42 RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI come degli uomini ai quali la giustizia non infligge che le pene sancite dalla legge ed in armonia coi progrediti tempi e colle civilizzate istituzioni ; ma si ripristinò contro di essi la tortura, peggiore di quella dei Torquemada e degli Arbues, la si applicò all'istruttoria, la si mise in opera sino al momento del supplizio. In un altro paese, dove la miseria e la fiacchezza non fossero giunte al punto cui sono in Ispagna, dove il grande problema di una guerra coloniale, che se perduta decide delle sorti della nazione, non avesse preoccupato tutti, simili enormità avrebbero prodotto una immediata reazione. Persino in Italia si seppe reagire dinanzi al sintomatico caso Frezzi. Ma in Ispagna, in tale momento la paura dei delitti anarchici invase tutti, si applaudì alla severità, si obliò quel cauone di diritto comune che è la incolumità personale dei giudicandi, la tassativa applicazione della pena pei giudicati e si tornò indietro di tre secoli. Solo i perseguitati, i martirizzati protestarono per questa esorbitanza, e ne chiamarono responsabile il capo del governo, come quegli che aveva impartito le istituzioni. Ecco dove il fatto del 7 agosto somiglia all'uccisione di Carnot il quale avea 1-ifiutato la grazia della vita a Ravachol ed a Vaillant. Eppure i governi credono colla sernrità, colla persecuzione di eliminare gli anarchici! E certo che tali persecuzioni, esetcitate spesso alla cieca, da funzionari ignr ranti, colla persistenza della gente impaurita che non ragiona, cementano nei colpiti la esasperazione, accendono gli odii, favoriscono il fanatismo per la vendetta ed in un individuo che non fu in principio altro che un decla:;sé, fanno nascere la libidine di erige1·si a giustiziere ed a vendicatore. li delitto nichilista, in Russia non sarebbe sorto senza le crud1:1ltà effel'ate che sono vanto dello czarismo. Così gli anarchici avrebbero potuto rimanere dei ribelli alla morale comune, dei sognatori di un mondo. fatto alla loro maniera nella letizia di uua sconfinata libertà, ma non sarebbero scesi in campo •colla violenza, per condannare i felici in nome degli afflitti che soffrono, per minacciare i potenti per conto dei deboli perseguitati. Perchè mentre noi sentiamo vivo sdegno per simili sistemi e vor-renimo vederli per sempre scomparire, una malintesa opera di difesa incita le polizie ed i governi ad una recrudescenza di severità che li perpetua e li rende più funesti. :"\on è dunque la repressione che ci vuole, ma la giustizia, giustizia contro i loro delitti, ma anche contro tutti i violatori della legge, sieoo essi gli onnipotenti o gli astuti, una giustizia che dia fiducia di se, e tolga a costoro la velleità di sostituirvisi. CRISI AGRARIE Cause, proposte e provvedimenti IL Pochi sono i dissensi sulle cause dirette e indirette della crisi agraria, ma invece divengono notevoli, e talora assolutamente inconciliabili, quelli sui rimedi. Il dissenso maggiore viene sempre rappresentato dal conflitto tra il liberismo e il protezionismo, eh' è sempre vivo non solo tra i teorici, ma anche, e più, tra i diversi interessi di una stessa regione per quanto essa possa essere circoscritta. Così, ripetiamo, i proprietari della zona marittima a coltura intensiva della Sicilia, delle Calabrie, delle Puglie sono e J'imarranno liberisti per tornaconto; mentre la grande maggioranza dei proprietari che producono cereali per lo stesso motivo è e rimarrà protezionista e non si sentirà mai abbastanza protetta contro la concorrenza russa indiana ed australiana: quella americana non esercì ta azione diretta in Italia. La gravissima controver.sia non può risolversi con criteri teorici : il caso della Fr:ancia imbroglia i più fanatici partigiani della scuola di Manchester.(l) « Il melinismo, essi gridarono dai tetti, rovinerà il commercio francese ! » Intanto la bilancia commerciale, specialmente nel primo semestre 1897, si va modificando a tutto beneficio della vicina repubblica: sono diminuite di molto le importazioni ed aumentate in maggiori proporzioni le esportazioni. Con ciò non ci dichiariamo guadagnati al protezionismo; notiamo il fatto perchè riesca a consigliare la prudenza e ad escludere l'assoluto nella trattazione di questo grarn problema del regime doganale che ogni Stato deve scegliere e adattare alle proprie condizioni 1·eali del momento. Egli è così che ci lascia perplessi la raccomandazione calorosa che fa l'on. Pantano intorno alla trasformazione della coltura. Egli riassumendo il pensiero di Stefano Iaciui crede che per la salute dell'agricoltura nostra sia necessario: « uscire dall'agricoltura spogliatrice; restriogere la coltivazione del grano in quel tanto di sullo in cui la produzione, a parità di superficie, dia un profitto maggiore di altre colture possibili, per rinsanguarci in quelle veramente rimuneratrtci che ci sono consentite dalle condizioni speciali del nostro suolo, del nostro clima, dall' indole delle nostre popolazioni agricole, sobrie, operose, intelligenti ; trn formando, fin dove è possibile, l'agricoltura italiana in una vera e propria industria ; compensandola eventuale deficienza della produzione del grano, rispetto al consumo, con una maggiore cspoi-tazione delle al tre materie prime o gregge o manifatturate di prima (i) Le denunzie dei trattati di commercio col B~lgio e colla Germani, fatta dall' Inghilterra accenna ad un nuovo orientamento della politica doganale della sola nazione che sinora si era mantenuta fedele al liberismo. Gli ortodossi banno rirevnto un fiero colpo da chi serviva come esempio trionfante.
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