lUYCSTA. POPOlAllE DC POUTICA.LETTERÈ E SClENZE SOCIA.U L' INCORREGIBILE Il giorno 20 Dicembre 1892 quando iniziai la campagna bancaria, tra i più fieri ad insorgere contro di me, per trattarmi da pazzo e peggio, fu Francesco Crispi. Si sa come la sua gentile signora pochi giorni dopo, il 26 Dicembre se non erro, della sfuriata dell" illustre marito si sia servita presso l'onesto e indimenticabile signor Tanlongo •per chiedere uno sconto di una cambiale, che portava la firma per lo appunto di Francesco Crispi. Mio marito ha difeso la Banca Romana ! ella scriveva. L'atteggiamento provocante e ciuico dell'ex Presidente del Consiglio in quel giorno avrebbe dovuto rendermi con lui irreconciliabile; ma più tardi Crispi cominciò a mutare ed a guardare quasi con simpatia l'opera mia; divenne quasi un mio alleato - ei allora ne a,evo pochi,simi, anche tra gli amici politici. Questo mutamento veniva sottolineato dalla insistenza colla quale· un amico personale mio ripetevami con profonda convinzione c)le Crispi era trasformato e che se fosse tornato al potere -- cosa che allora sembrava impo!>sibile-- avrebbe governato con criteri sinceramente e formamente democratici. Chi ripetevami tali cose era intimissimo di Crispi e veniva considerato come il più sicuro e fedele interprete del suo pensiero. Tali assicurazioni, del resto, venivano ribadite dai discorsi fieri e dai telegrammi semi rivoluzionari del rappresentante per Palermo. Così avvenne che nella mia inguaribile ingenuità strinsi con lui oitimi rappor-ti personali. La crisi del Dicembre 1893 mi trovò suo amico e non ne feci un mistero con nessuno, come non ne faccio mai per tutto ciò che rigurJa la mia vita politica e privata. A ciò si deve se durante le trattative per la formazione del ministero, Crispi come imitò Cavallotti invitò anche me, per mezzo di Abele Damiani in ,ia Grego1·iana. Coloro che conoscevano gli attacchi che per ci1·- ca venti anni indefessamente gli avevo rivolti attendevano con impaziente curiosità i risultati del colloquio col futuro ministro dell'interno, durato circa due ore. Agli intimi, che mi chiesero della impressione ricevutane risposi asciutto e addolorato: Francesco Crispi non è mutato di una linea! Si era ingannato chi diver-,amente aveva pensato ed aveni creato anche delle illusioni in me, che non aspeL1arono gli eventi tragici e immorali, che si svolsero poco dopo. per dileguarsi completamente. Dopo Abba Carima. dopo la cat-islrofe morale nella quale Franesco Crispi rappresenta la parte principale e più losca, si avrebbe potuto immaginare che tanti luttuosi avvenimenti l'orgoglio suo smisurato avrebbero fiaccato e che le lezioni ricevute in Africa e in Italia in qualche modo gli avrebbero dovuto servire di ammaestramento. È venuto il discorso di Milazzo ed ha provato ch'egli e lo tesso uomo di prima : non migliore, nè peggiore. Alcuni giornali, c!ie hanno sempre combattuto Crispi ministro onnipotente e che ora posson continuare a combatterlo, percio, senza che possano essere accusati d'ingenerosità, gli hanno rimpro - verato di avere accettato di andare a commemorare l'epopea garibaldina del 1860 mentre pesa su di lui l'accusa di un ,olgare reato comune. T,di critici non conoscono l'uomo e non comprendono del resto, che a chiunque avrebbe sorriso l' occasione di poter mostra1·e al mondo che egli si sente securo in coscienza e che della sua onestà si rende mallevad,·ice una città, anzi tutta una provincia. La sua accettazione la chiamano imprndenza o impudenza; ma non è che audacia grande, che mai gli mancò e che sinora gli portò sempre fortuna (1). Se mai maggiormente sarebbe da biasimare il ministero che si è fatto suo complice lasciandolo in condizione di spiegare la ben nota audacia sua ; e sarebbe forse maggiore la sconvenienza in quel Comitato di Milazzo, che lo invitò a parlare. i\Ia siamo giusti : in favore di questo Comiiato stanno le circostanze attenuanti : « se la quistione morale, esso avrà pensato, dal « Padameoto venne considerata come una quan- « tilè negUgeable, perchè dovremo essere noi più « scrupolosi astenendoci dall'incaricare della com- « memor·azione di un episodio glorioso, il solo su- « perstite tra i principali promotori della leggen. « daria spedizione dei mille ? » Espongo il ragionamento che avrà potuto fare il Comitato di ì.\Iilazzo e non lo approvo; soggiungo, a costo di proi;:urarmi acerbi rimproveri da amici cari, che il nome di Francesco Crispi è e rimane legato alla spedizione dei mille ed ebbe torto il carissimo Cavallotti - egli sa che non gli nascosi il mio pensiero a tempo debito - a voler negare o attenuare ciò che era la pagina più bella di Cri~pi, che del 1·esto non cancellava una lette1) 03 tempo ho cre<lnto clte il proéesso r-avilla, in quan~o rigu1rda la responsabililà di C· ispi si risolverà in una bolla di sapone una vo ta cbe sc0mparvero i documenl i Fa, illa-Contadino. ln que~to giudizio mi conferma questo hrano di uoa co, risponden1a romana al Pungolo di N~poli: « , i sono, poi, altre considerazioni, considerazioni lii falli, no11creali, ma crcclitati, ma legati, senza colpa elci p1·csenti,a gra ri momenti politici. a istituzioni alte dello Stato, a tutto un complesso di cose irresponsabili e di cui non sarebbe facile trovare i responsabili ».
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