Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 23 - 15 giugno 1897

448 ~ RIVISTA.POPOLA.REDI POLITICAL. ETTERE E SCIENZESOCIA.LI Per tentarla del resto non basterebbe un volume grosso grosso; e non riuscirebbe mai compiuta, chiara. evidente. Tale è la complessità, l'aggrovigliamento dei fenomeni sociali; è tale la rapidità talora e talaltra la lentezza con cui un fenomeno segue ad un altro; ed è pure talmente imbarazzante la reciproca azione e reazione che nella fenomenologia sociale c'è tra gli avvenimenti e che fa sì che gli effetti agiscano da cause, che nè sociologi, nè statistici - da Riimelin a Spencer, da Marx a Gumplowicz, a Giffen, a. Bodio .•. - osano stabilire con sicurezza queste connessioni precise e singole. Però è agevole il giudizio generico e complessivo; e il popolo, quando corre ad una rivoluzione, lo fa guidato da.Il'intuito. Sente che sta male ; il male lo attrihuisce all'intera e complessa organizzazione sociale - e senza sottilizzare, senza discriminazione si toglie d'addosso una istituzione - la mona1•chia, ad esempio -; e spesso se ne trova bene. Ciò può fare l'intuito del popolo ; ma la filosofeggiante connessione di cause ed effetti in un programma susciterebbe un allegro scoppio d'ilarità. Dissi che se si fosse tentata. una siffatta connessione si sarebbe fatta della metafisica pura; intanto il Turati opina che il programma è impregnato d'idealismo metafisico perchè... perché si da la prevalenza alla parle morale! .... Anzitutto non è esatto il dire che tale prevalenza vi sia ; a meno che non la si voglia desumere dalla precedenza con cui è la medesima menzionata. Ma se questi argoment.i formalistici, per così dire esteriori, trovano considerazione nell'animo di Turati mi meraviglia che egli non abbia notato nel programma - stando alla edizione dell' Italia clel popolo - alla parte morale venne consacrata una linea di più che alla parte sociale .... Grave colpa in verità! Smettiamo l'ironia. Sono tra coloro che ritengono essere le condizioni morali un prodotto delle condizioni economiche, politiche e sociali; sono tra colorò, anzi, che ritengono tra tutte preminente la condizione economica. ; nia credo in pari tempo che ogni fenomeno ha. il suo momento storico di preminenza, quasi esclusiva, e che mette nell'ombra tutti gli altri. L'ha. avuto il fenomeno 1•eligioso; l'ha avuto la quistione nazionale. Se Tura.ti non se ne accorge, non so che fa1•ci: ~peggio per lui. Se ne sono a.ocorti i socialisti del suo stampo, che vi hanno insistito negli articoli e nei discorsi e se ne sono fatta. arma poderosa. per battere prima Giolitti, poi Crispi ed ora. Di Rudini. Se esiste questo dato reale del momento storico della preminenza. della qnistione morale c' è metafisica. in chi la. constata? Constatarla, illustrarla, invece non sarebbe vero positivismo, accorta politica? Non contento del!' incomprensibile disprezzo per la questione morale, l'amico Turati mette bellamente in canzonatura l'affermato ·bisogno di rialzare il senso morale ed esclama: « E dire che da venti secoli, pe1• questa utopia, il Cristo pende dalla croce I » Affediddio ! ma gli scettici e i pessimisti non canzonano con altro argomento i socialisti. Per convinoerlo delle inanità dei loro sforzi intesi a migliorare la sorte dei lavoratori ricordano che ci furono sempre ricchi e poveri e continueranno sempre ad esservi; ricordano che l'uguaglianza fu sempre un utopia e continue1•à ad essere tale; ricordano che inutilmente il Cristo fu messo alla ci·oce per la redenzione umana; rico1·dano che prima delle giornate di Lione nel 1831 e di Giugno 1848 in Parigi, che prima della Comune - se1,za far capo alla storia della China - ci fu è la guerra servile con Euno e l'insurrezione dei gladiatori con Spartaco ... Ah ! Turati, amico mio, dove ti trascina la voluttà della critica ·beffarda ... I tuoi, i nostri nemici potrebbero allegramente ritorcerla contro di te, contro di noi .. Nè mi dilungo in considerazioni di ordine storico per dimostrare che anche senza una trasformazione economica radicale si ebbe qualche volta la restaurazione del senso morale - almeno in quel senso relativo, che, in attesa del periodo collettivista, è lecito sperare nelle società umane. Mi limito a citare, in proposito l'esempio del!' Inghilterra e passo oltre. ,. * * Il Turati ha creduto di avere buon giuoco nell'eser citare il suo spirito, alquanto maligno in questa occasione, sulla parte politica. del programma. Egli, però, non riesce ohe a dimostrare la propria ahilità - e non è la prima volta che faccio que.;ta osservazione - nello scambiare le carte in tavola; poiché mette in rapporto il suffragio universale colla Carta Albertina per concludere eh' era inutile il fare oggetto di studio e di rivendicazione il primo perché la seconda non lo esclude. Tante grazie l Bovio non sognò mai siffatta esclusione, ma rettamente pensò che l'inclusione implicita valeva meno di nulla, senza l' inclusione esplicita ed effettuale. Ad ottenerlo in fatto e non virtualmente mirano i repubblicani. Avranno con loro i migliori amici di Cavallotti - come il Sacchi-· i progressisti autentici - se ancora ce ne sono. E i socialisti ? Meglio se saranno c0n noi; si otterrà. più facilmente e sarà bene per tutti. L'esame clella carta l'onorevole estensore del programma repubblicano, però, non lo domandò per includervi il suffragio uni versale, che nessuno ve lo aveva visto escluso; sibbene per delineare più chiaramente qual'era l'obbiettivo primo e sostanziale dell'azione parlamentare del gruppJ repubblicano. In quale senso fu chiesto tale esame - che all'occorrenza potrebbe riuscire ad una bocciatura: non si sa che da cosa nasce oosa ? dagli Stati Generali monarchici non si arrivò in Francia al 93? - risulta all'evidenza dal primo dei due fini presupposti: restituire intero alla nazione l'esercizio della sovranità. Escludendo la malafede, devo dire che l'importanza, il significato di questo presupposto è sfuggito interamente tanto a Turati quanto al Saraceno. del Don Chisciotte, che contro di esso scagliano argomenti, che necessariamente riescono sofistici. La dizione del programma si riconnette alla teoria plebiscitaria con tanta asinesca sicumera o con tanta gesniteria invocata di continuo dai monarchici. I quali riconoscono l'eccellenia del diritto plebiscitario, ma

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