458 litIVISTA.POPOLA.il DI POLITIOAL. ETTEREE SOIENZESOOIALI steso dinanzi una vasta carriera di progresso; ma tu non puoi correrla solo : affratellati in un gran pensiero di sviluppo morale con tutti gli esseri, nèi qua li troverai riprodotta la imagine mia. La via t'è seminata d' ostacoli: ma va I la vittoria è certa, perchè io t'ho dato la potenza d'associazione I » Le metafor.e, le similitudini, le personificazioni sono spesso felicemente trovate e conferiscono all'efficacia insieme e alla venustà del dettato. Così per dare alcuni esempi - il vero, « ombra di Dio sulla terra > (XV, 92; XVI, 115) è « come la scintilla racchiusa nella selce: a trarnela è neces~ario lo sfregamento, e il contrasto delle opinioni è pur sempre l'ottima tra le vie di ottenere la verità » (II, 132). Questa che vien pur detta « sole dell'anima ::; (II, 224), « è una sola; ma come il raggio del prisma, essa si rompe e si scompone attraverso ai tempi e agli eventi, assumendone aspetti diversi » (II, 228). Ed altrettanto avviene della bellezza e dell'ordine -universale, che si manifestano in ogni cosa « come il sole si riflette intero in ogni goccia di rugiada ::; (II, 196). La letteratura è il fiore dell'intelletto; lo poesia è il profumo del fiore (II, 363); è anelito dell'anima al bello ( II, 370), è « fiore degli angeli, nudrito di sangue di martil'i e pianto di madri, che cresce sovente fra le rovine, ma s'inoolora sempre dei raggi d'un sole nascente ·» (V, 190); è « raggio di sole inviscerato in tutti gli oggetti, è potenza d' accordo dormente in un'arpa, finchè una mano, toccandola, non venga a destarla; è l'entusiasmo dall'ali di fuoco, l'angelo dei forti pensieri, ciò che vi solleva .al sacrificio, vi divora, vi suscita un vulcano d'idee ::; (I, 266); è « leva ohe, vagando di cosa in cosa, per la universalità degli oggetti 1·eali, ha pur sempre fisso e immutabile il punto d'appoggio nel core: è lago la cui faccia riflette i colli e i boschetti che lo attorniano, e più vivi ed evidenti di tanto, quanto è men turbato e più puro. Figlia del cielo e del genio, essa tocca la terra come appunto la terra e il cielo si toccano all' orizzonte, senza confondersi o compenetrarsi » (II, 214). Nel secol nostro, allo spirare delle nuove aure di libertà, « come la rondine, essa ha lasciato un antico soggiorno, e ha abbandonato un edific:io crollante, ma per correre in traccia di un cielo più puro. Dal trono solitario dei re, s'è rifugiata nella vasta arena dei popoli, nei ranghi dei martÌl'i della patria, sul palco del cittadino, nella prigione del forte tradito » (I, 269). Il poeta è « uomo che sta fra il passato ed il futuro > (II, 255); il genio è ombra iii Dio (II; 253), ma « l' ultimo dei mortali può puntellare d'una pietra la piramide innalzata da-1genio " (II, 119), il progresso è l'anima dell'universo (II, 256); la speranza è « pegno di risurrezione dato da Dio ai giacenti » (II, 189) ; il presente è figlio .del passato (VI, 19); la libertà é pane che tutti i popoli devono guadagnarsi con sudore (III, 296); il pensiero è alito, parola dell'amore (XV, 150); l' amore stesso è ala dell'anima a Dio (VI, 306) ; la Nazione è missione vivente (XIV, 159); il popolo, la coscienza d' una grande idea (XIV, 232); la propaganda, il vangelo delle nazioni (II, 227) ; l'Europa, la leva del mondo (VIII, 177); Roma, il core d' Italia (XI, 80). Il pen· siero, che è pur « luce dell'anima » (VI, 290), quando non s'incarna negli atti non è se non « l'ombra dell'uomo > (X, 110): è simile alla polvere, la forza dell'esplosione viene ad esso dalla resistenza (XV, 150), « L'onore è per la vita morale d1 una nazione ciò che il credito è per la vita economica » (XV, 26); le nazioni sono gli individui della umanità (XVI, 25), della quale la tradizione è la coscienza (XVII, 84), la storia è il verbo (X, 135), la poesia é il linguaggio (V, 190) e le patrie sono le officine (XII, 6). Parla della titubanza« degli Amleti politici » (IX, 282), chiama il Proudhon « Mefistofele della democrazia » (VIII, 109); dice che « i libri di schietta letteratura splendono in terra schiava come lampade intorno a feretri: possono illuminare, non riscaldare i cadaveri» (IX, 304· seg.), e rassomiglia la protezione ooncessa dai principi alle lettere, all'abbraccio d' Ercole, che sollevò Anteo dal suolo per affogarlo (lI, 175). < Il greco sapere, » che, « cacciato dal centro, si di diffuse all' intorno, » quando l' Ellade cadde sotto la spada di Roma, egli paragona al « vaso infranto da cui si spande in molte direzioni il !icore » (II, 173); e il cristianesimo, che inaugurò una civiltà novella, pur traendo con sè la rovina dell'impero romano, paragona al to1•rente « che feoonda le terre lontane, ma sommerge il luogo qonde sbocca ::; (II, 178). Scorge « il campo della scienza ravvolto in un buio seminato qua e là di lumi deboli e incerti, che mettono a precipizi, dirupi e pantani, tranne un solo che guida alla. verità, e noi tutti erranti per rintracciarlo, e traviati ad ogni istante da quei lumi fatui » (II, 130). In Faust, che « contempla l' opere proprie colle angoscie del disperato, > e che una negra fatalità incalza ed avvinghia, scorge « l'uomo che rovina giù da una rupe, e trae seco, aggrappandosi nella caduta, gli sterpi, le piante, i sassi, sporgenti » (II, 108). Il Byron salutò, « quasi involontario, in alcune linee, il sole dei giorni avvenire; cantò un inno ai suoi primi raggi che strisciavano sulla Spagna, che ponevano in fermento l'Italia,» come la statua di Mammone < che nel deserto manda una voce armoniosa al levarsi del sole » (I, 262). Grida ai popoli che « il dito del destino scrive: dispotismo o rivoluzione » (XV, 144), e a giornalisti traviati, dice: « Voi mi sembrate combattere, come Aiace, nelle teneb1•e ; senonchè egli pregava gli dei pe1·ohè gli concedessero la luce: voi chiudete deliberatamente gli occhi al raggio che v'illumina da tutte pa1•ti. » (IX. 112). « La trama della vita s'intesse di fila varie e infinite, ma connesse tra loro, e il dolore, come 1·agno in sua tela, siede a capo di tutte» (II. 146). » V'hanno opere, a compiere il cui sublime è d'uopo che una parte rimanga nella oscurità: nèlapunta luminosa della montagna salutata dal prtmo raggio del sole è .mai così bella come quando l'ombra nera, che oscura i suoi tìanchi, contrasta con essa, nè mai forse la faccia della bellezza è così seducente, come quando un velo ne asconde una parte » (Il, 109 seg.). « Come in un tramonto fra l'Alpi, l'anima non impicciolisce, non s'arretra davanti alla idea del morire, vede al di là un
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