Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 24 - 30 giugno 1897

r RIVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.Ll Direttore: Dr NAPOLEONE COLAJANNI DSPUTATO A.L PA&LA.MllNTO Il ALIA: anno lire &; semestre lire li - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno Il. - N. 24. Abf>onamentopo/ltaltJ Roma30Giugno1897 Sommarlo. LA RIVISTA- Per la logica, per la giustizia e per la repubblica. (Sequestrato). M. ANGELOVACCARO- Ancora del sensorio sociale. A. GUARNIERIVENTIMIGLIA- Le condizioni della Sicilia ~Ila Iuce dei numeri. PAOLOVALERA- La libertà di stampa io Inghilterra. ALBERTOCENCELLI- Un programma di politica agraria. C~ESAR- Il socialismo nell'arte 1all'Esposizione di Venezia. (V arietà) Il socialismo nel Belgio : Aoseele. Sperimentalismo Sociale. Recensioni. Indice dell'annata. IL TERZO ANNO Al LETTORI. La nostra Rivista entra nel terzo anno di vita. Guardandoci addietro, come accade al rinnovarsi di un periodo. non ci pare d'aver fatta opera vana. Abbiamo cercato che la nostra Rivista fosse cosa viva, attuale, partecipante allo svolgersi della politica come d'ogni altra sociale attività; qualche volta ci lusinghiamo che la parola nostra non sia stata senza un po' d'influenza sui fatti : éitiamo la lunga polemica sull'estrema sinistra; e possiamo sperare d'aver cooperato a che il presagio di un gruppo repubblicano alla Camera diventasse un fatto. Tutte le questioni furono da noi trattate con la direttiva dei principi nostri, ma ad un tempo con la preoccupazione della obbiettività sui fatti everso gli uomini ; e speriamo di esserci riusciti. L'ambizione nostra, l'abbiamo detto altre volte, è suscitare, specie in alcune provincie d'Italia, l'amore, il gusto della partecipazione - di pensiero e di fatto - alla vita pubblica del nostro paese, e ciò con la trattazione di tutti i problemi di attualità e la notizia delle più recenti esperienze sociali negli altri paesi. Così abbiamo fatto sin qui, e seguiteremo nel terz9 anno dedicandoci anche più diffusamente ad argomenti speciali ; annunziamo fin d' ora articoli sulla emigrazione, sulle ferrovie, sulla istruzione popolare, sul valore sociale dell' igiene, sulla marina da guerra ecc. Inoltre, per rispondere ad un desiderio manifestatoci da molti, riprodurremo gli articoli brillanti che Edoardo Pantano pubblicò molti anni or sono e i-~heillustrano le glorie di Casa Savoja. Il premio che diamo agli abbonati, la nuova edizione del Socialismo di Napoleone Colajanni, è il miglior complemento dell'opera che ci proponiamo con la Rivista. Ed ora, speriamo nella collaborazione degli amici e dei lettori, il cui numero è già fra i più notevoli che siano mai stati raggiunti da riviste italiane. ~~......_,,,..~ ....... o ~ <r: CG ~ e/) U..J § r..Ll e/)

. Sequ.estrato '

Sequestrato I lettori ci vogliano perdonare queste molte colonnebianche; non vogliamo tardare oltre l' invio, nè d'altra parte potevamo assolu~- mente aspettarci· un sequestro. Da che il Guardasigilli Costaha man• dato fuori la famosa circolare aizzante le regie Procure contro la stampa, ci siamo piegati alla dolorosa, incivile operazione di sorvegliare quel che ci esce dalla penna e sopprimere quello che di meno ortodosso c' è nel nostro pensiero. Perciò ci pareva di poter andar sicuri. Ma d'ora innanzi staremo in guardia_a non nominare più, nemmeno nei titoli, quelle modeste cose che sono la gz'ustizza e la logz'ca per le quali evidentemente è andato in bestia il procuratore del re.

464 RIVISTA POPOLA.RE DI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIA.Ll ANCORA DEL SENSORIO SOCIALE. Ascoltate ad esempio, in grazia di queste similitudini, quali condizioni il Novicow richiede negli uoHo ragione di credere che tutti coloro i quali !es- mini che debbono formare il così detti) sensorio sosero nel fascicolo del 15 maggio della presente Ri- ciale. vista l'articolo di Giacomo Novicow, col titolo < Il Essi dovrebbero profondamente conoscere la geosensorio sociale >, difficilmente avranno potuto oa- grafia, la storia e la struttura sociale e politica del pire dove stia il dissenso tra me e l'illustre socio- proprio paese; dovrebbero anteporre sempre la prologo russo. M'ingegnerò quindi di chiarirlo, tanto più sperità generale al bene proprio; dovrebbero essere che il Novicow mi attribuisce opinioni che io non ho ricchi; le loro ricchezze dovrebbero essere acquistate mai annunziate, e cerca gratuitamente di ritorcere onestamente e senza l'ausilio di odiosi privilegi; nelle contro me l'accusa che io gli feci di utopista e di loro famiglie dovrebbe esistere la ti•adizione di alte metafisico. Ecco di che si tratta. ' qualità morali, e in fine essi dovrebbero essere franNel fascicolo di febbraio della Rivista scientifica chi, gene1•osi, disinteressati e progressisti! del Diritto pubblicai una lunga recensione sull'ulti- Qual meraviglia se, leggendo tali cose, io esclamo libro del Novicow < Conscience et volonté so- massi: Ma è possibile che si formi un'intera classe ciales :,. di uomini aventi tutte queste qualità? È possibile che Notai allora che il Novicow appartiene a quella essi diventino ricchi onestamente e senza ·privilegi, scuola sociologica, la quale crede di poter 1•invenire e che conservino tali ri~~hezze malgrado la loro vita le leggi che presiedono alla vita e all'evoluzione so- disinteressata e generosa? •i11.le,non già mediante lo studio dei fatti umani, Questa mia osservazione però non è piaciuta al come le buone regole del metodo positivo e scien- Novicow, il quale, invece di riconoscere che la élite tifico richiederebbero, ma a for:ta di metafore e di da lui vagheggiata è uno. ut,,pia, una cosa assolutasimilitudini. Egli crede, cioè, che la società umana mente impossibile, ha creduto bene di bollare me sia un organismo vero e proprio, e che quindi sia come troppo metafisico, sol perchè non ho avuto il regolato dalle medesime leggi biologiche che gover- coraggio d'ingoiarmi tanta grazia di Dio! nan·o la vita e lo svolgimento di ogni altro essere Il Vacca1·0, dice il Novicow, « non si dà la pena organico. di guardare il mondo com'è ». Avendo combattuto sempre questa teorica (1) ohe Leggendo queste parole mi è parso di cascare dalle ritengo dannosa ai progressi della sociologia, non nuvole. Nè è stata minore la mia s01·presa quando, potei fare a meno che criticare l'opera del Novicow per tutta risposta alla mia critica, ho veduto il Noil quale in questi ultimi tempi ha cercato di rialza.re vicow accennare al partito dei Giovani Turchi, a Gioia detta teoria, già caduta in discredito dandole una for- berti, a Massimo d'Azeglio, a Garibaldi ecc. Ma che ma assai più rigida e esagerata di quella che non cosa ci ha da vedere tutto questo colla formazione avessero fatto lo Schaeflle, il Lilienfeld e i loro se- della élite sociale, cioè d'una intera classe di uomini guaci. aventi i requisiti descritti dal Novioow? E in primo luogo io feci notare al Novicow che E chi si è permesso mai di negare che sogliono la sociologia non avrebbe più ragione di esistere, esservi dei grandi uomini, dei patrioti capaci di saqualora fosse vero quello che egli afferma, cioè. che orificar tutto per il bene del loro paese? La que• le leggi biologiche siano applicabili alla società umana stione però che ci divide è ben altra : è quella di come a ogni altro ess, re vivente (2). sapere se sia possibile che si formi una classe sociale Dopo queste osservazioni generali, pass11,iad esa- dotta, ricca, onesta, disinteressata, generosa ecc., minare partitamente il libro del Novicow, e, fra l'al- nei termini voluti dal Novicow. tr~, ..<!~ssi.~J:i.e~o,n, pote.va in alcun 1l}.Odoammettersi . Perchè dunque divagare? che 'vi sia "idèri't'ità fra la compòsizione dei corpi ani- Dirà forse il Novicow ohe la élite di cui egli parla, mii,li e que,11.i..,dell~s.ocietà umane,_. e meno ancora è un desideratum, un ideale? Ma l'ideale d'un posi- ·.ohe· questi, ultime sian dotate d'un sensorio comune, tivista dev'essere sempre una cosa possibile, noli- già d'un: c~rvelta, il quale giungerà a perfezionarsi tanto' ·. una chimera. •.·aa dover· dirigere la. condotta politica della società E poi, non basta vagheggia1•e degl' ideali più o stessa,_ ·comè:il" cervello dirige i movimenti volontari · meno fantastici ; bisogna mostrare in ohe modo pos• degli animali,.. sano più o meno realizzarsi. Il Novicow, invece, non , . ,,:,Molti pot;anno credere che questa sia una que- si è curato affatto di questo - egli si è limitato a stione di lana caprina; ma non é così: trattasi in- dire che il sensorio sociale si formerà naturalmente vece di riconoscere come veri certi p1•inc:p:, da cui come Hi è formato nelle serie zoologiche il cervello derivano strane ed inattese conseguenze. degli animali. - (1) Vedi i miei lavori: « Genesi e funzione delle leggi pe..,ali , pag. 22 e seg; Bocca, Roma, . 1889; e « Le basi del Diritto e dello Stato ,, Introduzione. - Torino, Bocca· 1893. ' (2), Chi desidera formarsi una esatta idea di questa obiezione, legga Asturaro: La Sociologia i suoi metodi e le sue scoperte, pag. 33·62· e seg. Genova, 1897. Ma è certo il Novicow che la cosa debba seguire a questo modo? Io mi permetto di dubitarne, e spero che il Novicow non dirà per questo che io sia un metafisico, perché altrimenti 1·isponderei che positivista, significa, per lui, profeta o figlio di profeta. M. ANGELO V ACC.ARO, I

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTEJlE E scrn:szs: SOCIALI 465 Le Condizioni della Sicilia alla luce dei numeri (1). Coloro che hanno avuto interesse a smentire che vi sia una « quistione siciliana», cioè la necessità di provvedere ai mali che tormentano in ispecial modo l' isola nostra, hanno, secondo l' indole propria o quella del partito a cui sono ascritti, tentato argomenti diversi. Quando i moti parziali del 1893, turbarono i sogni dei governanti, vi fu chi parlò dei « sobillatori » - parola che passò alla storia, ed il cui significato oscuro non lice tentare: il tentarlo' costò al Turati un sequestro, un processo ed una condanna - più tardi la forza delle cose costrinse alla legge sul Commissariato Civile,riconoscimento ufficiale delle tristi condizioni speciali dell' Isola. Ma vi fu ancora chi scrisse e gridò alla esagerazione sostenendo che, più o meno, gl' inconvenienti ed i guai dell' Isola · si deplorano in tutta Italia. È venuto fuori l' ultimo volume degli « Annali di Statistica» l'esame del quale basta a dimostrare come, per ignoranza o mala fede soltanto, possa sfuggirsi alla luce rossa dei numeri, che illumina lo spettacolo triste delle deplorevoli condizioni po litiche, economiche, morali e giuridiche, in cui versa la popolazionesiciliana; resa più intensa dal confronto con le altre regioni dell'Italia continentale. * * * In Sicilia le relazioni civili sono più difficili ed intrigate che altrove, e, non ostante il disagio economico gravissimo e generale - che più sotto sarà rilevato in cifre - si hanno il maggior numero di contestazioni giudiziali di qualunque grado : i magistrati dell'isola sono i più gravati di affari di tutta l'Italia. Nel 1894 soltanto, si ebbero in Sicilia 350 247 procedimenti presso i Conciliatori; cioè 119,41, per ogni 1000 abitanti; mentre il Napoletano diede la media di 109,95; l'Italia centrale circa la metà in 59,03 ; e la settentrionale poco piu di un terzo in 41,96 per mille abitanti. Lieve variazione per i pretori che, in Sicilia nel 1894, ebbero N. 36, 604 cause a giudicare, cioè la media di 12,48 per ogni mille abitanti; mentre l'Italia centrale dà il 7,67; e la settentrionale meno della metà, il 6, 13 per mille. Raccogliendo poi le cifre di tutte le magistrature, innanzi alle quali la Sicilia portò nel 1894, num. 373,669 procedimenti contenziosi, cioè la media di 127,39 per ogni mille abitanti, si osserva che l' Italia centrale ne portò appena la metà, (I) Nel presente studio 11011 si è tenuto conto della Sardc~na la i~felicc gorella, non meno - e qualche volta più - sciagurata e 0 dim 1 ent1cata. cioè il 63185; e la settentrionale circa un terzo, cioè il 43,72 per mille. Eppure non sono i migliori magistrati che vi amministrano giustizia. Chi abbia pratica giudiziale o sia studioso di giurisprudenza, avrà agevolmente notato che le decisioni dei Collegi siciliani restano oscure per la grandissima maggioranza; quando vedono la luce, sono assai spesso deplorate perchè dimentiche degli ultimi progressi delle teoriche giuridiche nella dottrina e presso gli altri magistrati. Se questo è per la civile, immaginiamo i risultati della giustizia penale, ad amministrare la quale, è notorio come, nei Collegi divisi in più Sezioni, sia destinato il personale più scadente, preoccupato soltanto di assicurarsi con il numero delle condanne la nomea di « energia », che, in difetto di altri meriti e spesso meglio degli altri, possa lasciar sperare di seguir la carriera. Se è vero che le condizioni della magistratura, come scrisse il prof. Mortara, sono tali che costituiscono in Italia un pericolo sociale, in Sicilia sono un danno generale. È ufficiale la giustificazione piena che la giustizia civile - che pure è più serena, imparziale ed indubbiamente miglio1'e della penale - sia amministrata peggio che in ogni altra regione d'Italia. La Cassazione di Palermo, che non ha certamente nè fregole innovatrici, nè facilità di annullare le decisioni dei magistrati inferiori, dà il massimo degli annullamenti, dichiarando ingiuste il 41'07 °lo, cioè poco meno della metà, delle sentenze esaminate; mentre Torino dà il 30, 03 °/0 ; e Firenze il 29.80. * * * Il disagio economico, che assume proporzioni raccapriccianti, è nudamente svelato con la crudezza delle cifre. Che i debitori non pagano, fra pocopuò elevarsi a regola generale. Le esecuzioni forzate fatte dai privati sono un numero straordinario. e non ostante il numero assai più grande di crediti, per le assai più numerose relazioni civili e commerciali del!' Italia continentale, la Sicilia ha il primo posto - e lo tiene con notevolissima superiorità - nei pignora menti mobiliari e nelle vendite degli oggetti pignorati. Nel 1894 si ebbero num. 18.777 pignoramenti, cioè il 64,02 per ogni mille abitanti; mentre ne diede la metà proporzialmente il Napoletano, con il 30.73; un terzo circa l' Italia centrale con il 23.16, e poco più di un quinto la settentrionale con il '13, 99. Sono vere ed effettive strettezze economiche di debitori in massima parte impossibilitati a pagare,

466 IUVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA. LE'fTERE E SOIENZE SOCIA.LI a cui si vendono la sedia, il tavolino ed il pagliericcio: così in Sicilia si ebbe il maggior numero delle vendite con il 37,23 per mille abitanti ; mentre con il solito movimento inversamente discen· dentale si ebbe il 30.73 nel Napoletano ; il 23. t 6 nell'Italia centrale, ed il '13,51 nell' Italia settentrionale. * * Se gli uscieri hanno mietuto e continuato, così · largamente in Sicilia, i messi dell' Esattore fanno strage addirittura. È vertiginosa la progressione delle esecuzioni esattoriali per debito d'imposta: gli esattori che nel 1892 compirono 9,471 vendita giudiziaria d'immobili, nel 1894 iniziarono num. 23,602 esecuzioni e compirono num. 14,779 vendite giudiziali. Il confronto non è più possibile col continente : sembrano due paesi regolati da leggi differenti. Così nel 1893 - l'anno terribile - il distretto della Corte di Appello di Palermo dava il num. di 2658 vendite esattoriali, mentre i più popolosi distretti di Tor·ino, Roma e Milano davano rispettivamente il numero di 498, 293 e 132; e di tutti gli altri distretti, appena tre raggiunsero o superarono di poco il migliajo. Nella stessa guisa nell'anno 1894 si aveva in Sicilia una media del 21,45 - per ogni 10,000 abitanti - mentre nell'Italia settentrionale appena il 2,03; e nella centrale, soltanto l' 1,98. * * * Con una popolaziono così misera, nella maggior parte affollata nei corridori dei Tribunali, vessata dai creditori - come se si dicesse dagli usurai - straziata del fisco, a,;pettatevi il rispetto alla legge! A chi possieda soltanto le prime nozioni di Sociologia Criminale, riesce indubitato che nella Sicilia la delinquenza debba esser frequente; ed infatti infierisce. È risaputo r.ome l'Italia abbia tenuto, per molti anni di seguito, il primato nel numero degli omi. cidii, in tutta r Europa. La Sicilia vi dà un notevole contributo, in guisa che, anche per lei, questo triste primato ci si è - ormai in maniera incontrastabile - assicurato. Nella criminalità più grave, alcune tra le provincie siciliane, occupano il primo posto in tutta Italia. Nei reati contro il buon costume e l'ordine delle famiglie, stanno a capo le due provincie di Catania e Siracusa; per le estorsioni, 1·apine e 1·icatti si notano le provincie di Caltanisetta e Palermo, che occupa il terzo posto anche per il numero degli omicidii. Una provincia gravemente rattristata dalla crisi zolfifera per parecchi anni, Girgenti, se, nella storia antica è illustrata dalla grande figura di Empedocle, nella statistica recente è segnata di nero, primeggiando sinistramente per il numero e la gravità dei delitti di sangue e contro la proprietà. Girgenti, è la provincia italiana che dà il maggior contributo alla delinquenza omicida, alle rapine, alle estorsioni ed ai ricatti. * * * Una dolorosa osservazione c'ins.pirano le tristi risultanze dei numeri: essa sorge dall'evidente 1·apporto di causalità t1·a la miseria e la delinqurnza; così la regione piu infelice d'Italia, vede la miseria economica farsi causa di una immensa miseria morale e spingere al delitto, che spesso all'occhio spremuto di lagrime e vaneggiante, si appresenta come l'unico mezzo per iscongiurare i terribili crampi del ventre digiuno. A. GUAl<NIERI VEN'rIMIGLlA LA LIBERTÀ DI STAMPA IN INGHILTERRA. ( Conversazione tra giornalisti italiani ed inglesi). - Ma dite, tsiste o non esiste questa libertà di stampa in cada vostra? - Se esiste? Voi dunque non ci conoscete. La. libertà di stalll;pa, come la libertà di piattaforma.,~ la nostra vit•. E l'anima delle nostre istitu:doni. E la storia del nostro paese. Senza di essa noi non potremmo vivere. La sua assenza vorrebbe dire la nostra morte. Noi non saremma più inglesi. Sa.remmo una nazione di schiavi. - Va bene. - Il primo che passa vi dirà che la nosti-a press è libera, comrletamente libera. Non c' è più tribunale o a.utorità pubblica che possa, a ragiono o a torto, notate, sopprimere il nostro giornale. Il Paterdon che è, di1•emocosì, lo storico delle nostre li· bertà costituzionali, vi dirà· che i proprietarii dei giornali non 3000 re3ponsabili che dei debiti che contraggono veròo i loro creditori e degli articoli o trafiletti di diffamazione verso i d,ffamati come, nè più, nè meno, degli editori del lìbro. Le loro condanne o le loro multe non hanno relazione alcuna colla libertà di stampa e colla continuazione dei periodici. I giornali inglesi, a.oche se sono sbracati come lo Star o il Reynolds'weekly newspaper, non possono essere, tenetelo a mente, per non importa quale motivo, essere sequestra ti o boppressi. Sequestrare un giornale in casa nos~ra vorrebbe dire la rivoluzione. Ma che rivoluzione! Il pensiero stesso è a11tinglose. Un delitto di stampa non è neppure supponibile. - Si, ma anche voi, se è vero quello che si dice del vostro giornalismo in Italia, avete delle restrizioni che non sappiamo se ve le impongono o se ve le imponete. - Qua:i? Voi credete, non è vero, che noi, penne pubbliche, non possiamo, per esempio, occuparci della

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 467 regina. E avete tol'to. Le restrizioni a cui alludete sono della storia antica. Stubbes v·enne sentenziato al t,,glio della mano dtstra yer es~ersi permes:10 di parlare di un possibile matrimonio tra Eli~abetta e· il duca di Anjou. Quando Wr,,ynham disse di Gia-, corno I: « Egli non è che uu uomo e come tale può e1rare », il giudice che lo r rocessava irruppe ia una invettiva e disse che era « uno scandalo inaudito supporre che il re potesse errare ». E così, imbronciato, lo condannò a mille sterline di multa, a correre in groppa al cavallo sbrigliato colla faccia verso la coda e ad avere le orecchie lapped mozzat ·. Un avvocato del tempo di Carlo Il venne pilloried - condannato alla berlina - e incarcerato pel resto dei suoi giorni per il semplice delitto di ave1•e detto che eglt < era· per l'uguaglianza e non pel re ». Ma avviciniamoci ai nostri tempi. Vi ricordate delle famose lettere del famosissimo Juoius, pubblicate dal Public Advertiser tra il 1769 e il 1772, lettere che supponevano nel re tutto di cattivo e nulla di buono? Voi inccminciate, se non avete incominciato con Wilkes, a sentire l' inglese idola tra per la libertà di stampa. La pr;ma della serie venne considerata della diffamazione. Ma le altre venn.ro assolte dai giurati dopo una discussione di sette ol'e, al secondo processo, e di dieci, al terzo. Subito dopo si processò il Perry per avere scritto nel 1'.1orningChronicle del 1809, che « il re non era popolare ,. e venne assolto come gli stampatori delle lettere di Junius. E poi ? Abolito lo statuto del 1796 - lo statuto che fece dire a Fox, in piena Carnera, che con esso la libertà di scrivere, di parlare e di predicare era una mochery - una derisione - i giornalisti si trovarono, coll'act del 1848, completamente liberi. Ma. anche prima del '48 essi potevano dire della regiua quel diavolo che volevano. Ci basterebbe ricordarvi il così deLto < comi,lotto » per costi•ingere sua. maestà a licenziare certe dame d'onore che la circonda.vano pochi mesi dopo l'ascensione. I giornalisti, in generale erano per la regina, perché in fin dei conti la nazione o il governo che la rappreseotvaano non doveva impcdirle di circondarsi di facce simpatiche. Ma nel farle questa concessione la riducevano a una pupattola costituzionale. Essa, dicevano, non è, sul trono, che una figurante. Se avete ancora dei dubbi sulla nostra libertà. di stampa, quando si tratta di occuparsi d, lla regcante, leggete la Truth di Labouchere o meglio la Modern Society - un settimanale che La un'enorme tira.1ura - che porta in pi,;zza tutti i pettego!ezzi di Corte, che rivede i conti reali con delle smorfie crudeli e che chiama la regina e tutti i men.bri della sua casa de, royal paupers o dei pitocchi o dei mantenuti re.,Ji con accanimento sempre più crt:scente. Labouchere non sollevò forse il disprezzo na.zionale contro la regioa quando la dt nunciò com-o --trna sovrana anticostituzionale, cioè che aveva avuto il coraggio di cancellare dalla lista dei ministri dell'ultimo gabinetto Gladstone, il nome di Laboucbere, deputato e e direttore del Truth? Personalmente sua maestà può avere della ripugnanza a lasciarsi baciare la mano da un ministro rhe come giornalista la tratta alla buona, come tratterebbe una lavandaia qualunque, e come deputato aggredisce gli appannaggi reali. Ma come regina, quantunque si sappia J rotetta dalla finzione costituzionale che le dà diritto di scegliersi i ministri del « suo regno », credetelo, non si arrischierebbe mai a sciorinare i suoi sentimenti intimi dinanzi i nomi che l'incaricato di formare il gabinetto le proponesse. Se non fosse una maestà impersonale e se avesse il diritto di scelta, non avrebbe, dite, imitato il nonno, Giorgio Terzo, quando le si sottopose la lista che includeva sir Cbarles Dilke, il deputato e il giornalista che iniz.ò la carriera facendo di vantare ridicola, in tutto il regno, la lista civile? Ormai è inutile dirvelo. Obi sceglie i m1mstri in Inghilterra, è il paese per mezzo della maggioranza alla Camera dei comuni. Vi basta? - Ci baste. Ma vorreste forse dirci che la penna che si è conquistato il diritto di occuparsi delle teste reali col linguaggio cortigiano del Daily Telegraph o virulento è antireale come quello della Modern Society, gode la stessa impunità al parlamento? - Sappiamo do,e volete trascinarci. Il Parlamento è sempre sti,.to gelosissimo dei suoi privileges. Ma non dovete dimenticare eh' esso difende se stesso e i suoi membri, e non mai i ministri del governo. - È una sottigliezza. Pitt ha potuto processare il Morning Herald che lo accusava, come ministro, di valersi delle informazioni ufficiali per fal'e delle operazioni allo Stock Ea:change. - Scusate. Ma questa fu una azione privata. li signor Pitt aveva diritto, come ogni altro cittadino, di trascinare il calunniatore o il sedicente calunniatore in tribunale. Ma il Parlamento, non ebbe neppure una sillaba per il primo ministro. Quello che noi volevamo dire è questo: che il nostro Parlamento, ogni volta creddte violata qualcuna delle sue prerogative, è stato sensibilissimo. Sicura di essere onnipossente, la Carnera dei Comuni si considerò sempre, dinanzi ai così detti delitti di stampa, una Corte suprema che giudica senza neanche la parvenza di un processo. Fu per questa ragione che Owen la chiamò « "\'iolenta opi ressiva e intollerante > La Camera dei Comuni fino a pochi anni fa mandava le vittime della sua collera a Newgate o alla Tc,rre o li faceva redarguire dal suo presidente - speaker - in ginocchio. Nel 1810 il deputato sir F. Burdett fece uu discorso alla Camera protestando contro il sistema dei commoners che inviava in carcere degli estranei, cioè giorno.listi che «violavano» le loro prerogative. E per agi tare il paese volle far stampare il suo discorso e diffonderlo, come opuscolo, dappertutto. Il deputato inglese, come sapete, non gode pri vi!egi, che nei precinti dell'edificio legislativo. Non appena sul marcia1,iede ,ti Westminster egli é un indi viduo come qualunque i.ltro. Così avrete veduto che i deputati irlandesi, rontro i quali esisteva un mandato d'arresto, venivano arresta.ti subito dopo che avevano passata la cancellata. Crsì il discorso di Burdett diventava il discorso di un suddito qualunque. Il deputato Romilly tentò di difenderlo da-

468 lUVIS'fA POPOLA.ll DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOOIALI vanti ai colleghi dicendo che a nessuno dovrebbe efsere proibito di discutere un argomento così grave come quello delle prerogative paila.mentari. Ma la Camera dei Comuni fu inesorabile. Essa vedeva, nell'opuscolo, la resistenza alla volontà. dell'assemblea e con 271 voti contro 80, inviò il Burdett alla To,re. Il secondo \Valter, il proprietario del Times, venne anch'esso, nel '31, condannato come violatore delle prerogative, per avere lasciato scrivere che lord Li me1•ick « era una cosa con delle pretese umane che trattava i poveri irlandesi con della brutalità. ridicola o del disprezzo empio :». Ma anche questa prepoten- . za venne, a poco a poco, diminuita, perchè, come aveva predetto Cobbett dopo la Camera dei Comuni vi era una Corte d'appello che si chiamava nazione. Voi parlate della penna frenata. Certamente non avete torto, quando dite che le due Camere legislative videro sempre i reporters parlamentari di malocchio. Tanto è vero che anche oggi in cui la stampa tiene deputati e lords nelle sue mani, i rappresentanti dei quotidiani non banno, legalmente, un palmo di terreno nè alla Camera dei Comuni nè alla Camera dei lords. Vi sono - e le Camere hanno fatto costruire, per loro, le tribune - ma vi sono come degli intrusi. Essi vi sono tollerati fino a quando non salta in mente a un deputato di metterli tutti alla ·porta. Basta che uno di loro dica: « signor presidente, vedo o mi pare di vedere degli estranei:», perché il presidente sia obbligato a ordinare, senza discussione, agli estranei, cioè al pubblico e ai giornalisti di andarsene. O' Connell si vendicava della stampa che lo ignorava o che lo chiamava il leader degli straccioni irlandesi, in questo modo. Il Biggar, l'iniziatore dell'ostruzionismo parnellista, fece vuotare le tribune più di una volta. E notate che Biggar non è morto che un po' prima di Parnell. O' Sullivan fece lo stesso. E quanti non potremmo citare? Ed eccoci alla penna frenata. Non è, o non è stata, in quest'ultimi tempi, frenata che da qualche lava tina di capo data dal presidentti al proprietario del giornale che fece dire al deputato cose che non disse o che disse in un altro modo. Ci ricordiamo, per esempio, che nel '75, il deputato Carlo Lewis fece citare alla. barra dei Comuni gli stampatori del T,mes e del Daily News per « violazione di prerogativa nel riportare la seduta del Comitato incaricato di studiare i prestiti esteri:». Voi sapete che i giornali inglesi hanno aggiunto, da parecchi anni, alla seduta parlamentare, la colonna dei commenti. li redattore di questa colonna _ che adesso nel Daily News, nel Daily Chronicle nella Pall M.all Gazette, nella }Vistminster Gazette, nel Daily Graphic, nello Star è illustrata .:....è un parlamental'ista dotto che loda o critica o anche denunzia l'oratore deputato agli elettori o al paese. li Massingham, che adesso è diventato il direttore del Daily Clwonicle, appartiene al << nuovo giornalismo ». Un giornalismo che non è più pesante come il vecchio. Ora il Massingham colla sua penna spigliata e gagliarda e le sue idee radicali o socialiste, dava ai nervi a non pochi deputati, i quali, di tanto in tanto, si Jamentavono col serjeantat-armç _ il questore della Camera. Che ne avvenne? Che questo personaggio che ha l'incarico di mantenere l'ordine, ba veduto o creduto di vedere, nella critica quotidiana del Daily Chronicle del disordine o per lo meno un abuso di chi assisteva alle sedute. Il serjeant-at arms che, dopo tutto, è. un buon diavolo si permise, con una lettera, di consigliare il direttore del Daily Chronicle :::. che era, in allora, il nostro amico carissimo Fletcher - a frenare il suo redattore. Apriti cielo I Il giornalismo, nuovo e vecchio, fu sottosopra. 11 Daily Chronicle uscì colla lettera impe1•tinenza e con un articolo che gli dava dell' insolente. Essa diceva presso a poco: come I voi vi permettete di giudicare gli articoli dei giornali e di consigliare come devono essere scritti? Sia questa la ultima volta che vi permettete, o signore, di occuparvi del nostro giornale. Ci furono dei giornali che spinsero la bontà. fino al punto di credere ottime le intenzioni del serjeant at-arms e dei giornali che credevano che un vecchio regolamento della Camera gli dava questo diritto di censura. Ma giornali e g:ornalisti furono unanimi nel considerare l'intrusione del serjeant-at-arms uno stupido attentato contN i diritti della stampa. Ma anche qui, come vedete, non si tratta nè di processi, nè di sequestri, nè di condanne per reati di stampa. Si tratta solo di abuso di potere di un funzionario al servizio della Camera. - In conclusione. - Senza offendervi. Tra noi e Voi c'è un po' di differenza. Noi siamo una democrazia adulta, o, se volete, più cittadmi di voialtri. Sentiamo la cosa pubblica. Noi ci occupiamo degli afT11.ridi stato rollo stesso zelo con cui ci occupiamo dei nosti-i interessi. La nostra libertà. non è la I bertà. di Gladstone, di Rosebery o di Salisbury. É la libertà. inglese, è la libertà. nazionale basata sulla libel'tà. di stampa e di parola. Il torto fatto a uno di noi è un torto fatto a tutti. Noi non abbiamo più processi di stampa da anni. Ma nessuno di noi assisterebbe indifferente al sequestro di un giornale, o al processo di un giornale, come fa.te voi. 'fra voi sono dei giornalisti così pochi g,ornalisti che giustificano o applaudono questi atti bestiali che convincono noi, inglesi, che gli italiani non sono ancora citizens o{ a free country. Giornalisticamente parlando la nostra. influenza di giornalisti è superiore alla vostra. Non c'è porta ministeriale_ o soriale che non si schiuda. dinanzi alla nostra penna. Il governo, per esempio, per noi, di tutti i color;, non è un nemico anche quando noi biasimiamo acremente i suoi atti. Per noi è una fonte alla quale ci rivolgiamo tutti, indistintamente, per delle informazioni. I suoi primi ministri presiedono i nostri banchetti annuali, Lord Randolph Churchill, John Morley, Rosebery, Salisbury furono tra i primi. Vi basta? p AOLO V ALERA. Per cambiamenti di in.di'rizzi rivolgersi al Sig. G. M0NTALBAN0: Via S. Nicola da Tolen• tino Num. 45, Roma.

RIVISTA.POPOLA.REDI POLITICA.LETTEREE SCIENZESOCIA.LI 469 Unprogramma dipolitiacgararia. È facile il comprendere che, mettendo in esecuzione tutti questi provvedimenti clrn abbiamo esposti, non i;arà difficile ottenei·e la coltura ed il popolamento delle immense estensioni di terre incolte, che funestano il nostro paese. Tante povere famiglie che ogni anno emigrano dal!' Italia, perchè non trovano in essa come vivere, quanto più volentieri rimarrebbero nella loro cara patria, se pote:1sero a vere un pezzo di terra. da lavorare! (1) Pensiamo al benessere, alla ricchezza ch" -ne verrebbe allo Stato, se ta.nta tei•ra, ora quasi improduttiva, fosse intensivamente coltivata ! Pensiamo alla pare, alla tranquillità che ridoneremmo a tante famiglie di proletari turbolenti, trasformandoli in laboriosi e pacifici coltivatori! E se per raggiungere tutto questo, lo Stato dovesse anche spendere dli milioni, diremo che essi saranno molt•J meglio · s,iesi, che non quelli profusi in Africa, per coprirci tli vergogna. I • E certamente lo Stato dovrà contribuire pecuniaria.mente per attuare queste riforme. Prima di tutto, se si vuol ottenere sul serio il ripopolamento delle campagne deserte, sai•ebbe opportuno stabilire dei nuovi centri abita.bili, dove raggrup1.-'are nuovi coloni o piccoli proprietai•i; poichè non tiarebbe prudente impiantare case coloniche isolate, a distanza una dall'altra, in un ambiente come sar.ibbe lc1,maremma o l'agro romano. Già nel primo progetto di legge per la bonifica dell'agro romano erano stati proposti questi nuovi centri abitabili; ma, come troppo spesso accade nel Parlamento italiano, il concetto fu abbandonato, perché importa va una spesa troppo grossa I Inoltre lo Stato bisognerebbe che anticipasse ai n'.lovi coltivatori le spese per il pi-imo impianto e per il primo esercizio (bestiame, arnei;i da lavoro, sementi ecc.). · Ma tutto ciò non costituirebbe ueppure un sei•io peso al bilancio dello Stato, ae si attuassero i p1·ovvedimenti, di cui parleremo orc1, sul credito fondiario ed agrario, che potrebbero assai facilmente sovvenire alla bisogna. • * * Provveduto, almeno in parte, alla pac,ficazione delle campagne, bisognerà pensare al miglioramento della 11gricoltura, dalla quale unicamente il no:sti-o paese può sperare la sua rigenerazione economica. Prima base d1 ogni miglioria agraria è 11 credito a buone condizioni. È necessario sorga un grande btitulo, il quale somministri il danaro ai proprietari - , rùssi e piccoli - senza tassi usurari e con lento a :nmortamento. Così i proprietari saranno messi in i;rado di trasformare l'enorme debito ipotecario che posa sulle loro terre, d minuendo anche, mercé i congogr.i del credito fondiario, il tasso del!' interesse e i·ipartendo il graduale ammor,amento in un lungo period J. Se il debito ipotecario fruttifero potesse tra- (1) L'emigrazione nel i896 ba dato queste cifre: emig,·azione permanente 182.295 - temporanea i?S.798 - totale 306.093 persone. sformarsi, per intero, in debito ammortizza.bile coi sistemi del credito fondiario, la proprietà fondiaria italiana potrebbe risparmiare, per minori interessi pagati, nientemeno che oltre duecex:to milioni e ciò bòn inteso, unit.i.mente al vantaggio di libera'rsi gra: dualmente del debito capitale. Speciali facilitazioni dovranno essere fatte a coloro che intraprenderanno bonifiche stabili di terreni incolti, costruzioni di case coloniche, piantagioni ecc. Noi vòrremmo che a questi proprietari lo Stato venisse in aiuto, oltre che col facilitare la concessione dei capitali, concorrendo con una quota dell'uno o due per cento nel pagame11to degl' interessi sui mutui coµtra.tti a quegli scopi. Qualche cosa di questo genere si fa già in Italia dallo Stato a favore dei consorzi d'irrigazione. Bisognerà, però, essere sicuri che· i capitali, che venissero concessi ai proprietari per il miglioramento delle teri•e, vadano realmente a vantaggio dell' agricoltura e non ad alimentare falla.ci speculazioni, sul genere di quella edilizia, o ad aumenta.re inutilmente i debiti, sperperando in lussi o peggio il denaro ottenuto. Ora ci si fa sperare che la nuova Cassa di credito comunale e provinciale provvederà anche ai bisogni della proprietà fondiaria e dell'agricoltura., facendo prestiti non solo ai Consorzi, ma anche ai singoli prop1·ietari delle ter1•e, perchè, migliorandole, le elevino a q rJel g_rado di produzione, di cui sono capaci. Vedremo. E dovere di coloro che sono in Parlamento stim<Jlare il Governo su questa via. * * Per facilitar<l l'accesso del credito all'agricoltura é neces ;ar:o un altro provvedimento che si reclama da gran tempo e non si comprende perché tanto si tardi ad attuare: la forza giuridica probante al catasto. Chi ha pratica di affari sa quali e quante formalità e documenti occorrono per dimostrare l'esatt l accerhmento della proprietà. Ora, poichè ciò co.-stituisce il fondamento del credito, ne dipende la nece.• sità di stabilire un catasto che garantisca ed accerti di per sè stesso l' esistenza e l'entità di quel fondamento. Il carattere probatorio l'hanno già molti catasti di paesi civili; anzi, alcuni Stati hanno intrapreso la formazione del catasto al solo s )Opo di servire allo 1.ccertament<J delle proprietà e degli altri diritti reali. Noi faccia.mo il contrar.o, e spendiamo molti e molti milioni unicamente per da.re un miglioi• assetto alla imposta fondiaria! Gli effetti giuridici del catasto saranno determinati in seguit-) ! Noi abbiamo discusso a lungo questo argomento nel 1885, quando fu presentata la leggd sulla perequazione fo3diar:a; nè intendiam() fermarci adesso sulla quest:one (1). Solo mi permetto richiama.re un concetto, che allora sostenni con ardore, ma che non ebb j fortuna, mentre adesso lo vedo r;preso da altri come una novità. Alluno al sistema della potanzialità della terra comll base d1>1'elstirno fondiario. (i) Vedasi il mio lavoro: La foi·ma del catasto ed i suoi effetti sulla econc,miaagraria dello Stato• Roma, i885.

470 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOOIA.Ll L'imposta può essere determinata in diversi modi: o dalla. fertilità potenziale del suolo, o dalla rendita netta. della terra, o dal suo va.lor capitale. Il sistema della rendita netta è quello adottato per il nuov J cata.sto. Noi prefdriamo quello della potenzialità. E reone il principio : la terra è tassata, non secondo il prodotto o reddito reale, effettivo, sebbene in via. media., norma.le; ma. secondo il prodotto e reddito virtua.le, in poten,za. Eliminata. ogni specie di calcolo sulla possibilità di una ma.ggiore produzione, di cui sia suscettibile il suolo, mediaute una. speciale industria dell'uomo, o un impiego a.bbondante di capitali, la sua valutazione rimane limitata alla capacità naturale che il suolo stesso ha alla produzione, coltivato coi mezzi ordinari. Insomma, si esprime con questo sistema. la Vdra rendita stabile, di cui è capace un dato fondo, quando sia coltivato secondo le comuni norme che si adoperano in quel dato territorio nei fondi di una stessa qua.lità o natu•a. Secondo noi, questo sistema aveva ed ha il vantaggio grandissimo di non spaventare i proprietari ed i capitalisti dall'investire grosse somme nei miglioramenti agricoli ; inoltre, rappresenta una specie di premio per coloro che fanno fruttare le loro terre, mercè il lavoro e il denaro, più di quel che qsse sieno capaci di produrre in potenza. E, al contrario, è una vera e propria tassa sulle terre incolte, una multa sull'ozio, per tutti coloro che, avendo terre suscettibìli di una maggior produzione, le lasciano in abbandono e non le coltivano. * * Ma, oltre ai capitali, percM l'agricoltura rifiorisca, è necessa1•ia l'istruzione di coloro che debbono eseL'- citarla. L'insegnamento agrario deve indicare la via, seguendo la quale può ottenersi il miglioramento dei sistemi e delle pratiche culturali; i capitili sono i mezzi per conseguirli. È necessario che i proprietari s'istruiscano, perchè il progresso dell'agricoltura deve venire dall'alto; ma è indisspenabile anche che l' insegnamento arrivi ai contadini. E se per i proprietari possono giovare le scuole di a.gricoltura, per i contadini ci vogliono le cattedre a.mbulanti di agraria, le quali mettono a portata dei coltivatori in modo pratico, dimostrativo, i risultati del progresso in agri coltura .. Questa è la forma, che ha dato i migliori risultati nell' istruzione agraria. Finora le cattedre ambulanti sono state istituite per iniziativa specialmente delleamministrazioni provinciali ; sarà opportuno che lo Stato provveda con apposita legge al loro impianto. * * * Altri provvedimenti dovrà anche prendere lo Stato a favore dell'agricoltura e degli agricoltori. E così bisognerà pensare sul serio a consel'vare boschi esistenti e a ricostituire quelli distrutti. Bisognerà. p1·ovvedere a tempo a premunirsi contro gli effetti dtilla invasione fillosserica, che si va sempre allargando; e quindi promuovere su larga scala le piantagioni di vitigni americani resistenti. Bisognerà. incoraggia.re la costituzione dai consorzi cooperativi di credito e per l'acquisto delle materie utili all'agricoltura. A togliere i dissensi che possono insor• gere fra proprietari e coltivatori sulla forma dei contratti sulle mercedi ecc., gioverà l'applicazione anche all'agricoltura d,·i Probi-viri, che ora funzionano soltanto per l'industria. Sarà, infine, provvidtlnziale l' istituzio11e di uoa cassa per gl' inabili al lavol'<>,per la vecchiaia e per gl' infortuni. Tralasciamo altre molte proposte di minore importanza. * * * Quando anche questo programma potesse venire in tempo attuato, noi non potremmo essere a.bbastanza tranquilli su\l 'esito dei nostri sforzi, se non fossimo sicuri eh" noi saremo anche prot1itti dalla concorrenza ol:ie ci fanno altri paesi più di noi progrediti e, sopratutto, meno di noi esauriti dalle tasse, dai debiti, ecc. Noi non vogliamo che il protezionismo sia adottato come sistema della nostra politica commerciale; ma chiediamo soltanto di esser messi in grado di poter lottare cont"O la produzione straniera. Dice ,. bene il marchese Cappelli : il dazio per noi è come il pesaggio nella corsa. Campo di corsa aperto a tutti I popoli è ora il mercato agricolo; nè sarebbe equo che produttori esteri, favoriti da poca gravezza d'imposta, da abbondanza di capitali, da istituzioni che rendono agevole ogni progresso, venissero, fantini leggieri, a misurarsi, senza aggiunta di peso, con noi, gravati come siamo da balzelli, dei quali la storia non rammenta gli eguali, imprepara.ti nel campo tecnico come nessun altro popolo ci vile, deficienti di capitali e di credito >. .. * * Arrivati a questo punto, dobbia.mo soltanto aggiungere che il nostro pa, Stl, se vuole veramente conseguirtl il suo risorgimento ~conomico, deve adottare una politiça, all'interno ed all' estero, di savio raccoglimento, per rimediare ai guai passati ed evitare altri erro1•i nell'avvenire. Noi abbiamo fatto fin qui una politica grandiosa, ci siamo voluti mettere a paro delle grandi nazioni d'Europa e non abbiamo guardato quanto questa politica costava e se le nostre finanze potevano sopportarla. Ora ce ne accorgiamo, ora che siamo ridotti agli estremi della. nostra potenzialità economica. Fermiamoci almeno adesso; più tardi la rovina sarebbe irreparabile. E cominciamo a limitare le spese più che sia possibile, restringendole a quelle che rappresentano un impiego utile per l'economia dello Stato. Sopratutto, riduciamo le spese militari, che assorbono così gran parte del bilancio. Ricordiamoci che il militarismo, per le sue tendenze, costituisce uno dei più gravi pericoli per la prosperità del nostro paese. Tutta la politica africana e le sue conseguenze terribili dobbiamo attribuirle al militarismo. La lezione è stata dura ; serva almeno a farci rinsavire. * * * E qui facciamo punto. Qualcuna delle proposte che abbiamo svolte sembrerà a taluno che abbia sapor di (orte agrume. Noi crediamo che essi abbiano

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 471 torto di spa vantarsene. Se si vuole che i diritti dei proprietari siano rispettati, bisogna che essi, per primi, si ri~olvano a prendere qualche provvedimento a vantaggio delle classi inf.,riori; e non bisogna indugiare, perchè il ritardo potrebbe 1•endere più malagevole la cura di un male, già tanto grave. È inutile sperare che la questione socia le possa essere seppellita sotto il silenzio. ALBERTO CE:-!OELLl. IL SOCIALISMO NELL'ARTE. (all'Esposizione di Venezia): Critici, scrittori e artisti, discutono da parecchio tempo sul contenuto socialista che l'arte deve 9;ssumere se vuol rispondere alle nuove aspirazioni della società, se vuol interpretare, come ha fatto sempre, le grandi correnti del pensiero dei tempi 1 Parecchi vorrebbero che vi si indirizzasse per una educazione intellettuale dei cultori; altri 1->retendono che le questioni che agitano le masse debbano penetrare anche nel sacrario dell'arte; altri infine attendono che un movimento spontaneo si manifesti nell'artista, e gli taccia creare l' opera non colla 1->reoccupazione di seguire un desiderio altrui o la moda, ma di rendere una sensazione intima, la quale potl'à essere in armonia con tali aspirazioni, ma deve stare a sè come opera d' arte. Chi possa aver ragione è difdcile dire. Certo è che la concezione artistica non può lasciarsi fomina re dalla preoccupazione di una tendenza collettiva. Quando la tesi si impone, la sjncerità nella ripro- · duzione della natura viene ad attenuHsi, e lii. sensazione che inspirò l'artista, a modificarsi od a scomparire. Tante opere. invece hanno portato impresso vigorosamente un pensie1•0 socialista, senza aver preso le mosse dall!l. preoccupazione di servire alla propaganda. Uno dei grandi socialisti, secondo tal concetto della tesi nell'opera, avrebbe 1->0tuto esstre Alessandro Manzoni; perchè i Promessi sposi, colla mirabile form9, mettono in evidenza le infelici peripezie degli umili e la perversità dei grandi, in un mondo, dove ce1•- tamente del pensiero socialista non si trovava che la reminiscenza dell'Evangelio. Eppure il disgusto e la pietà nascono spontanei a quella lettura, mentre nessuno si attenterebbe di classificare Manzoni tra i socialisti. Parecchi lavori di pittura e di scultura sono nati nelle medesime condizioni, Rroximus tuus di Achille d"Orsi, e l'Erede del Pattini, per ese!Ilpio, inspirano mille consider11,zioni che possono riassumersi nella dottrina comunistiea di Carlo Marx come nella legge del cuore di Gesù Cristo; ma chi potrebbe dire che quell'operaio sfinito per la stanchezza, raccapricciante nella crudezza della sua miseria, dovesse per Achille d'Orsi riassumere la sciagurata sorte del proletariato; e che L'e1·ede, quel bambino ch'è in così potente contrasto col genitore morto, dovesse tutte sintetizzare le angosciose peripezie dei senza terra e dei senza tetto ? I due valorosi artisti non si erano prefissi certamente di combatte.e una battaglia contro la Borghesia: forse il titolo, più si nto .natico del soggetto erd. nato a opera finita; ma il pensioro che avev.~ guidato l' elaborazione dell'opera era stato di pietà, di sgomento; e perchè intimamente sentito, aveva potuto ussere potentemente tradotto nel lavoro. * * * V'ha pi11ttosto un elemento che contribuisce a volgere l'arte alla osservazione ed alla percezione dei problemi sociali ed è l'ambiente. Gli . artisti vivono nella società, ne sentono le passioni ed i bisogni, vivono della vita materiale e spirituale della collettività, e come hanno svolta la concezione estetica del Paganesimo, quella spirituale del Cristianesimo, e quella panteistica del Rinascimento, devono oggi sentire che un nuovo movimento si accentua. Perciò delle piccole e delle grandi linee della quistione sociale a poco a poco impadronendosi, verranno a modificare il loro spÌl'ito sino a rendere spontaneamente, per un impulso del rinnovato loro spirito, ciò che fino ad 01·a sarebbe stato forzato e artificioso. Il problema si concreta adunque in due proposizioni: È l'artista che deve per principio volgere la propria opera alla intellezione ed alla discussione degli episodi socialisti? Oppure é il progredire e l'estendersi di questa nuova concezione della vita, che può da1·e all'arte un contenuto ed uu [fine schiettamente socialista ? La soluzione non la potremmo trovare nei ragionamenti, ma nei fatti: e di questi fatti v' ha larga messe all'Esposizione internazionale di Venezia. Vediamoli. * * * I quadri ohe tentino di riassumere una tesi socialista sono pochi: uno è l'immensa tela di Rochegrosse • Angoscia umana » un quadro che sollevò vivi dibattiti al Salon parigino. Rappresenta un gruppo di larve luminose attraversanti un cielo grigio, sono le umane aspirazioni, di ricchezza, di amore, di felicità, di gloria ; in una montagnola, che si erge nel mezzo del quadro, si arrampicano gli uomini per raggiungerle ; sono tipi di tutte le olassi, di tutte le condizioni sociali, dal banchiere all'operaio, dal pezzente all'aristocratico, dalla gran dama alla cocotte, dal · merciaio al poeta, e tutti si contendono con uguale accanimento il passo. V'ha chi nella contesa è travolto, e chi riesce ad elevarsi montando sul cor110 dei caduti ; nessuno raggiunge il suo fine. Dietro alla montagnola, con una serie infinita di lapidi e di croci, si stende il cimitero; il cimitero dove precipitano, appena giunti alla vetta, tutti questi esseri sospinti dalla folla montante. Tale macabra concezione che attesta un ce1•vello poderoso, manca di quella super10rità di trattazione, che avrebbe potuto imporla anche al guasto dei nolenti. Quella montagna di corpi che lottano è una cosa voluta, artificiale; mentre il contrasto dei tipi, e quella fine comune al cimitero è disci•etamente banale. Dal lato tecnico poi si può dire che non 1·isponde a quella completezza che è sempre necessaria nell'opera d'arte.

4'72 RIVISTA. POPOLA.REDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI I dottagli rivelano un forte conoscitore del disegno, ma il colorito è monotono. Non poteva accadere diversamente in una tela così vasta perchè la fusione o l'armonia sono le qualità più difficili ad ottenersi. Ùn' al~ra tela, che voleva essere socialista, Cristo de,,osto dalla croce di Jean Beraud, ed inspirarsi a 11uel soda.liJlmo cristiano che è stato ed è di moda oltre Canisio, mentre non è simpatica per la tra.tta.·6ione, troppo grigia e fredda ; p.on ha quella univen;alità di comprensione che solo petret,be caratte1·izzarla pittura socialidta. . Happresenta la cresta di un'altura, prospicente ad una città jndustriale. Ai pitdi della croce sta.nno asciugando le fedte all'esanime corpo di Gesù, parecchie figure moderne; un opemio, staccatosi dal gruppo, di sul ciglione del pendio, minaccia la città, il covo degli sfruttatori, quùllo che dà ogni giorno nuovi sventurati e nuovi ruurtiri. Anche questo potrebbe sembrare più che un' opera d'urte un mal riu:1cito discorso di demagogo. Venduta I di Angelo Morbelli, ecco il quadro, un quadro semplic~, modesto, che si presenta persino con u11a.tecnica poco simpatica, quella dt:i puntini, ma c.. e si impone per la fo1•zadi suggestione che esel'cita. Haffigura una bambina, appena adolescente, distesa'." sul letto ove tu consumato il turpe mercato del quale è vittima. Ma qui l'autore più che preoccuparsi di esprimere la raccapricciante storia, non ha cercato che di preflentarci la sensazione del fatto : un immenso dolol'e, che 11imanifesta a meraviglia negli occhi riarsi dal 1-innto, in quel col'picino e:11le abbandonato e stanco da Ila lotta di re_sistenza. Di quel dolore, di quella . a ngosci<l i,alp1tano e fremono di indignazione gli spett a tori. Ma questo non è che un breve episodio, e la storia de 1 le umane miserie è infinita. g il Perdono gruppo in gesso di Braecke, raffigurante una madre la quale accoglie fra le amol'ose I.Jrtu:cia la figlia che torna carica di sventure e di rimorsi, e l'altro gesso del Biggi Quod supe,-est date pauperibus, e il Proletario, quadro di Ferdinando Vosel, sono forse quelle composizioni che possono raccontare il successo dell'idea socialista nell'arte? * * * Dovremmo adunque dichiarare il fallimento qua.si completo dell' i, ea socia.lista nell'arte se tutta l'Espo- ~bione, nelle sue linee più salienti, nelle sue ope1·.i migliori non dimostrasse con cento p1•ove che quello è i 1 naturale pervertimento portato dalla tesi, ma che dove l'artista agì secondo il proprio impulso, secondo la tendenza del proprio temperamento, si volse di pruferenza. alla vita degli umili, ne mise in rilievo le fatiche e le amarezze, i momenti di sconforto, quelli di calma e quelli di serena pace, descrisse con sentimento, da anima che comprende, le zone desolate, gli abituri, le squallide regioni dove tanti miseri Mi agitano; non perchè quella fosse la moda ma perché ne intuiva la. forte poesia c la suggestiva impressione; perchè quelle figure e quegli ambienti lo att1·aevano più che il fasto dei saloni e la pittoresca ap~arenza dei giardini e delle vie, perchè là trovava un pensiero, qua non isgorgava che una superficiale sensazion9 gradevole. I passaggi semplic_i vi infondono un sensv di mestizia e di conforto, sia che appariscano deserti, e parlino essi soli coi coloriti cupi e tetri, sia che vengano interpetra.ti da qualche gruppo di figure. Ed ecco « Nella Malaria , paesaggio del Miti Zanetti, ad impietosire collo squallore di quelle acque stagnanti e di quelle case mute, che si elevano in mezzo alla palude, fra i vapori nebbiosi miasmatici di contro al sole rossastro ; ecco gli ultimi passi di Costantini, che intona il mesto paesaggio alla vecchia donna che si avvia dalla cappella al cimitero; ecco la 6trada della Croce del Curtens, dove lo squallore dd paesaggio nevoso si fonde alla tr:- stezza. di quei meschini viandanti, soffermati dinanzi al simbolo di redenzione; e tanti altri dove la sensazione di tristezza e di dolore è spontanea e si im · prime nella mente che più non iscorda.. Osservate tutta Li. schiera dei segua.ci dtll'Israel~, oh' è tutta una scuola di pittori del sentimento, I loro fondi sono grigi, tranquilli, e le figure senza esag~- razione di contorsioni o di pose raccapriccianti, parla.no un linguaggio commovente che dice le tribolazioni continue e le fatiche senza. tregua cui sono esposte: Ritorno dai campi di J ozef Isra.els, le povere contadine di Josselin, la vedova di M~rtens eco. Sofferu.atevi dinanzi a questi interni di ca.se olandesi bituminosi, dove un raggio di luce è tutta la letizia e contemplate quei piccoli episodi di vita domestic.1: là si scorge tutta la tenerezza eh' è coLforto degli infelici, e la madre che veglia amorosamente il i,iccino mentre intorno tutto è miseria e dolore, e i bambini che si fanno una festa di quel magro desinare di patate che la mamma ba ap,>resta.to, e la faticosa attività delle filatrici. E riandando a tutta l'esposizione vedrete che intorno que- . st'arte che i,pira sentimenti e situazioni umane, tutti gli arti~ti si affollano, il Petersen la ti atta nei suoi mietitori, il Ve~t,l negli amici, il Liebermann nelle sue lavoratrici di merletti, Dettmaun nella sera d, festa, Scatto la nel quadro i ricchi, Kuchstochs nei pescivendoli; opere tutte che in varie maniere contrastano apertamente con quel gene1·e di pitture fredde ed insuggestive che, il quadro storico, il quadretto di genere, la pittura simbolica e lo studio dei nudi, avevano fino ad oggi indicato come le migliori espressioni dell'arte. * * * È così che mentre l'arte dal frontespizio socialista pa1·e difetti, e nei saggi che si vedono si mostra. inefficace ; il pensiero socialista si fa strada e si rivela dovunque. La ricerca del pensiero a preferenz'I. della cur11 dell'esteriore, doveva necessariamente portare a questo; ed ora che, tramontati gli ultimi superstiti de'- l'accadernismo, l'arte si è fatta obiettiva nella forma, psicologica negli effetti e nel contenuto, non poteva avvenire diversamente. Or,i se e lontano o vicil!o il momento nel quale

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