Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 2 - 30 luglio 1897

JUYISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIE ·zE SOCIAU SCIENZA E SOCIALISMO Se nel Socialismo, che, considerato come una esigenza di continuo rinnovamento ~ocial.,, è abbastanza !lntico nella storia, si vuol teoYare un valo10escientifico o quasi scientifico, dobbiam dire eh ·esso è di data recente, e che un tal valo, e non i,oteva in esso determinarsi prima che si fossero districate dalla ricerca metafisica Je scienze che si riferiscono all'uomo e alla collettività sociale, massime la Psicologia e la Sociologia. Senonchè non può veramente dirsi che il Socialismo abbia già pienamente raggiunto Ja sua fase scientifica: esso ha tuttora bisogno di determinare il suo obbietto, cioè la Vita sociale, le leggi che la regolano, la direzione da imprimerle, quesiti che finora sono stati solo in parte materia di discus - sione scientifica, ma nelle ultime loro esplicazioni ebliel'o in vero soluzioni opposte, antitetiche, non fondate sulla base larga e concreta dei fatti, ma su quella incerta di astratte concezioni filosofiche, derivanti da premesse idealistiche o materialistiche, cioè dommatiche entrambe e anticritiche. Non voglio io qui, veramente, affermare che la filo.,ofia debba essere intesa come una direzione antiscientifica di pensiero. Dico soltanto ch'essa può ben assumer carattere e valore scientifico quando, come da poco in quà accenna a fare, emerga dalla Scienza stes•,1 e svolgasi come una ricerca superiore, che spiani la via a sempre nuove determinazioni scientifiche. Tale appunto è Ja condizione presente del Socialismo : vuol essere ed è già in gran parte fondato su presupposti scientifici. ma questi son troppo unilaterali e inadeguati alla complessi1à del suo obbietto, siccbè il suo valore definitivo è ancora oscillante tra la St:ienza, da cui solo in pat·te desume la sua ragion d'essere, e Ja filosofia chiamata a completare le lacune di quella. Tal qual' è, esso ha, nonostante grande efficacia pratica, ma poiché tutto soggiace alla Scienza che ha per sè l'avvenire e la Filosofia stessa non permane che a condizione di stringersi in ,empre più iutimo rapporto e-on la Scienza, non parrà strano iI pensare che ben maggiore sarà quell' efficach quando il Socialismo avrà raggiunto una meno incompiuta organizzazione scientifica. Pure non son poche nè lievi le obbiezioni che contro una conchiusione, a prima vista così facile ad accettare, s· elevavano; obbiezioni che mirano più su, fino a colpire e ari. infirmare il valore pratico della Scienza e delle quali è nostro debito esami nare almeno quelle che ci sembrano le pii1 notevoli, se vogliam farci un concetto adeguato del valore che la Scienza in genere e le scienze soc•ali in ispecie possono avere nel presente dibattito della Questione sociale. Il qual valore, s' intenda bene, è il pratico pi1ì che il teoretico e può rassomiglia1·si ad una ve1·a funzione bio sociale, esplicantesi mai sempre, senza discontinui1à, nella complessità dell'evoluzione storica, ma con frequenti deviazioni dovute ali' azione ant()gonistica di altri fattori, la cui efficacia tende a decrescere quanto pii1 aumenta quella della Scienza, in cui massimamente si riassume quel!' alto prodotto dell' evoluzione suddetta, che dicesi Civiltà o Progresso. * .. Una prima obbiezione contro l' efficacia della Scienza nell' evoluzione sociale è la seguente. Le grandi innovazioni sociali - si dice - non dipendono da una teorica scientifica che astrattamente le governi ma da un profondo sentimento di bisogni reali .. Questi, dice il Merlino in un articolo pubblicato in questa kivista (anno II. N. 2), ed ora meglio esplicato nel suo libro: Pro e contro il Socialismo. possono dar materia alle più varie ed opposte teoriche, vagheggianti le più diverse soluzioni, ma teoriche e soluzioni possono per il continuo attrito delle opinioni o per altre circostanze, venir meno: • i bisogni, invece, permangono e richiedono un appagamento e non si acchetano finchè non siasi trJvata, per essi, uoa natura.le soluzione. Non pos,iamo negar che l'obbiezione ha in sè gran parte di vero. Certo, lo stimolo che ci sprona a gr·andi innovazioni sociali è un vivo sentimento di bisogni reali e possiamo anzi aggiungere che siffatti bisogni, finchè non siano appagati, agitano violentemente, come pe1· febbre, e mettono io convulsione il corpo ~ociale. :\la io non vedo come un fatto possa infirmare l'alto valo1· pratico che la Scienza può avere nello svolgimento delle vicende umane. Se il fondamento concreto d'ogni riforma sociale veramente necessaria è un bisogno reale di modificazione nella str-uttura di quel complesso organismo eh' è la Società umana la quale, come nn sistema di forze il cui equilibrio è instabile, è soggetta a continui spostamenti; s' è vero insomma, che il primo impulso alle innovazioni sociali è un sentimento vivissimo di disagio ed un'esigenza di nuove condizioni, n()n è men vero che solo da una conoscenza chiara del disagio e da una possibilmente esatta determinazione deì nuovi bisogni son regolate e guidate alla loro ultima meta le agitazioni prodotte da quel sentimento e da quel!' esigenza. Certo questa conoscenza istintivamente sorge prima nelle moltitudini che s' agitano sotto la pressione del bisogno non appagato : ma l' e•empio di tutte, le rivoluzioni io credo, ci mo tra che il popolo intuisce confusamente quale debba essere la meta finale de' suoi sforzi e solo allora vi si dirige con secura coscienza e senza grandi deviazioni (che pur troppo ie piccole non mancano mai e son lontani accenni di future complicazioni e di nuove fasi

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==