442 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCI&NZK SOCIALI assume carattere straordinariamente grave sopratutto pel momento in cui arriva e per tutti i precedenti, che alla magistratura e alla sua funzione si riferiscono. La magistratura, che dov' è onesta, ferma ed indipendente dal potere politico ·costituisce una garanzia forse superiore ad una costituzione scritta e liberale, in Italia era scesa in basso e scaduta tanto nella estimazione del pubblico che pochi o nessuno sperava più trovare un freno all'arbitrio dei governanti e neppure un mini?num. di onestà e di sapienza nelle contestazioni e nei giudizi tra i privati. Le cagioni dello scadimento vanno ricercate in una lunga serie di fatti passati nel dominio della storia e che non furono e non poterono mai essere smentiti. Descrivere i più salienti tra quei fatti sarebbe opera proficua; ma ci vorrebbe non un articolo della Rivista Popolare sibbene un volume. Ci limiteremo, perciò, soltanto ad enumerarne alcuni, che costituiscono una vera storia di vergo· gna comprovanti la dipendenza assoluta e continuata della magistratura al pòtere politico. In questa storia di vergogne che disonora coloro, che l'hanno scritta ed il popolo che l'ha tollerata trovano posto distinto: i processi contro l'Unità Italiana per gli assassini nelle cacce reali del Tombolo; il processo contro il Gazzettino Rosa; il Processo Lobbia colle relative sdegnose dimissioni del Procuratore generale Nelli e del Procuratore del Re Borgnini e colla misteriosa morte o scomparsa di alcuni principali testimoni; i processi e le contraddizioni sugli Internazionalisti; i processi sui fatti di Piazza Sciarra, per lo Strigelli, per l'assassinio Fiaschi; il processo della Banca Romana col ricorso Bartoli contro la decisione della sezione di accusa, colla severa sentenza ~lella Cassazione e colla finale e terribile relazione Costa - l'attuale ministro di Grazia e Giustizia. E qui ci arrestiamo, non perchè altri processi mostruosi non potremmo citare, ma perchè crediamo che bastino ad esuberanza per giustificare l'avversione e la disistima del paese per la magistratura. Non era di sicuro l'on. Crispi, quello che poteva rialzare le sorti del supremo istituto ; l'asservimento dei magistrati nei processi svoltisi innanzi ai Tribunali militari, il processo Cellere, la sorte della denunzia Cavallotti nella questione morale, le dichiarazioni ingenue nella loro imprudenza del ministro Calenda sulla formazione dell'ambiente tra i giudici, si credeva che avessero assestato l'ultimo colpo al credito ed all' indipendenza della magistratura. Ma si doveva vedere di peggio! Intanto, affinchè non si creda che il giudizio aspro sia in noi suggerito da passione di parte, ci preme far notare che giudizi: ancora pm severi e di persone insospettabili per il loro attaccamento alle istituzioni vigenti si ebbero in vari tempi e in varie occasioni. Lasciamo da parte l'Imbriani che dice ~ col consentimento tacito e esplicito di tre quarti della Camera - una sentenza giusta essere divenuta tanto eccezionale quanto un terno al lotto; ma potremo passar sopra ai giudizi di i\1arco Minghetti, di Lozzi, di Musio, di Miraglia - questi ultimi alti magistrati anch'essi? e potremo non tener conto di un magistrale articolo di un giurista temperatissimo qual' è il professore Mortara; e del discorso del Prof. Manfredini nella inaugurazione degli studi nell'Università di Bologna? In costoro si trovano tante requisitorie inesorabili sulle deplorevoli condizioni della magistratura. Le quali furono note a parecchi Ministri di grazia e Giustizia, e questi non · esitarono ad esprimere pareri che andarono a confermare pienamnnte quelli su ricordati. Così l'Eula in un brindisi famoso in Torino sentì il bisogno di rammentare che la magistratura non deve 1·endere servigi ; e il Santa Maria sentendosi impotente a riformarla e migliorarla scappò dal palazzo di giustizia proclamandola: un punto interrogativo! Il male era tanto minaccioso e inveterato che il Re inaugurando la XV legislatura promise solennemente che: « sarebbe studiato l'arduo tema « dell'ordinamento giudiziario pe1· elevare la « magistratura a quell' altezza che risponda « alla sua missione ». La parola di un re dovrebbe essere sacra e dovrebbe essere mantenuta. Dovrebbe...... intanto cinque legislature sono passate e l'arduo tema ebbe come risposta la circolare e le dichiarazioni dell'on. Di Rudinì. Rifacciamoci al punto di partenza per venire alla conclusione. Dopo tanti anni di vergognosa decadenza si trova in Roma - la celebrata patria del diritto - un magistrato onesto, coraggioso, indipendente - il Boccelli - che imitando i nobili e rari precedenti di un Nelli e di un Borgnirii vuol fare il proprio dovere e spicca il mandato di comparizione contro un ex questore per tentare di far la luce sul mostruoso assassinio Frezzi. L'atto in sè era e rimane degnissimo di lode; pel momento in cui venne doveva suscitare la più schietta ammirazione. Non c'indugeremo a ricercare se ciò che fece il Boccelli fosse consentito dall'invocato articolo 8 della legge comunale e provinciale, perchè questa ricerca ci sembra davvero meschina. Concediamo pure che l'interpretazione giusta di tale articolo sia quella data dal ministro dell'interno; ammet-
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