Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 23 - 15 giugno 1897

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 447 Dì Robilant, si spiega che essi siano stati maledet. tamente indispettiti dalla manifestazione repubblicana nel paese, che si riperoosse nella formazione del gruppo repubblicano nella~ Camera dei . deputati• Ed il dispetto traspare chiaro dal tono dell'articolo di Turati, che a denti stretti constata l'aumento nel numero dei voti ottenuti dai repubblioani. Diavolo l la privativa di questi aumenti doveva essere lasciata ai socialisti della lotta di classe e sono stati ben im· pertinenti coloro che sono venuti a distubarli e non si sono rassegnati a lasciarsi seppellire senza neppure gli onori dei funerali - proprio come tanti cani. .. * * Tutta la banda monarchica, di accordo con Turati e coi socialisti, al programma steso da Bovio ha rimproverato la mancanza di chiarezza, la mancanza di precisione e di dettaglio, per così dire simmetrico ; e qualcuno, nei crocchi, se non nella stampa, gli ha fatto colpa grave del non avere esposto l'ordine - perché non anohe il tempo, la soadenza fissa come per le cambiali? - in cui le riforme si sarebbero propugnate e seguiti gli avvenimenti. Or bene nulla di più sbagliato di questi appunti. Sbagliato non solo ; ma anche a parer mio di mala fede perché sono convinto che gli avversari non avrebbero disarmato se il programma avesse avuto le qualità opposte ai difetti, che si volle scorgervi. Se fosse stato semplice e limpidissimo si sarebbe trovato volgare; se fosse stato preciso e dettagliato lo si sarebbe chiamato un centone. Oh l perchè mai dissero un volgare centone il Patto di Roma se non pe,rché esponllva, quasi catologava, tutte le riforme che la democrazia voleva propugnare ed ottenere? NÒn si sarebbe risparmiato il ridicolo al programma se fosse riuscito diverso da quello che è perché i suoi denigi·atori avrebbero osservato che con un pezzo di carta sottoscritto da trenta deputati si avrebbe voluto dar fondo all'universo. Al programma, per distinguerlo da quello di altri gruppi coi quali in Parlamento, i repubblicani possono collaborare, bastava definire e determinare la tendenza sua; e più ohe la tendenza, la meta. In quanto all'ordine delle riforme da propugnare, non esito ad affermare, che il prestabilil'lo è davvero cosa vana. Quest'ordine non dipende né da gruppi nè da singoli ; nè da ministri nè da deputati o pubblicisti. Non dico in un periodo di tempo abbastanza lungo, ma nemmeno in una legislatura, neppure in una sessione si può svolgere od attuare, nell'ordine prestabilito, un dato programma; e ciò con tutte le buone intenzioni del mondo in coloro, che lo presentano. Certo nè il Re che legge un discorso della corona, nè i ministri che gli fanno fare alcune determinate formali promesse vorrebbero venir meno alla parola data; ma gli avvenimenti, imprevvisti e imprevedibili sinora, a loro s'impongono e spesso capovolgono l'ordine delle riforme e talora lo cancellano del tutto. Perciò i deputati repubblicani si sono attenuti agli insegnamenti del più sano sperimentalismo politico limitandosi ad additare lo spirito, la tendenza, la meta del loro programma - segnalando, nelle grandi linee, le trasformazioni preconizzate, convinti della ninna importanza dell'o1•dine anticipatamente segnato, ohe solo gli avvenimenti realmente stabiliscono ed impongono. Ma e' è poi una tendenza nel gruppo reppubblicano parlamentare? L'amico Turati non esita a negarlo; ma che abbia torto indiscutibile lo dimostra la esistenza anche dello scopo negativo, che si prefiggono i repubblicani: l'abolizione della monarohia. Questa é una tendenza negativa, che vale molte altre tendenze che si pretendono positive. La parte più vera più inconfutabile del socialismo contemporaneo è anch'essa una tendenza negativa cioè: così non può durare la presente organizzazione economica. E che non debba durare, giustamente, lo argomentano da un dato del tutto sperimentale : dalle continue trasformazioni che da tempo immemorabile ha subito il suddetto ordinamento. Anoora. Il progra=a, un progra=a repubblicano, contiene più ohe una tendenza; addita una meta ooncreta, precisa ; si riferisce a cosa realizzabile prossima - e perché prossima più temuta ed avversata di altre più radicali e sostanziali, ma per oomune opinione ritenute più remote. La tendenza la si trova nel collettivismo, che per necessità, é allo stato di semplice nebulosa e la si vuole negare alla repubblica, eh' è cosa di j eri e di oggi e che tutti - i socialisti non esclusi - ritengono che sarà lo avvenimento di domani? .... * * * Filippo Turati che sentenziò mancare una qualsiasi tendenza al partito repubblicano fa sua una obbiezione dei monarchici e nel programma pa~- lamentare trova un difetto, una debolezza nel fatto che la parte critica può essere accettata da qualunque opposizione avanzata. Pe1· comodità di polemica ammettiamo ch'egli sia nel giusto. Ebbene come egli, oosì acuto, non si é avvisto che ha tirato sassi nella propria piccionaia? Santi numi ! Ma la critica del socialismo non solo l'accettano i repubblicani, i radicali, alcuni progressisti ; l'a'lcettano pure molti conservatori, l'acoettano i cattolici. Nella parte critica la bella enciclica di Leone XIII - de conditione opificum - non può stare accanto a molte altre critiche di socialisti di stato e di collettivisti? In certe verità, su certi fatti innegabili non é lecito il dissenso se non coloro, che sono affetti da insanabile cecità o fisica o intellettuale o morale l I repubblicani dovrebbero fare una cl'itica falsa pur di farla diversa da quella dei socialisti o di un& qualsiasi opposizione avanzata? L'elegante e arguto scrittore della Critica sociale assurgendo a filosofo della storia o a sociologo positivista non trova nel programma repubblicano una coordinazione evidente di effetto e di cause. Ma se l'avesse tentato? Apriti cielo! avrebbero coperto di ridicolo il tentativo. Di non averlo tentato, del resto, va data lode grande all'on. Bovio. Questa sistematica coordinazione di cause e di effetti é da lasciarsi ai semplicisti, ai veri metafisici della peggiore specie.

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