11IVISTAPOPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIEJ.\ZESOCIALI 43 mano». (Relazione sui provvedimenti relativi agli agrumi"). Si comprende che data la possibilità e la convenienza di questa trasformazione per l'Italia, le ragioni del liberalismo prevarrebbero di gran lunga. Ma come non tener conto della circostanza che i vini, gli agrumi, le mandorle gli oli etc, i prodotti, cioè, della coltura più intensiva sono appunto quelli colpiti dalla più dolorosa e persistente crisi? Laonde in molti punti sembrerebbe miglior consiglio insistere nella coltivazione dei cereali rendendola razionale e più intensiva con le concimazioni chimiche etc. etc., uniformandosi all'apostolato cui si è consacrato l'on. Guerci. Cade in acconcio in questo punto l'avvertire che liberisti e protezionisti avrebbero minori occasioni di contendere se con una migliore e più equa distribuzione della ricchezza, venisse aumentata la facoltà di acquisto pel proletariato che lavora e produce e che spesso, oggi, vede aumentare la propria miseria in ragione diretta dell'aumento della sua produzione. Infatti, in generale, tutte le deplorate e preoccupanti sopra-produzioni, fatta eccezione per alcuni generi industriali, sono artificiali e si riducono a vere sotto consumazioni. Come può dirsi che l'abbondanza dei cereali, del vino, della carne, dei tessuti ecc. produce il rinviliò dei prezzi e la conseguente crisi quando a milioni ed a centinaia di milioni i lavoratori soffrono la fame e il freddo ? .. ~ * ·In quanto a proposte di rimedi per la crisi dei singoli prodotti e per le sofferenze in generale all'agricoltura non c' è davvero penuria: municipi, provincie, comizì agrari, congressi, singoli individui hanno mandato al Parlamento voti tanto numerosi, che la carta che li contiene si può calcolare a migliaia di quintali (1). In questi voti, nelle svariate proposte e nelle relative discussioni c' è da rilevare una circostanza dolorosa, che illustra la poca logica dei proponenti, la loro poca consistenza ed educazione politica, che non fa avvertire certe inesorabili relazioni causali. La circostanza è questa : pochi e con poco calore hanno insistito sulla neces~ità ed urgenza di una diminuzione considerevole d' imposte - e non della sola imposta fondiaria; pochi o nessuno hanno ardito protestare contro la politica generale fastosa (1) Oltre l'Articolo dei D'Angelo e del Cottone sulla crisi agrumaria ci pervennero da ~lontevago e da Collesano due ottimi articoli dei nostri amici e collaboratori Salvatore Ragusa Parisio e Giacinto Li Berti. che si occupano con particolarità della cri i ùel sommacc,'. Ne teniamo conto. Seguiamo maggiormente le proposte e le discussioni dell'Assemblea Agi·aria siciliana tenutasi in Catania nel maggio scor6o e i cui Atti sono st3ti testè pubblicati i1~Modica a ~ura del Cav. Prof. Gr,malùi. Queste proposte e discussioni non ri&uardano la sola Sicilia. ma m massima parte si occupano ai tutta l'agricoltura italiana. fatta ed approvata dai loro rappresentanti in Parlamento : politica dissennata, che ha fatto aumentare vertiginosamente le sp·ese - specialmente le militari - ed ha colpito direttamente gl' interessi della produzione agricola per le rappresaglie che ha provocato. Sicchè abbiamo assistito, e continueremo ad assistere, allo spettacolo poco edificante di gente che piange e si dispera per certi effetti, ma che non ricerca o non vuole rimosse le cause.... Quanto importante sia ed urgente per l'agricoltura nostra il disgravio delle imposte ce lo insegnano le altre nazioni libere e civili i cui rappre• sentanti hanno la testa sulle spalle. In Inghilterra ai lamenti dell'agricoltura si è provveduto con diminuizioni d' imposta. Altrettanto si è fatto in Francia, come rettamente ha osservato l' on. Diligenti sul Secolo. In Francia nel 1820 si diminuì di 16 milioni l'imposta fondiaria ; di altri 26 venne diminuita testè; in guisa che l' imposta è ridotta oggi a soli 77 milioni mentre in Italia si mantiene a 107. Ma la differenza nella gravezza non può avvertirsi da queste cifre sole e bisogna integrarla pensando alla maggiore superficie della Francia ed alla maggiore produzione. Calcolando, quindi, questi tre fattori se ne conchiude che l'imposta fondiaria pagata dagli italiani è più che doppia di quella pagata dai francesi. Intanto i fracesi non sono ancora contenti e domandano l'abolizione totale dell'imposta fondiaria (l); gl' italiani, specialmente quelli del mezzogiorno, che soffrono di più, sono capaci, piagnucolando sulle miserie proprie e invocando provvedimenti immediati, di far voti nello stesso tempo per l'aumento di qualche altro corpo di esercito, (1) Il Leroy-Beaùlieu propone di riparare alla perdita del prodòUo dell'imposta fon cl iaria colla riduzione della rendita 3 010. Il Deputato Mancini nella discussione del bilancio di agricoltura e commercio dimostrò che, essendo un miliardo il reddito netto della terra in Italia, un terzo circa veniva assorbito da varie imposte che gravano sulla terra e sull'agricoltura. L' imposta fondiaria da sola assorbe un quarto. Invece ne as - sorbe il 10 01 0 in Francia, il 7 in Germania, il 5 in Inghilterra, il 3 in !svizzera e il 2 negli Stati Uniti. Ecco come le repubbliche trattano la terra! Quando la spoliazione non era qual' è oggi Stefano !acini diceva nel suo Proemio all'inchiesta agraria: « Si vede dunque che i pubblici carichi sul possesso rurale vanno a risolversi per noi in una spogliazione, in una vera perturbazione, anzi in una vera sterilizzazione delle fontì stesse della produzione, e ci pongono in uno stato d'inferiorità rispetto ai paesi vicini, i quali possono produrre più a buon mercato e crearci un'invincibile con• corr.inza ». (p. 19 e 20). « Ed alla stessa conclusione perviene lostesso nel mirabi"e « riassunto fina'e» dell'Inchiesta agraria, in cui a pagina 73 scrive: « Le imposte d'ogni specie che aggravano la terra in Italia sono uniche nel monclo e rivestono il carattere di una spoglia~ione a vantaggio dello Stato, delle .Provincie, dei Comuni. i\la si può pariarc di vanta1gio 1 E il vantagg-io di colei che ucciso la gallina ~he ponzava le uo,a d'oro! » E più sotto aggiunge: «... Forse un centinaio cli annui milioni, fra le imposte erariali, provinciali e comu• nali di registrù e di ricchezza mobile. di cui si allegeri,- se l'agricoltura, sarebbe il principio di un'èra nuova »·
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