mvtSTA POPOJ,AlH: m POLCTICA LETTEHE E SCIEJ',ZE SOCIALI abbnstnnza celebre del suo tempo, e s'era sbizzal'rito n mette-mc in rilievo alcuni aspetti ridicoli. Annunziano un giorno al Dumas la visita di un tale che non vuol clire chi sia. Int1'oclotto, palesa esse il figlio dell'uomo che lo scrittore si era permesso cl' insultare mcltenclolo in ridicolo, clicc cli voler essere lui il vendicatore dell'onore patc-rno, e chiecle ima riparazione con le armi. - Troppo giusta! - risponde senza scomporsi l'autore dei Tre Jlloschellieri. R, data una voce in anticamera e prommziato un nome, aspetta che ln persona chiamata arrivi nella stanza. Di lì a poco entra un bel ragazzotto paffuto e ricciuto, cli nove o dieci anni. Dumas lo prende per mano, e lo conduce in faccia all'avversario : - Voi difendete (dice a costui) l'onore di vostro paclre. no incarico a mio figlio Alessandro di difendere il mio, e così siamo pari. i\landategli i vostri J)aclrini. E con m1a sonora risata licenzia paternamente il troppo irrasciliile sfidatore. RECENSIONI. Fr. S. NnTI : La populalion et le Système socia/. Paris, V. Giorcl et T. Briére. 1-6, Rue Soufilot, 1-897. L. 5. Questo terzo volume della importante Biblioteca sociologica internazionale pubblicata da Giord e Briére, è più cbe una traduzione dell'edizione italiana, avPndo il Nitti nell'edizione francese apportate non poche modificazioni e fatte diverse ai.giunte. Riassumeremo l'interessante libro colle stesse parole adoperate dal "\Vorms nella P.efazione, colle quale lo presentava al pubblico francese. « In questo libro ricchissimo in documenti di ogni sorta ed elegantissimamente s 'ritt<', il Nitti comincia coll'esporre le principali dottrine enunciate sul problema della popolazione, per finire colla sua propria teoria. La prima parte è fondata su questa idea, giustissima, che i sistemi non sono che u-a emanazione dei fatti ch'essi sono tutti impregnati delle preoccupazioni dominan'ti nell'ambiente sociale in cui germogliano. È così che le teorie di Malthus, concludenti alla restrizione della popolazione, si spiegano col pessimiimo nato dalla crisi industriale e sociale della fine del secolo XVIII. È cosi che, invece, l'abbandono attuale delle sue :eorie per luogo tempo trionfanti, vieue dall'abbassamento graduale del tasso di accrescimento della popolazione, sì sensibile al giorno d'oggi - sopratutto in Francia - e che fa parere come un pericolo nazionale ciò che a Malthus sembrava la salvezza. Il Nilti analizza ugudlmente le dottrine originali di H. Spencer, che vede la focondità restringersi spontaneameJte col perfezionamento della ~p•cie o dell' individuo; di C1r:o Marx, che ~erca nell'organizzazione ca· pita lista Ja caus t dell'eccesso di popolazione; di Arsenio Dumont pel quale la c pillarità sociale, cioè il desiderio dell' -ndividuo ad elevarsi nella scal1 sociale, è la vera ra · gione dell'arresto della natalità. li nostro autore trae p ,rtito da ciò che vi è di esatto in queste diverse vedute, per farlo entrare nella sua propria sintcs'. Questa ha un carattere d'incontestabile larghezza. I fattori morali, religiosi ed esteti 1i, i fattori ec.>nomioi, i fat~ori politioi vi sono passali in rassegna e l'azione di ciascuno di essi sulla popolaz'one è diligrntemente notata. Ciò che sembra più p1p;rtante all'autore per ispiegare la debole natalità attuale, è la cattiva distribuzion~ delle ricchezze unita alla costante diminuzione del sentimento di solidarietà sociale.» (Preface, p. XIV e XV). li sunto datoci dal Worms è esatto in un certo senso, ma incompleto perché esso non ci fa conoscere il pensiero preciso del Nitti sul problema della popolazione. Lo conosceremo quando avremo saputo s'egli è malthusiano oppur no. Non consentendoci i limiti, che alle recensioni sono ·ac •orda ti da questa Rivista, di esporre le legyi e i corollari del Nitti sulla popolazione riprodurremo questo brano che ci sembra caratteristico: « L'osservazione obbiettiva ci dimo~tra chiaramente che la civilizzazione tende spontaneamente a rinchiudere la natalità entro limiti determinati, senza portare ostacolo allo sviluppo della razza; ma ogni precauzione volontaria al contrario conduce alla degener, zione dei sensi colla decadenza della razz3_ Quando si cerca il piacere per sè stesso, senza la respo:isabililà e le conseguenze della f,?enerazione, il matrimonio non ha più alcuno scopo e non è più altra cosa che una prost:- tuzione m nogamica. » Pag. 228. Da questo periodo e dalla diligenza e simpatia con cui espone la teoria biologica parrebbe che il nostro A. sia un deciso antimaltusiano ed un convinto partigiano del!' ipotesi di Spencer, che a pag. 242 dice confermata in modo assoluto della statistica. Però più in là scrive quanto segue: « Rimane fuor di dubbio che noi tendiamo ad uscire d.itlnitivamente dal periodo della natalità incoscente; noi andiamo a poco a poco dalla proliferazione animale ed istmtiva ad uno sviluppo raziouale e metodico. 0rmai'non sarà più possibile alcun accresclmenlo della popolazione, senza uno svilupp > parallelo io tutte le brancbe dell'attività umana. Un periodo demografico è vicino a finire e ne comincia un altro di cui non possiamo ancora p:evedere le fasi» (pag. 248). Queste parole non stanno forse in favore della prevenzione maltusiana? Co!Ì è e non può negarsi che nelle idee dell'A. senza la indecisione e la contraddizione ci sia l'e- . cletlism0. li :-il li spera nella limitazione spontanea della natalità; ma riconosce che un po' di coscienza e di volontà non guasta. Insomma il Niui di fronte al gran problema della popolazione pire che dica: Aiutati, che Dio ti aiuta. E non sappiamo dargli torto. Questo suo n:odo di veddre spiega l'ammirazione, clte alla fine del libro egli manifesta per Malthus. È bene a11giungere, però, che il nostro A. non crede che il Yolontario freno alla natalità valga a migliorare le coodizioni dei lavoratori; nè clw ci sia at. tualment~ alcun pericolo di sopra popolazione assoluta. Di accordo io questo come su tanti altri punti. Meriterebbe una diligente disamina ciò che egli inciJentalmente dice sul mass:mo d' individuazirne che coinciderebbe col minimo d' individualismo e col massimo di sociali ;za::ione; ma siccome egli promette di occuparsene con m~ggiore larghezn in un J1br0 a parte ci 1 ise1biamo d"intratt-;nereeoe qu ,nto il brillante ed iofdtic, bile scrit • tore ci auà procurato il phcere di leggerlo. .UAumcE \\'oLFF: L'ccl11calio1111alio11ulc. Le JJl'Cblèmc dc l'ccl11catio1111udcr11ecl l' U11iven;ité. Par·is, V. Gian\ Cl E. Bl'iè1·e. J89i. L. 3. li titolo è promettente; ma la leLlura non lascia soddisfatti. I mali dell' insegna,m nto moderno sono appena indicati da principio, quando insiste soprattutto sul fatto che l'Università D'ln educa ; ma è troppo deficiente lo
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