RIVlSTA POPOl,Alm Dl POUTICA LE'tTElm E scrn 'ZE SOCL\Ll 11 svenl11rali, anche oggi J)Uossi vedere. Ragione pcl' cui con tutto il. rispetto dovuto ai miei illustri maestri, social.ismo, anarchismo, tolsloismo e pessimismo a me sembrano siutomi, non rimedi! Cosi l'avc1·c un uomo, nel quale certamente il senlimcnlo ablJOIHlava, anzi em dominante, dopo abbracciata una cloUrina come quella (lei Sansimonisli, avuto la forza cli slucliarla, imparzialmente, criticarla, non seg·uil'la nei pazzi mezzi (li attuazione, gran prova mi sembra di giudizio e coerenza, che distrugge tutte le affermazioni clei critici e lettori. E contro chi nega ogni praticità acl Enrico Heine, sta il giudizio famoso da lui pronunziato sull'autore dell'Histoi1·ede dix ans: Un tribuno fattosi noto per la sentimentalità tedesca. Se in appresso poi nessuno del partito, e massimamente Enfantin, fu risparmiato dal poeta (l), fu perchè, tardi, questi s'accorse quanti volgari fini si nascondessero sotto la vaporosa dottrina. « Anhe gli eroi di Luglio che pure hanno coml)at- « tuto pe1· la liIJcrtù cd eguaglianza, si rcccro poi clc- " corare con una fettuccia a fine di dislingucrsi dal « rima11c11tc del popolo " (2). Ma il cinico aveva una spcra11za: l'avvenire. Dell'avvenire non dubitò. Quando l'accenna, la sua parola piglia una certa baldanza ed insieme è coperta da una grande ombra cli tristezza. « Io credo al progresso.L'umanità è chiamala alla « felicità. Ne son sicuro. I nostri posteri sarannopii). « belli e felici di noi. Deridcmnno essi i poveri loro « predecessori, che non capirono e 11011 godetrcrosul- " la terra " (3). Non fu u11 tlcrnagogo eia salotto, come 1111 c1·ilico IJcstialc l'ha dello, fu un npostolo, i11vecc della libc1·lii. La sua missione Jn rivoluzionaria, sia anche, come dice il Procls, intrsa però co111cho dello. Capì che la vecchia socirtù era rno1·1a e grido : Percal 1)1111/dllSI l\la al cont1·m·io di tulli i modcl'lli l'if'onnatol'i, coniprese che la riforma deve tc11CI(' l'occhio innanzi tullo il vecchio, capì che la pl'ima opc1·azionc è la clc1110lizionc della vecchia casa, 111ai11modo che 11011 venga giì1 ad un trnllo sulle teste elci sollostanti. Di l\lichclc Chcvalicl', infatti, l'lmico del. parlito che Enrico Hcinc abbia rispcllato cd a111ato, dice : - « ìUi- " chele Chevaliel' è tm progressista cll u11 conserva- " tore nel medesimo tempo : con una mano egli so- « stiene il vecchio edifizio per che non cada Slùla te- « sta alla gente, con l'altra mostra il disegno per il « nuorn e più grande edifizio sociale dell'ayvenirc ». E<l in quell'epoca cli caos, di lotte, di monal'chic C(l(lcnli, il poeta usava li1rc un sogno, di una grandezza vcra111cnte Cilica. Sog11ava la fine dei mali. dell'umanil,ì : la fine della g·uel'1·a, e la grn11de lt'ga, la santa allea11za dei popoli. Sognava la fi11cdi {fllClla Clel'lln difli(l('llZa, l'al)olizionc (!egli CSCl'Ciliprl'lllilllCllli. <I) De l'ALema,cne - Prefaziune l855. (2) Franz. Zusl. V. Xl. (3) De l'Allemagne. Trasformeremo le spade, grida, in aratri, ci servivil'emo elci cava li.i per co11clurli ! Sogno audace ! Credeva egli però che potesse realizzarsi un giorno? A lcggcl'lo, nel.la sua dirci quasi, ingcnuitù, par• rebbc che l'autore ne fosse convilll0. !\la nella gioia paurosa con la quale dcsc1·ivc i proiircssi del comunismo, si c1·cclcrcbbc il contrario. E giacchè ci siamo, mi fermo un poco, chè questa è una dcUc principali carallcrislichc, mai notata, ovvero appena accennata dai critici e biog1·afi del poeta. Heinc qual.inca come bestiale la dottrina, la combatte come quella che sdegna patria e gloria, e riconosce che i capi elci comunisli, grandi logici, sono le teste più intelligenti e le persone più energiche, eia cui dipende l'avvenire della Germania. In mezzo ai sogni cli libertà e cli rillnovamento re• ligioso, fra una lettera a Ferclinanclo Lassallc, ecl un articolo all'AUgcmcinc Zcitung, pare che aspetti, anzi nffrclli col pensiero il progresso della nera dollrina. Come Spicgm· ([UCSIO? Enrico lll'inc non fu tedesco, non fu francese. Sorritlo io quando leg·g·o rancrrnazio11c ciel L,11·011ssc " l'u un francese», l'ido quanclo leggo l'alt1·a ciel signot· Bol'llc « Parigi ftL solamente la sua tomba «. Enrico Hcine fu Ebreo. i"è più, ne meno. Il suo battesimo la sua conversione. Quello studente russo, che ingcnumcntc affermava « la religione muore, la nazionalità sopravvive » forse non aveva coscienza della grande verità che cnunziaY.1. Così è. La religione muore, la nazionalità sopravvive, sempl'c. Enl'ico 1-leinc fu e restò ebreo; ebreo in quel!' insodtlisfatlo desiderio cli libertà, cbl'co in quell'ammirazione sco11fi11at.1pc! g'il1bileo mosaico drlla pl'Oprict,ì, clwro 11el gu.11·clar con gioia i passi del co11111nismo,la dollrina che avrcblJr 1;1110le VCll· delle della sua ,·azza, ebreo nl'l suo c11111sias111p0el' i"apolconc che prilllo fece libero fsl'acle ! ·cssuna con11·a<l<lizione ! Scorri l'opc1·11. I11 quei canti tristi e dolci, in quelle 1·011umze, in quei versi nei quali i111pcra in tulla la sua dolorosa · espressione il d11b1Jio,in quella pl'Osa scintillante, nella quale spesso il l'iso si co11ro11decol. pianto, il glligno col. si11ghiozzo, ci ll'ovc1·ai l'cbl'eo, ci 11·ovc1·aila sto• ria tlolorosa cli quel popolo condannato ad avere patrie cl'occasionc, che eia secoli e secoli trascina il suo orgoglio da una terra all'altra, quel popolo calunniato, che ha dato un Dio cd è stato dello deicicla, e clal cui seno pure sono usciti Spinoza, )lcnclelsohn, Lassallc, quel popolo contro 11 crualc, anche, in quell'epoca, tutto il « YCl'Cin Lnn(lstag » i11sorgcvn per negargli ogni clirilto civile, r111cl popolo lìnalrncntc, che Anatolio Le1·oy-Llcaulicu, co11111m1 ct'il\·ig·lioso pa1·ago11e,1"asso111iglia « it dcs herl>es follcs a1·1·achécs ù « chaq11c snison pa1· la n1ai11t1'111s1arcleu,· l1oslile, 011 « encon', Jù où 11011suppo1tio11s lc111p· 1·rsc11cc, ù des « plantcs cn poi, sa11s ccssc cléplacées, ù dcs maig1·cs « arbustcs cn caissc, qui n'étaicnt pas libres cle s'cn- " 1·acinc1· clans le sol ». GIUSEPPE PARATORE,
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