RIYISTA POPOLAREDI POJ.ITICAL:ETTERE F. SCIENZE SOCIAJ.I dal punto di vista obllirllivo e quindi ci limiliamo a l'ammcntarc i ca i che sono già nel dominio del ptthblico, quali la pensione Giolilti, l' imlcnnità Crispi, e la pensione ì\Iil'aglia che era tanto malato.... da potel'e, il giorno dopo, a sumel'e la direzione gencl'alc del Banco di Napoli ! ! Speri.imo cli non essere costrclli a dcclinai·c altri nomi! Tanto meno ha dil'itto, lo Stato, di toccare L'a1·ca santa delle pensioni, incruantochè essa l'appl'esenta il frutto onesto del rispal'mio e clclla previdenza. Non Io si può climostrare colla desiclcrata evidenza, perchè il fondo pensioni, che prima era tenuto separatamente, fu ingollato dalle bramose canne fiscali e perchè le ritenute Ycngono introitate in conto tesoro e confuse cogli altri proventi erariali. i\Ia si faccia un conto sincero e si Yeclràche il governo non rimette nulla e non fa per niente affatto l'elemosina ai suoi servitori. Del resto, se occorre, tutti gli impiegati saranno pronti acl aumentare il loro contributo. Perchè non propone questo il governo? Perchè sa che, scendendo al dettaglìo delle cifre, non potrebbe più sostenere ciò che, in blocco e coll'astuzia semitica e chovetliana, apparisce al moltissimi che guarclano da lontano e supcrflcialmcntc. Molte private compagnie di assiclU'azionc sulla ,·ita, si accollerebbero Yolcnticri it servizio delle pensioni ; e gli impiegati governalivi sarclJIJcro reIici di intendel'Si con esse sia per non andare più soggetti alle conlinuc cspoliazioni cli un gove1·nosenza SCl'upoli,sia per ri\•cmlicai·c altamente la propria clig·nità e rcsping·crc ,·accusa, i11consultamcntc si, ma continuamente I0l'0 buttala i11 laccia cli parassitismo. La Cassa ì.\nziorn1lcmutua coopcl'ali.ra J)l'I' le pc11sioni, fondata in Torino nel 1893 llal brncmcrito signor Diatto, pl'ova luminosamente che, in così gra11 11umc1·0romc sono gli impiegali go\'C'rnalivi,quel che si paga cli ritcnulc è tl'Oppo pCI' <1uclche si l'icava di pensione. Che dire se ad essi si aggiu11gesscroi Ccr1·ovic1·i,gl' impiegati municipali, quelli clC'llcbanche e i maestl'i elementari? Ecco un'idea ! Gli impiegali la tudino, aggiur1gano la loro ragioni a quelle elette cli opra e i persuadano che, pel giusto e per l'onesto, la Rivista ha sempre aperte le colonne per gli associati rruanclo si tratta cli sostenere il diritto ciel clcbolc ccl oppugnare la violenza del forte. Speriamo, intanto, che S. E. Luzzatti abbandoni il rovinoso progetto e lasci t1·anqttillochi Iavo1·ae suda penosamente per la società. ì\Ia, in caso contrario, si persuada che il 111011s1) tmvct della commedia è scomparso eia un quarto di ccolo. Che oggi gli i111piegali hanno mente, cullurn, coraggio e clignitù. e che, all'occorrc11za,sapl'cb!Jc1·0tutelare il pane clellc loro famiglie, il frullo elci loro stcnli, conlro tutto e conll'0 lutti I Intanto gli impiegali pc11ino criamcnlc a rormat·c una !orte e compatta lega cli resi tc11za. E non te111anole mm·gia satc dei minist1·iche sono lol'li coi deboli e clc!Jolicoi forii I X, Y e Z. CONTRO L'ARTE CLASSICA Let the dead Past bwr ils dead ! Looglellow. A 111e1Jal'Cche la <1urLionecicli'insegnamento del greco del Ialino (che fu ancora, di 1·ccentc, clibattuta dal Fl'accaroli sulla Rassegna JYa:;io11.ale e clal Chiarini stilla rila llalimw) debba svolgersi in un campo più ampio che non quello tiella maggiore o minore utilità pl'alica cli quelle due lingue, e clellamaggiore o minore oppo1tm1ità cli impm·arle nelle scuole; e debba porsi così : - n uomo l'azionalmcnte colto del nostro tempo può attingere clementi cli educazione e cli godimento intellettuale dall'arte classica? - E a tale questione non esito a rispondere cli no. Alcuni anni fa l'eclitore Hoeplì diramava una circolare agli scritto1·i piLt noti chiedendo, fi•a l'altro, quali libri consigliassero ai giovani cli leggere. mcorclo che il Bonghi rispose consigliando cli imparare l'inglese e coltivare quella lcttcratm·a. lUcorclo ancora che allro,·c il Bonghi riferisce come il Manzoni non tenesse in soverchia stima i classici nostri, nè i Ialini. La risposta del Bonghi e il parere del ì\Ianzoni suffragano, in parte almeno, il mio pensiero: che cioè l'ammi1·azionc per l'arte antica esiste soltanto per una immensa e potente opera di suggestione. Questa suggc lio11cdc1•ivaeia più cause. La scuola, anzilullo, cbr pone le concezioni <lcll'artcclassica, come supremi modelli cli IJcllezzn, innanzi a menti non ;111co1·asolidamente f'onnatc, preoccupandone così clclì11ilivamc11teil giuclizio. Poi, l'ammirazione concorcle lii pai·ccchi secoli anelati per quc te concezioni classiche, ammirazione derivata in parte dalla cau a p1·cccclr111c. i11pal'LCclal l'alto che il plauso tributato a un'opera (l'arte dnll'epoca chr la ,·iclcnascere (plau o che, rclnlivamcntc allo staclio estetico, scientifico e morale cli quella data epoca. era, poniamo, giu lifìcato e mc1·ilato)l'impose, pr1· legge d' imitazione, alle etit po tc1·iori che lo accettarono e scguiro110ciecamente. Fi11alrncntc,l'universalità attuale dell'ammirazione pc1· l'arte antica, derivante dalle due cause prcccclenli. E naturale cbc la suggestione nascente eia queste t1·ccagioni sia cosi forte eiaschiacciare completamente la Libertà del nostl'O giudizio, e cla fai' ol'gcrc nell'animo nostro un artifìcialc sentimento cli venerazione per un'arte che tutto concorre a farci apparire come non mai superata. l'no dei più Iuminosi intcllelli ciel nostro tempo scriveva queste coraggiose parole: « Fra i clilfcrcnli oggetti che hanno sc1·,·itoall' in1111aginazioncpc1· falsare la vcl'ità nessuno ha ratto tanto male qttaMtoil l'ispcllo csagcl'ato pc1· il Lcmpopassato. Oucsta rivcl'Cnza pc1· l'anlithità è anlipalica a tutte le massime della ,·agionc, e 11011 è assolutamente altl'O che un sc11li1llc11top etico al quale ci si lascia a11darc in li.1- ,·orc cli ciò che è lonta110e sco11osciuto. E dunque naturale che in epoche in cui I' i11tclligc11zaera. relativamente J)tll'la11clo,inerte, questo sentimento sia stato più forte che non oggi; ccl è prolJalJilc che es-
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