IHVISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZESOCIALI 85 UTOPIE ED UTOPISTI È forse il vago ricordo d'un bene perduto, d'un passato di felicità e di benessere per sempre svanito, che fa assiduamente tornare il pensiero degli uomini ad un periodo di pace e di godimento, come la Peri della leggenda che si aggira attorno alle porte del Paradiso donde è stata scacciata, o non è forse il prepotente irrefrenabile anelito d' ideale, che è tanta parte dell'umana natura, sempre desiderosa e sempre inappagata? E forse per fuggire e per dimenticare le iniquità o le angoscia del presente che la mente si rifugia nell'avvenire e lo riveste delle più luminose, più fulgide visioni o non è forse la ricerca tormentosa di quella mèta ignorata che fa dell'umanità, secondo la geniale immagine di Roberto Hamerling, un eterno, instancabile, immortale Ahasvero ? L' intimo profondo rimpianto del passato od una bizzarra strana idiosincrasia di alcuni cervelli ; il bisogno di criticare l'epoca contemporanea, o la soave aspirazione ad un tempo migliore, o tutto questo insieme crea quella tendenza caratteristica dello spirito umano, che con una parola messa in moda da Tommaso Moro soltanto ai principi del XlV secolo, si chiamò utopia, ma che in realtà esisteva tante migliaia di anni prima? Manca, che io sappia, sull'utopia uno studio sereno ed esauriente, un'analisi acuta e severa che ne esplichi la genesi prima e le successive trasformazioni, con ragioni storiche e psicologiche. Eppure fin dalle epoche più remote dell'antichità, presrn i popoli più disparati per razza, per costumi, per civiltà, fu sempre e dovunque viva questa tendenza, ispirata nei tempi primitivi sopra tutto dalle credenze religiose, da tante altre cause poi mano mano sviluppata e trasformata. Dai sacerdoti etruschi che credettero fermamente ad un rinnovamento sociale, ai millenari che predicavano l'avvento di Gesù Cristo sulla terra mille anni prima del giudizio universale ; dai padri della Chiesa che parlano ai credenti di una sicura palingenesi, al mite Virgilio ·che salutava in quella dolcissima ecloga il rinnovarsi d1;l secolo ; dagli esseni e dai moravi, ai quacqueri ed ai gesuiti del Paraguay ; dalla Bibbia ali' Edda, ora a frotte numerose di illusi e di entusiasti ed ora come un solitario sogno d'un intelletto luminoso ; ora con la forma e col concetto d'una satira ed ora con una tendenza puramente idilliaca ; ora come un' ing1inua eshsi ascetica ed ora come un grido furibondo di protesta contro le iniquità presenti, è assai facile ritrovare fulgidi sogni di metamor·fosi sociali, splendide visioni utopistiche. L'età dell'oro, vagheggiata con sì lungo amore, si trasforma nella civiltà romana in quella di Saturno ; il regno di Saturno si muta colla civiltà cristiana nel regno di Dio, al quale inneggiano i profeti biblici : mutano i nomi, ma in realta resta immutata l'essenza, il concetto informatore di queste concezioni : una calda speranza in uu' èra di pace e di perfezione, che l'umanità ha perduto, ma della quale è chiamata a godere. Ed accanto a questa fede vi fu nei popoli fin dai più remoti tt-mpi una viva, profonda credenza di isole beate, perdute nella vastità dell'oceano, che l' ingenua e fervida fantasia primitiva circondava dei fascini più smaglianti e vi fu come un'assidua, tormentosa ricerca di queste isole lontane, arrise dalla natura. che mandavano, invitando, sulle ali dei zeffiri i più soavi profumi ai naviganti, arrise dalla felicità degli abitatori. E l'utopia antica prese in modo speciale la forma del viaggio o d'una descrizione di viaggio, si concentrò in un lembo di uoa terra, in un' isola ignorata e fantastica e questa tendenza non fece che diventar sempre più acuta e più popolare con la scoperta di Colombo, che, partito anch'egli con rutopistico miraggio di riti ovare l'Atlantide portentosa, di cui parlava Platone, diede tanto contingènte di forza inveotiva alla immaginazione umana e con la invenzione contemporanea della stampa, la quale, nonchè generalizzare quella quantita sterminata di relazioni di viaggi straordinari di terra e di mare, produsse davvero nei popoli la più grande, la più possente, la più irrefrenabile delle rivoluzioni, i\Ia l'utopia sub:sce insieme una trasformazione assai interessante e, nata dapprima più che altro come un anelante ritorno al passato, comincia allora ad accostarsi un po' più al presente, ad acquistare un carattere più mondano e terrestre, a determinarsi nella caratteristica spiccatissima di aspirazione al futuro - ma ad un futuro concreto e positivo, come è ormai quella delle più recenti fantasie utopistiche. E malgrado le fini ironie, gli spietati sarcasmi, le grossolane caricature e le facili distruzioni che spiriti burloni ed umoristici, menti acutissime od intelletti gretti e limitati diressero a questi innocui sogni, da Luciano, ad Aristofane, da Aristide al Richter, allo Shakespeare, al Gregorovius, questo seducente fiore dell'utopia germogliò sempre rigoglioso, inebriando col:suo eft1uvio ed affascinando con la malìa dei suoi colori non solo anime ardenti ed entusiaste di artisti e di poeti, cuori deboli di sognatori, cervelli squilibrati ed anomali, ma ancora l'intelletto dei più freddi e più equilibrati filosofi e scienziati, come Bruno, Bacone, Cardano, Platone, Fichte, Say, Muratori, Campanella, Kant, Leibnitz, Hume, Condorcet e che so io. Ed avemmo così un numero sterminato di fantasie utopistiche, di isole fantastiche, di terre beate, descritte con cura mi-
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