Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 23 - 15 giugno 1897

RIVISTA.POPOLAREDI POLITICAL. ETTEREE SCIENZESOCIA.LI 449 solo in quanto serve e giova alla monarchia; e si mostrano ignoranti o gesuiti perché ignorano o Jìngono d'ignorare che colla teoria plebiscitari a il popolo che ha fatto una monarohia conserva il diritto di disfarla ( l ). I repubblicani positivisti accettano la teoria e la interpretano senza mutilarla. Essi cercano la base della discussione nella medesima e non credendo che la repubblica sia di diritto divino perciò non escludono che il popolo nell'esercizio pieno della propria sovranità possa per bene intese ragioni o per errore darsi un governo monarchico e si tengono rispettosi delle istituzioni vigenti sino a tanto che saranno volute dal sovrano vero. Essi, però, chiedono ohe tutti siano del pari rispet tosi dela sovranità nazionale riconoscendo nel pop• lo il diritto supremo di disfardi delle medesime istituzioni, quando le spel'imentasse disa<iatte e dannose. Ma da questo 01•eochio i monarchici non ci sentono; e non sentendoci molti anni or sono rispondevano ad Alberto Mario, che colla sua logioa li aveva messi colle spalle al muro, che al popolo, che a vess 1 voluto sbarazzarsi dell!l monarchia avrebbero risposto colle cannonate. Bel modo di ap,Jlicare la teoria plebiscitaria e di rispettare la sovranità del popolo neh? Nella p~rte dell'Estrema, che segue Cavallotti la teoria plebiscitaria la s'intende in tale modo corretto. L'ordine del giorno Sacchi votato nella seconda riu· nione al principio della legislatura, mil'a sopratu.to alla riconqu;sta e al rispetto della immanente sovranità nazionale; e la interpretazione giusta e completa del pl'incipio affe1•mato come caposaldo, quale risultò dalle dichiarazioni illustrative dello stes~o Sacchi, di Colajanui, di Pantano, di Garavetti e di altri, - interpretazione accettata da C:wallotti - permise ai repubblicani di rimanere nella Sala R0ssa accanto ad altri deputati che, almeno pel momento non senti vano il bisogno di manifestare la propria' aspirazione verso la repubblica (2). A questo punto devo constatare ohe il Turati men. tN rimprovera al Bovio di non esser" stato esplicito nel proclamare nel programma la repubblica - e ce n'era di bisogno per un partit'l che dagli altri si di· stingue giusto perché si afferro 1 repubblicano? - sì mostra molestissimo pei limiti dell' esame della carta; modestia che 1r.i.disce la sua antica indiffi,l'enza per la formo. di governo. Egli non sente il biso· gno di modiJìcare, allargare o riformare la Carta concessa da Carlo Alberto si limita a volerla rein- (1) L'amico Mirabelli nel numero precedente ha dimo strato che lo Statuto non è plebiscitario. Gli è mancata l'occasioue di aggiunger<! che Casi Savoia ha assunto altra volta l'impegno formale di convocare la Costituente - dalla quale potrebbe us~ire uno Statuto plebiscitario - e che non ostante la sua deca1tata lealtà, non ha mantenuto la parola. (2) Se il Regio Fisco non avesse sequestrato l'articolo : Attraverso le sal,edi Montecitorio pubblicato nel Num. 19 della Rivista i suoi lettori conoscerebbero le importanti discussioni avvenute nella riunione della Estrema sinistro; ma ci sarà agio di rievocarle, N. d. R. tegrato perchè crede che sia stata fatta a brandelli e chiede la riconquista dei suoi frantumi. A dir ve1·O,ora come ora, n0n direi che abbia torto; sarebbe t!l.nto di guadagnato se si riuscisse a fa.re rispettare ed applicare gli articoli di que1lo statuto octr<,yé. Ma se il Turati riconosce l'utilità e la praticità di queste rivendicazioni modeste e limitate - che sul terreno parlamentare e col bigottismo attuale sono le sole possibili - perché egli e i iiuoi amici non lavorano di conserva cogli altri gruppi parlamentari che si contentano del poco realizzabile a breve scadenza? * * * L'l critica della parte politica del prog1·amma repubblicano farebbe supporl'e che il Turati abborra dalle costruzioni ex novo, dalle rivendicazioni totali; invece prendendo conoscenza della sua incredulità sulla redenzione delle plebi, che considera come un iperbole, se la. si dove3se ottenero colle leggi sociali, si ritrova in lui il collettivista dogmatico e fotransigente, che reputa essere tutto vanità, illusione, canzonatura se non ai arriverà alla pl'oprietà collettiva. Io non credo che Bovio accennando alla redenzione delle plebi per mezzo delle leggi sociali abbia inteso alludel'e alla Ìoro redenzione assoluta: l'assoluto i repubblicani positivisti lo lasciano ai ponteJìci infallibili d.! cattolicismo e del ma1·xismo. Sono convinto invece che egli abbia voluto additare quei miglioramenti possibili e pro.ssimi nella condizione dei lavo• ratori consentiti d..ll'attuale organizzazione politicosociale; quei miglioram•nti, che devono aprire il ouor<1alla speranza nelle• ienerazioni attuali e d,ar lol'O un obbiettivo stimolante an·azione. Ma l'articolo mi accorgo eh' è già troppo lungo e mi riserbo di ritornare sull'importante argomento pe1• mettere in evidenza le contraddizioni non del solo Turati, ma di tutto il partito socialista intransigente. IL SOCIALISTOIDE. LA LIBERTÀ DI STAMPA IN INGHILTERRA. La stampa inglese, come quella di tutto il mondo, si è fatto strada lottando e resistendo contro i suoi persecutori. Ci fu un tempo in cui lo scrivere per il pubblico era assolutamente pericoloso. Si arrischiava di essere decapitati e squartati o torturati col cardo che strisciava i suoi denti di ferro nelle carni della schiena o di avere le orecchie mozze come il Defoe, l'autore di Robison Crosué e il direttore dela Rivista degli affari di Stato, dei tempi di Anna. Durante questo periodo il meno che potesse capi1are a un giornalista era l'infamia de1la berlina o le frustate vigorose del carnefice. Ma il periodo più perverso attraversato dai giornali inglesi - quando dessi cominciavano a essere giornali sul serio - fu quello di Giorgio III - l'antitesi di Carlo Jl. Costui avrebbe rinunciato alla corona piuttosto che occuparsi del governo. Gior-

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