64 RIVISTA POPLOAREDI POLITICALETTEREE SClENZE SOCIALI CRISI AGRARIE Cause, proposte e provvedimenti III. Smarrita, o appena imbroccata la diretta via per sollevare con rimedi radicali la depressa agricoltura italiana, che nella ripartizione della somma del bilancio dello Stato fa la figura della vera Cenerentola - come la chiamò l'on. Nicolini dopo tanti altri - dai medici professionali o dilettanti, dagli interessati direttamente, o indirettamente si sono fatte molteplici proposte d'indole generale o particolare, le quali per la efficienza sono di varia specie : alcune possono agire a scadenza troppo lunga e assai indirettamente;· altre sarebbero efficaci e con una certa sicurezza e rapidità, ma in - contrano gravi ostacoli d'indole finanziaria ed anche intellettuale; né mancano, infine, quelle di cui si è esagerata l'importanza e che per una strana singolarità vengono preconizzate con insistenza e con una certa unanimità e che mostrano quante illusioni possono annidarsi nella mente di chi soffre e va in cerca affannosa di espedienti, che dalle sofferenze lo liberino. Occupiamoci della prima categoria di proposte nella quale comprenderemo lo studio e la pratica dell'agricoltura e il rimboschimento. Il Dottore Clemente Grimaldi nell' assemblea agra1·ia di Catania presentò una elaborata relazione « sui mezzi atti a far salire in onore lo studio dell'agricoltU1•a ». Con ragione, facendo sue le parole dell'illustre Prof. Giglioli, deplorò che in Italia i proprietari non prediligano lo studio e la pratica dell'agricoltura - in venti anni nella scuola superiore di Portici, la più popolata e la sola del mezzogiorno, tra 197 giovani, che presero la laurea solo quattro proprietari si son dati realmente o intieramente all'agricoltura! Com' e scarso il numero dei proprietari studiosi della materia che direttamente l'interessa, pur troppo, è ancora scar$is simo quello dei latifondisti, che conoscono e vivono sulle terre loro appartenenti; d'onde il fenomeno dell'assenteismo, che ha conseguenze economiche e sociali tristi e che immiserisce continuamente le contrade,· che ne sono vittime. Coll'assenteismo il prodotto di un paese viene consumato in un altro; e malamente consuma1o al baccarat, nello sport, nelle stazioni balneari, colle baldracche. Nè siamo noi ad accusare i latifondisti del pessimo uso fatto delle ricchezze dagli altri prodotte; più seYero si mostl"ò altra rnlta il Profesrnr Basile ve1·so di loro; né li ha risparmiati il Dott. G1·imaldi: entrambi conservatori della piit bell'acqua. Coll'assenteismo, disse il Grimaldi, applaudito dall'Assemblea agraria il proprietario ignora le sofferenze del contadino che c<ltirn la sua terra, non si commove quando lo sa senza lavoro ed aumenta l'odio fra le classi sociali. Aggiungiamo che se il proprietario degenera coi vizi della città, il contadino si demoralizza per necessità ed arriva a considerare il furto come un supplemento di salario o un correttivo di angarici patti agrari. Si capisce che questi proprietari assenteisti dalla scuola e dalla terra, ben diversi dal tipico gentiluomo campagnolo inglese, né valgono, né si fanno valere; d'onde la po o importante rappresentanza che ottengono in Parlamento e la niuna o meschina o sbagliata azione, che vi esercitano. Il gruppo agrario a Montecitorio apparisce o scomparisce come la figura di un caleidoscopio e brilla per la sua poca importanza. Iu quanto ai mezzi per modificare questo stato di cose, quelli proposti nell'Assemblea agraria, ce lo perdoni il Dott. Grimaldi, ci sembrano puerili. La pompa nelle distribuzioni delle onor·ifìcenze da farsi direttamente dal Re farebbe aumentare le feste e i cavalieri. Non c'è penuria ne delle une, nè degli altri; e con facilità i cavalieri diventano commendatori ricevendo una specie di passaporto per la prigione di Regina Coeli. Il rimedio vero è diverso. I latifondisti impareranno a proprie spese la verità del dilemma posto dal Grimaldi : di fronte all'aumento delle imposte ed alla concorrenza straniera essi o devono perfezionare le colture o devono sparire. Più rapidamente si convincerebbero della fatalità del dilemma se lo Stato italiano disonestamente messosi ai servizi di una classe, non impedisse coi cannoni e colle cariche di cavalleria la pressione salutare che eserciterebbero i lavoratori, che vorrebbero rendere soltanto umana la propria condizione. La storia recente degli scioperi dell' Alta Italia e quella ormai dimenticata dei Fasci siciliani insegnano di quanta scelleratezza sia capace il governo italiano per favorire uoa classe torpida, ignorante, dilapidatrice, che altro non sa se non invocare repressioni feroci e sanguinose. Se i latifondisti non vogliono istruirsi; i piccoli proprietari, gli affittaiuoli, i mezzadri non possono procurarsi le cognizioni necessarie per migliorare le colture. Per loro sono utilissime · le cattedre ambulanti; nè sappiamo comprendere l'opposizione ad esse fatta nell'Assemblea agraria di Catania, di fronte alla buona prova che dettero nell' Emilia. Credere e sperare che il maestro elementare possa sostituire un vero specialista è una illusione; e se in Italia non possiamo sperare che le University eJ·tension vadano a portare l'economia e le scienze sociali tra gli operai, facciamo almeno che le cattedre ambulanti vadano a diffondere le nozioni di scienza agraria tra coloro che ne hanno urgente bisogno.
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