llIVISTA POPOLARE m POJ,ITICALETTERE E SCIENZESOCIALI indiscutibile quella sociale, che nei paesi liberi e civili comincia a prevalere e che, se Dio vuole, prevarrà anche in Italia piaccia o non piaccia all'egregio mio amico personale, erettosi da tempo a paladino delle ragioni dei conservatori e dei reazionari. Ciò che Ferruccio Macola scrisse contro i proprietari del Veneto è uno zuccherino davvero rispetto a ciò ch'egli dice sui lavoratori della terra. Nella sua requisitoria, satura di odio e di disprezzo contro gli scioperanti mietitori, c'è una parte positiva, che può e deve esaminare chi ha a sua disposizione tutti gli elementi del giudizio che a me mancano. Egli assicura che i proprietari del Veneto sostengono quasi da soli tutti i pesi delle amministrazioni comunali e provinciali ed a benefizio prevalente dei contadini. Può essere ; può essere del pari che i proprietari abbiano visto peggiorare la propria condizione col depreziamento dei prodotti agrari e col continuo aggravamento delle imposte, che è un risultato fatale di quei criteri generali di governo cari al Ìl1acola ed ai suoi amici politici. Rimango molto scettico sull'affermato miglioramento delle condizioni dei contadini. Quelli del Veneto imparai a conoscerli dal volume stupendo dell'Inchiesta agra1·ia, che a loro consacrò il Morpurgo. Da allora in poi non intesi mai affermare che sia sensibilmente mutata in bene la loro s01·te; e se si tien conto delle quote altissime dell' emigrazi ne permanente e temporanea e di quella bassissima del cousumo del sale, riportata da me in altro numero della Rivista (anno 3° n° 1), se ne deve argomentare che essi stanno male assai (I). Ma fosse J ur vero l'asserito miglioramento, che stando alle parole del Macola avrebbe proporzioui fantastiche e presenterebbe il Veneto come l'Eldorado dei contadini, rimarrebbe giustificata la violenz'l straor<linaria dell'attacco contro i lavoratori? Quali le loro colpe? Eccole: l'esercizio p~citko dei diritti accodati dallo Statuto e dalle leggi; il conformarsi alla legge dell'offerta e della domanda tanto comoda pei ricchi e pei conservatori - sem- (1) Mentre correggo le b zze di stampa mi arriva l'eccellente discorso pronunziato dall'amico e colli>ga Giulio Alessio nella discussione del BIiancio di agricoltura e commercio. Vi leggo quanto appresso sulle condizioni dei contadini nel Veneto : « affitti di durata brevissima, escluso qualunque compenso per miglioramenti ai fondi, straordinaria rapidità di sequestro e di esecuzioni>, <ruota ta'ora elevatissima di compensi al proprietario, sicchè appena rimane all'agricoltore il granturco, quando gli rimane; patti :iogarici onerosissimi, siccome prestazioni u'opera e onoranze vistcsP, tale è la condizione fatta ~l ~ontadrno là dove esiste il contratto d'affit10, pur argomen10 di tante accuse da parto della scienza e della esperienza ». L'Alessio, valente economista. è veneto e rappresenta una zona agricola di quelle regioni ; Pgli si fa fo1 te per lo appunto dell'autorita del Morpurgo. Si>gno certo che poco o niente e' e di mutato. pre falsa e bugiarda quando si applica ai rapporti tra proprietari e pt·oletari; il desiderio e il tentativo di voler migliorare ancot•a di più la propri-e condizione - deside1·io legittimo per tutti, che dovrebbe esser sacro a chi invoca le leggi darviniane, per me inapplicabili alla società umana - desiderio comune a tutte le classi e che costituisce la molla, il propulsore più vigoroso e più costante delle trasformazioni progressive. Non so se il contadino veneto sia davvero infingardo e se poltrisca gran parte dell'anno nelle stalle, oziando vergognosamente senza darsi ad alcun lavoro utile, senza coltivare un orticello senza darsi alcuna cura di evitare le malattie che quasi volontariamente si p1·ocura mantenendo lo stallatico vicino o entro la casa; so però che questo stesso contadino è stimatissimo all'estero per la sua grande laboriosità e che in America è il colono prediletto e ricercato. E sia pure il contadino veneto quel cattivo soggetto dotato di tante cattive qualità morali, quale ce l'ha descritto l'on. Ferruccio Macola; ma sarà lecito domandare : è sperabile l' iniziativa del miglioramento economico e morale da gente caduta in basso e tarlata dall'analfabetismo, paralizzata dall'abitudine lunga di una vita semi-servile? Non spettava alla classe dirigente destare, spronare, educare gente siffatta? Cosa ha fatto per raggiungere l'intento questa classe dirigente? Nulla o qualche cosa che di poco supera il niente. E siano pure meritate tutte le accuse lanciate contro i lavoratori della terra ; ma e prudente, è politico versare olio sul fuoco quando gli animi sono eccitati? Certamente Ferruccio Macola non conosce nemmeno per sentito dire come e quanto tormentoso sia il lavoro della mietitura, che dura pochissimi giorni, pagato da per tutto - anche nella peggiore zona del latifondo siciliano - meglio del lavoro ordinario ; se lo conoscesse non avrebbe osato sprezzantemente qualificarlo « una funzione « d'opera non intelligente, esclusivamente mecca- « nica, animalesca» e che perciò non merità riguardi e non mer·ita salari umani .... Ma non è le-. cito a nessuno indicare i lavoratori, che mettendo in pratica gli esempi della borghesia, tentano rialzare i salari come ricattatori, come canaglie come cenci ... Mon è lecito invocare come unico e solo ed efficace rimedio il carabini·e1·e, che deve sostituirsi all'economista pe1· risolvei·e la cosieletta qnistione sociale. E chiunque ha mente pe1· intendere capisce che il carabiniern sintetizza in questo caso il metodo risolutivo, che mira a gettare palle di piombo negli tomachi affamati di pane. Questo linguaggio non viene adoperato neppure
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