RIVISTA.POPOLA.REDI POLITICA.LETTEREE SCIENZESOCIA.LI « e crea una perenne sperequazione. Se poi ba- .« diamo alla entità totale del dazio consumo, cioè « a quello governativo e comunale presi insieme, « la sperequazione appare ancora più grave. A chi, « infatti, non deve colpire il fatto che il Veneto « con poco più di tre milioni di abitanti, paghi « meno di dieci milioni di dazio tra erariale e « comunale, e la Sicilia con tre milioni e mezzo « di abitanti paghi ventiquattro milioni e mezzo « di dazio L .. Queste sono non più sperequazioni, « ma offese a quella eguaglianza di trattamento « che lo Statuto ha promesso, almeno nei limiti « del possibile ». Ebbene, la ingiusti?.ia nella ripartizione dell'imposta fondiaria - della cui esistenza legittimamente si deve dubitare - è stata denunziata e vi si provvede con grave danno di tutta Italia; ma non si pensa affatto a provvedere per la ingiustizia stridente nella ripartizione del dazio di consumo. Si capisce: la prima ferisce i settentrionali, la seronda non riguarda che i meridionali .... Dissi che la perequazione vera dovrebbe farsi proporzionando la somma delle imposte colla somma degli averi. Un calcolo, al di fuori di ogni preoc cupazione politica e regionale, del genere di quello consigliato, è stato fatto dall'illustre Prof. Pantaleoni alcuni anni or sono ed i risultati del calcolo sono davvero sbalorditivi. (1) Se ne giudfohi. La ricchezza totale dell'Italia è divisa così; il 48 0/0 nell'alta Italia, il 25 nell'Italia media e il 27 nell'Italia meridionale. Il carico tributario totale invece è distribuito precisamente in senso inverso della ricchezza; cioè: il 40 0/0 viene pagato dall'alta Italia, il 28 dalla media e il 32 dalla meridionale. Così paga meno chi ha di più, e viceversa. Questa è la vera sperequazione, cui si dovrebbe porre riparo e al più presto possibile. Non se ne farà nuUa, perchè sarebbe opera onesta, ma che riuscirebbe a beneficio di quell'Italia meridion~le, che rappresenta, come disse un deputato, la colonia di sfruttamento dei settentrionali. DR. NAPOLEONE COLAIANNI. (1) Il . metodo del Pantaleoni è stato lodato e accettato dal Comm. Bodio - un settentrionale autentico - direttore generale della statistica. La Rivista Popolare di politica lettere e scienze sociali, si vende anche a numeri separati al prezzo di Cent. 20, il fascicolo. La Rivùta Popolare di Politica Lette,-e e Scien::n aocìali esce il 15 e il 30 d"ogni mese, in fascicoli di 20 pagine in 4' granda. Ptr abbonarsi, spedire lettera o Cartolina Vaglia a/l'Onorevole Dr. Napoleone Colajannl - Roma. ILBERSAGLIO REPUBBLICANO (A Filippo Turnti). Continua la critica del programma della parte repubblicana della Camera dei Deputati e mi pare utile continuare la polemica anche dopo che l'autore del programma stesso ha fatto la difesa propria; e parmi utile tornare sull'argomento perchè la sintesi elevata del filosofo non rende superflua l'analisi pedestre del milite oscuro, che segue da vicino il contraddittore e non disdegna di rintuzzar~ le frecciate; tanto più che se i lettori più colti di una rivista possono accontentarsi delle sintesi, ai meno colti non riuscirà di troppo un po' di analisi. Anzitutto una dichiarazione : se io fossi deputato ed a me fosse toccato l'onore di stendere il programma della estrema sinistra repubblicana avrei sicuramente fatto opera di molto inferiore a quella dell'on. Bovio; ma è del pari sicuro che l'avrei fatta diversa, perché diversa é la mentalità mia da quella dell'illustre professore dell'Ateneo napoletano. Quale esso è, però, ai repubblicani riuscì argomento di non poco conforto, perché ha sollevato la discussione ; e non si discutono le cose senza valore, inutili e che non destano né timori, nè apprensioni di sorta alcuna. E si è discussa la repubblica, questa parola vana, cui a giudizio di talÙni, più non risponde alcun contenuto, alcuna idealità I L'idea repubblicana, che si disse sorpassata (?), moi ta e seppellita ha provocato gli strali acuminati dei monarchici e dei socialisti, che spesse volte si sono trovati concordi nella cr:tica. Non mi sorprendono i primi - anzi sarebbe stato inconcepibile il loro silenzio, quando essi si sentivano assaliti; ·mi addolorano gli ultimi, perché con loro c'è tanta via da percorrere insieme, prima che se ne separino coloro che non vorranno s1>guirli nella lotta per le ulteriori trasformazioni, che non ci trovo sugo alcuno a graffiarci e ad indebolirci a vantaggio di comuni avversari. Eppure la critica piil mordace e meno cortese è venuta dai socialisti, è venuta da F1lippo Turati - l'elegante e scettico pamphlétafre. Ed a lui oggi particolarmente rispondo riserbandomi di continuai·e l'avvisaglia cogli altri; convinto, del resto, che su per giù i monarchici nulla hanno saputo ti-ovare di più e di meglio per demolire il programma dei repubblicani parlamentari. Che la critica di Turati sia stata mordace e poco cortese è evidente. Egli ha rassomigliato il program· ma «: ad un discorso della corona scialbo, vago, poco impegnativo, tutto luoghi comuni. > ( Critica sociale 16 Maggio 1897). Non solo; ma lo ha trovato incomprensibile, ed il caso sarebbe grave assai, perchè il Turati ha mostrato di aver capito - in altri tempi, quantunque non remoti - fatti e condizioni, che non conosceva! Se mi addolora il contegno del Turati e dei socialisti, però, non mi sorprende. Data la linea di condotta sinora seguita, e trasudante disprezzo da tutti i pori per il partito repubblicano che trattarono da quantitè negligéable, quasi da quattro predoni alla
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