RIVISTA.POPOLA.RE DI POLITIOA.LETTERE E SCIENZESOCIA.LI 455 ricorrono ancora reminiscenze letterarie di quel generoso e travagliato paese: nel primo (XVII, 39) è riportata li\ preghiera d'un poeta patriota polacco ; nel secondo (XVI, 147) si afferma che in Polonia fiorisce una poesia superiore a ogni altra poesia sorta dopo il Goethe e il Byron. Abbiamo qui fatto il nome di quello fra i poeti del nostro secolo, per cui il Mazzini nutriva più viva ammirazione e più caldo affetto. Mentre inveisce contro i « poeti di scetticismo e di disperazione, imitatori di di Byron come la scimmia dell'uomo» (IH, 1~6), egli s'inchina al cantore del Child Harold, al poeta che « errante in cerca di una speranza >, la trovò sotto sotto il cielo d'Italia (III. 186-87). Egli disposa il nome di lui con quello di Dante (I, 18, 367; II, 382; ecc.) cosparge de' suoi versi le proprie pagine, (1) e lo mette a raffronto oon Napoleone, • i due uomini - egli dice - che :hanno rappresentato.... e conchiuso l'epoca individuale. L'uno il re degli eserciti l'altro il re delle immagini: poesia d'azione e poe 1 sia di pensiero > (II, 257 seg.). Del resto la letteratura britannica egli conosceva meglio d'ogni altra straniera. Fu osservato che l'interesse e lo studio di cui può essere oggetto la let,... tera.tura d'un dato paese è in ragione diretta con l'affezione o la simpatia sentita per il paese stesso: (2) e il Mazzini amò grandemente l'Inghilterra. «: Alla patria di Milton e di Cromwell, alla terra della libertà religiosa, civile e commercia-le >, (3) il Profugo chiese asilo ospitale, allorchè tutto il resto d'Europa l'aveva bandito da sè, e ve l'ebbe per quei lunghi anni che furono forse i più sereni, e certo i più fecondi della sua travagliosa carriera. E se il suo animo si sdegnava alla « perfidia » di quegli uomini di stato (V, !,64) e alla « crudeltà > di quegli economisti (V. 109), esso rendeva pure l'omaggio ·della gratitudine al generoso ardimento del Gladstone che aveva denunciato al mondo civile le infamie del governo napoletano (VIII, 117), e affermava che « in Inghilterra le amicizie crescono difficili e lente, ma più che altrove sincere e tenaci» (VI, 11 seg.). Tra i suoi amici inglesi erano lo Stuart Mili, il Carlyle e la moglie di questo. Morto il Byron, egli condensò le sue opinioni sui poeti inglesi contemporanei in quello ch'egli chiamava _ come c'informa A. Mario - triangulus gradus ad Parnassum: SirW. Stou ty, Word1wor1Cbo,ler I molli (i) Dopo l'Alighieri, il Byron è certo il poeta ch'egli cita più di frequente. V. p.: es. I, 2H, 252; II, 224, 366, 385· VII, 328 e VIII, 207 seg.. dove riassume il breve compon'imento Tenebra. Altrove (Il, H6) rileva le imitazioni byroniane che ricorrono nelle Fantasie del Berchet. (2) V. il nostro articolo sopra G. Gladstone e i suoi studi di letteratura italiana nella Rassegna Naz. 1 ott. 1895, p. 414. (3) IX, 88: Sulla politica dell'Inghilterra al tempo à.ella guerra d'Oriente (t855). * * * Ma vuolsi ormai assurgere più alto colla nostra disamina, e vedere quali fossero i criteri primi, i supremi principi di lui in materia di letteratura, de' quali le opinioni e i giudizi particolari di cui s'è finora discorso, sono la dipendenza e il prodotto. Il pensiero artistico e letterario di Giuseppe Mazzini deriva dirittamente dal su~ pensiero civile e politico, di cui presenta insieme il logico sviluppo e la più opportuna illustrazione, La divisione ch'egli istituisce della storia dell'umanità in tre grandi epoche: della <individualità>, della « sovranità nazionale> e della < fratellanza dei popoli > la prima chiusa, quanto ai principi, colla proclamazione de' diritti dell'uomo poco innanzi la fine del secolo scorso, e, quanto all'azione, colla conquista napoleonica; la seconda, auspicata ed aperta-da' moti rivoluzionari avvenuti nelle varie parti d'Europa, dopo il secondo decennio del secolo presente; la terza, ancora nascosta nel grembo del futuro e il culmine sommo a cui attingerà. l'umano progresso - tale divisione, diciamo, trova riscontro anche nella storia delle arti e delle lettere. L'individualità, a cui pur queste s'inf01·marono per il passato, e che toccò il massimo grado nel Byron, il Napoleone della poesia, dovette cedere davanti allo spirito popolare e nazionale che le animò col sorgere della scuola romantica : e già ormai si scoi·gono i segni forieri d'una letteratura che sarà < europea nella sostanza, nazionale nelle forme > (V, 190). È questa la tesi dal Mazzini arditamente enunciata e svolta nello scritto giovanile che s'intitola appunto: D'una letteratura europea, stampato < dopo lunghe contestazioni, note e corrispondenze » (I, 27), nella Antologia fiorentina, e che porta in fronte le fatidiche parole del vecchio Goethe: «: Io intravedo l'aurora d'una letteratura europea: nessuno fra i popoli potrà dirla sua: tutti avranno contribuito a fondarla> Essa non perderà i suoi peculiari caratteri nazionali, mentre acquisterà d' ampiezza. e di forza. «: Esiste .... in Europa una concordia di bisogni e di desideri, un comune pensiero, un'anima univtirsale, che avvia le nazioni per sentieri conformi ad una medesima p,arte. Dunque la letteratura .... doVl'à inviscerarsi in questa tendenza, aiutarla, dirigerla, dovrà farsi europea> (II, 191). E altrove : < Ricongiungere gli _intelletti alla tradizione nazionale, e avviarli, attraverso la Nazione, all'ideale europeo, è questa in oggi la missione della letteratura in Italia > (IV, 15). Epperò saluta.va. egli con giubilo la magistrale storia letteraria dello Schlegel, pur biasimandone il difetto di sintesi e l'eccessivo entusiasmo per i tempi di mezzo (II, 83, 86); e nel Dramma storico e nella Filosofia della Musica rispettivamente proponeva che si imprendessero due grandi collezioni: l'una de' dr a.mmi nazionali, l'altra delle canzoni e degli inni pur nazionali dalle età più remote ai nostri giorni: collezioni che getterebbero nuova luce sulla storia e la civiltà de' vari popoli e tempi, e fornirebbero insieme il più splendido documento dell'umano progresso (1). (1) Analoghe collezioni egli vorrebbe che si facessero per le epopee nazionali e per i libri religiosi (II, 271).
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