RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTEHEE SCl.El\ZE SOCIALI « è mezzo, non fine. Il fine é il benPssere, é la « sicurezza personale, la potenza dello Stato e « il suo prestigio all'estero.» In quale modo e in quale misura gl' Italiani colla monarchia di Savoia abbiano raggiunto questo fine lo dica la storia contemporanea, lo dicano gli insequestrati quadri statistici del Comm. Bodio, non essendo permesso a me di esporlo. Mi è lecito però ripetere le parole, non inerì- . minate, dello stesso Crispi : che ricordando i dolori e i disinganni presenti, i momenti umili e tristi', che attraversiamo e domandandosi se valeva la pena di fare l'Italia per vederla qual'è, non fu cel'tamente mosso da crited esclu~ivameote subbiettivi; al più le amarezze proprie gli acuirono il senso della realtà e·gli fecero avvertire quelle del paese in giusta proporzione. Mi fermo invece, nel conchiudere, su i rimedi, ch'egli lascia intravvedei·e che adopererebbe se tornasse al potere e che gli vengono indicati dalla sbagliata percezione delle condizioni d' Italia. Sarebbe crudeltà insistere sulla esplosione di offembachiana superbia, quando si degna di affermare che l' Italia può essere grande anche ~enza di lui (!!). Per combatterla questa schietta manifestazione di megalomania, di paranoia, bisognerebbe riprodurre il celebre discorso del Conte d'Arco, nel quale a lui rivolto diceva: Siete troppo grande per l' Itali a ! Ma si può non sentire pietà, - non essendo più possibile l' ira contro un caduto, che non può più risorgere, - verso un incosciente, che non si rende ragione della propria incommensurabile responsabilità nel disastro d1 Abba Carima? È immensa la sua responsabilità perchè a me, come a taot'altri prima e dopo, nel citato colloquio ciel Dicembre 93 battendo sulla mia spalla agitato diceva: Non abbiamo esercito! Non abbiamo esercito! Non gli si potrà mai pe1·donare il disasti·o di Abba Carima perchè egli conosceva i numerosi rapporti del fido Conte Antonelli che desc1·ivevano al giusto le forze dell'Abissinia e che enumerava sin dal 1885 - se non erro - quei 200,000 nemici che Re Menelich spiegò contro di noi. ln quanto ai nostri quarantamila uomini pronti a prendere la rivincita contro il vincitore di Adua lasciamo che ne discorra un paranoico e commiseriamo quella gente che lo ascoltò senza costringerlo a scendere dalla tribuna improvvisata. In Africa quei 40,000 italiani erano raccolti non per vincere ma per divorarsi tra loro quando avrebbero esaurite le provviste. A parlare come parlò Crispi della revanche immediata contro Meuelicb, oramai in Italia non restano che lui, i giuocatori di borsa che speculano sulle nostre disfatte, i negozianti di muletti e gl' imbecilli, che hanno occhi per non vedere e cen·ello per non pensare. In It.alia tutto è possibile, specialmente in quanto al peggio; se non ostasse l'avanzata età e l'acca sciamento prodottogli dalla preoccupazione di poter sedere sullo sgabello dei rei tra Luraghi e Favilla, perciò, sarebbe anche possibile che Francesco Crispi, che del resto rimane cugino del Re (1), tornasse al governo, E in que5to caso l'Italia dovrebbe prepararsi a sventure maggiori morali e materiali, perchè l'arbitro dei suoi destini non sarebbe mutato. Egli rimane il grande incorreggibile! Di una cosa sola gli si <leve gratitudine: parlando a Milazzo non ha insozzato, come altre volte fece, il nome santo di Giuseppe Mazzini; e l'occasione non gli sarebbe mancata nel parlare della missione che avrebbe dovuto avere l' Italia tra le nazioni civili. Forse questa volta fu trattenut'l da un ultimo avanzo di pudore: egli avrà ricordato che non poteva nominarsi il grande di Staglieno senza fare ricorrere alla mente la quistione morale, che dal suo ricordo è insepal'abilc. E il pensiero della quistione morale impose a Francesco C1·ispi un freno che non conobbe mai pet· lo pas5ato. DR. NAPOLEONE COLAJANNI. ,,,,,,...._,_~ "-"- ,,,,......._~~ ~ LA LIBETÀ DI STAMPA IN ITALIA La gn1Ye c<I improvvisa SH'11t11raelle rnlpi il mi 11istl'Oguanlasigilli ci free sospencle1·enel 1111me1J·l0l'eccde11te la lettera aperta al medesimo 1·oleva indirizzai·c· il ycrc11lcrcspo11sabilc, clH' ora come pel passalo, invo<'a il processo. H.ipa,•iamo nlla ma11ca11zadi quella leltera ripubl>lican(lo clal Secolo ([uesto articolo clell'amico nostro Depulato Hobcrlo iUirabelli: scritto anche qua11cloil ìllirabelli ignorarn la sve11turn cielCosl3. Questo solo ci permettiamo di aggiungere alla climostrazione eflicacissima, politica e giuriclica, ciel rappresentante di Paola : coloro, che asse1·isco110esservi i11llalia tanta libcrtù, quwla, se non più, cc 11' è presso gli altri popoli civili, dico110 cosn fi1lsao pcrchè sono dei bricconi malricolat i o perchè sono asini dalle orecchie più lunghe cli quelli cli Pantelleria. I 11oslri lettori conf'ronti110 ciò elle ha scritto il Yalera sulla li])ertii cli stampa in logllilte1Ta e ciò elle scrive il i'1irnbeLI.i e ci claranno rng·ione. Al Mirabelli 11eUostesso Secolo poco dopo ha ratto eco l'altro amico nostro 011.Diligenti, clic ha ricordato casi speciali sulla illimitata liJ)crtà di stampa in Fra11cia. Un 1·ammarico dol)])iamo manif('Sta-rc c ce lo suggerisce il conteg110 di. certi g·io1'11aliseri, che . (1; Ad un_t_elegramma di con!l'ratula•ioni e di auguri per 1t suo natalrzro la regina d' ltal!a. sempre cortese, rispose sottoscrivennosi, come di prammllica: vostra cugina !lfargherita.
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