56 IUVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E scm 'ZE SOCIALI ventato più riflesso, più filosofico, più ideale, più cloloroso. Certo, l'amore che de/lava dentro a Orazio e a CatuUo, non è quello che l' etù moderna sente cd esprime con Hugo e Sully Pruclhommc, con Dc iUussct, SwiJ)m·nc e D'Annunzio. (l) Se dunque noi non abbiamo più connmi cogli m1tichi neppure i sentimenti fondamentali; se i noslri sono diventati più ampii, pili ricchi, più complessi elci loro: è chiaro che noi dalla rappresentazione che gli antichi fecero dei sentimenti umani del loro tempo non possiamo trarre nè educazione nè diletto estetico. Il grado cli sviluppo morale di cui le opere classiche sono un riflesso noi lo abbiamo di gran lunga sorpassato. Chi ha gustato la mulliformc tonalità, la procligiosa dovizia di suoni, la complessità cli combinazioni musicali di un pianoforte o di un organo, non può, ragionevolmente, acconciarsi a dar indietro col suoi gusti fino a compiacersi d'uno zufolo primitivo. Il tempo impiegato a studiare o a leggere i classici è _tempo durante il c1uale ci si chiude in un ambiente artistico e morale arretrato, cli sviluppo appena incipiente; è tempo durante il quale ci si preclude il godimento pieno e completo elle ci viene da tm' arte più evoluta e affine al nostro spirito percllè generata nel nostro stesso ambiente; e implica un assurclo talecome sarebbe appunto crueUo di perdere anni e anni per imparare a suonare, invece che il pianoforte, il vina indiano, I' eo11cl egiziano, o la siringa cli Pane. Il valore d'un' opera d'arle si acccnlra sopratutto nel pensiero che la informa. E' il pensatore, scrive il Guyau, che fa il vero aitista. ~oi cerchiamo nell'opera d'arte una concezione profonda della vita, noi vogliamo che la aninù « da una parte lo spirito scientifico, che mostra la rcallà quale essa è, clall'allra lo spirito filosofico, che sorpassanclo la rcallà auualmcntc conosciuta, si pone gli eterni problemi sul fonllo delle cose » (1). Come, a clifiercnza clcgli anticbi che nella scoltura baclarnno sopr·alutto alla l)cllczzn plaslica delle figure, noi vi anteponiamo invece e espressione degli occhi e ~ella rronlc, (secondo osserva, se non erro, il Taine nel royoge en llalie) così il pensiel'o che noi cerchiamo nei visi cerct1iamo anche in ogni sorta cl'opere d'arte. Si capisce giù dalla diversa importanza attribuita dagli anticlti e (la noi a questo elemento dcll'opel'a ll'artc, come, anche riguardo al contenuto, le opere classicltc clcbbano uscil'C dalla sfc1·a dei nostri gusti estetici. Infatti la più gr·an parte di esse è priva di qualsiasi pensiero. Sia pur mirabile la forma cicli' Orla11doFurioso, non è men certo che la clelìnizione che ciel suo contenuto diede il cardinnl li' Este è pcrrcttmncnlc giusta. Così il Ca11~011iere ci l Pelrarca non ci sembra più, a ,·oler essere sinceri, elle ima noiosissima serie di belali aniorosi; e il Decameron una 1·accolla cli facezie medioc1·cmcntc spiritose e clisc1·ctarncntc impudiche. Le Ycnere cli )Iilo polrà parere plaslicamcnte bellissima; ma è certo elle per noi ha molta pili contenenza cli pensiero il Proximus t1111s (1) Cfr. Guyau - Op. cit. - Livre II., Chap. VI. - Per qu~nto riguarda l'_evolui.iono ~oll'amore Yedi anche la prefazione del Bongh1 alla traduzione del Convito di Platone. (1) Guyau - Op. cit. Livre II. - Chap. VII. ciel D' Or•si. il quale qnincli ci cornmuo"c, ci nlfascina, ci piace infine molto di più. La Lccnica di Raffaello potr:ì essere straordinaria: ma è certo che l' afli•esco r·apprese11ta11tcl'inccnclio (li Borgo che Leone IV spegne con un segno cli ct'occ e in cui si vcclc Enea portare in salvo il vecrhio Anchisc è wia sconciatura di pensiero per noi intolleral)ilc. Le forme, i lorsi, le membra saranno bellissime, ma non possono non I.asciar fi•eclcla un' età in Clti un i\lun kacsy lta, negli occhi, nella fronte, nelle gote, in tutta la fìgm·a del suo Cristo davanti a. Pilato, dipinto, oserei dire, l'anima stessa d'uno che sente cl'aver la missione di salvatore ciel monclo, pur mantenendo una così scrupolosa realtà d'ambiente, e in cui uno Scllneicler è riuscito a materializzare sulla tela due concetti così vasti ccl astratti come Il sentimento della dipendenza e Il pensiero dell'infinito. L'arte classica è quindi per gran parte priva cliquesta contenenza cli pensiero che noi nel!' arte ricerchiamo sopratutto. Ma là clove questo pensiero e' è, noi non possiamo più gustarlo, perchè alla nostra coscienza scientifica esso appare cbiarissimamentc un errore. Prencllamo clue esempi: il poema cliLucrezio e quello cli Dante. Il contenuto del primo è pili atto a essere ancora apprezzato in crualchc maggior parte perchè la scienza epicurea a cui s' informa è stala cruasi un' intuizione llclla scienza moclcrna; mentre ilconlennto ciel secondo, fiore meraviglioso di queUo che fu chiamnlo una granclc parentesi nella storia dell'mnanilà, ciel periodo medioevale crisliano, si sotlrac per la sua più gran parte alla possibilità di essere gustnto da noi, tanto è vero che la Divina Commedia non è in fallo letta pili per intero che dai let.Lerali di prolèssionc; la realtà lla dato ragio11c al BcttineUi, che, sostcnenclo di doversene ti·ai·1·c solo degli cstralti, Irnnclcnclo il resto, divenne oggello cl'u110scantla lo che i Icltcrnti si trasmettono per ercclili, ti' una in altrn gc11cr•azione. i\la, insomma, tanto l'uno quanto I' aftr•o elci due poemi sono oramai, per quanto riguarcla il conlc11uto, quasi ciel tutto morti. E si noti che è morto precisamente quello in cui i clue aulori concentrarono J>robabilmentc Lutto il vigore lici I.or-opensiero: la concezione filosofica informatrice cicli' opera; quello che certo i contemporanei gustavano di più perchè vi vedevano riprodotto altr•aycrso un meraviglioso prisma poetico tutto ciò che era allora il più moderno clella scienza, lL1ltociò che essi creclcvano o potevano credere il vero, ciò che vi e1·a insomma cli migliore e cli più elevato nel pensiero filosofico della loro età. Certo il fatto cli sapere che la filosofia into1rnatricc d'un poema è la più alta verità conosciuta, cli vederla 1·iproclolta, sintclizzala, e messa quasi in azione eia una granclc mente cli poeta, è il più grande elemento psicologico ciel piacere estetico; <11ra11cliom·ccr si sa che qucsla filosofia ì_• (In gran Lempo reietta e cleli11iliva11rc11Le condannala clalla scienza, quanclo essa è complctamcnlc fuori dalle nostre alJiluclini mentali e tulle le nostre anche più clcmcnlari ncquisiÌioni scientifiche la conlr·aclclicono, questo elemento di piacere e di interesse estetico sparisce. E noi siamo appunto in crueslo caso 1·ispctto ai. poemi di Lucrezio e cli Danlc. Si clirà che mediante un lungo studio e un'opportuna
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==