare. È innegabile che l'umanità procede, lentamente forse, ad una meta lontana, ignota, incoD.oscibile di perfezione e di miglioramento, ma è ancora innegabile che i grandi avvenimenti e le grandi trasformazioni politiche e sociali, dalla scoperta deìl'America alla rivoluzione dell'ottantanove, alla nostra unificazione, si compiono assai diversamente dalla forma con la quale furono ideati e la loro attuazione quanto è diversa da quella con la quale erano stati vagheggiati ! Come d'altra parte è innegabile che in mezzo alle più strane, più bizzarre aberrazioni utopistiche può trovarsi un briciolo di verità, alla stessa guisa che i sogni sono il lieve riflesso della veglia e non di rado nell'utopista vi è il genio rivelatore, pre cursore; ma bisognfl. saperlo trovard e saper scegliere cosa da cosa. Le utopie del XVIII secolo prepararono senza dubbio la rivoluzione francese e l'affrettarono, ed ogni conquista del pensiero, ogni scoperta pa~sa forse per uno stadio utopistico, come a dire uno stadio intermedio, preparatore. E tutto per noi in fatto di utopie, si compendia in un motto assai profondo di Or.1zio Walpo!e: le visioni sono saggezza, perchJ non si fnbbrichi su come fossero realta. NilpersaltuimnNatura La Natura non procede per salti, essa si svolge sul fondo stesso della realtà naturale. attraverso le infinite vicende della storia del pensiero umano, sicchè per giungere alla conquista dei veri scientifici è necessario passare per la via dell'errore. Galileo, Newton, Copernico, Cheplero e tutta la pleiade degli scienziati che portarono tanto vasto contributo alla spiegazione dei fenomeni, celesti, fu1·ouo preceduti dagli astrologhi del sapere orientale, che indicavano nei movimenti degli astri l'influsso sui destini dell'umanità. Quando l' Ectals dall' osservatorio del Capo di Buona Speranza, fissando il suo telescopio a riflessione nella sublimità dei cieli, vi scop1·iva1200 nebulose, nel presentare questa nota all'Accademia britannica, gittava nuova luce su la dottrina delle formazioni cosmiche. Così ancora fu opera di una lunga elaborazione sperimentale, fecondata da tutta una serie d'ingegni potenti, che, applicando un poderoso strumento di analisi nello studio della costituzione dei corsi, scoprirono nuove teorie, ed atturarono le barriere fra la chimica organica ed inorganica. La chimica non fu pitt un'arte miracolosa conosciuta dal negromante ; i ·suoi segreti furono svelati e trasformati in postulati scientifici dalla chimica moderna. Ed ancora ai dì nostri, me1·cè le scoperte di Mayer, Grove, Nelmotz. Magnus, Tyndall, il quale ultimo dimostrò l'uniti1 delle forze fisiche distrug- ., ·1 I
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