" RIVISTA POPOLAREDI POLITIOALETTERE E SCIENZESOCIALI 453 stabile e garantendole da perturbazioni, che, in definitivo, ridondano a danno della tranquillità dello Stato• .. * * Ma, come accennavamo sopra, non basta . {)Onservare la piccola proprietà esistente; bisogna cercare anche di aumentarla, facendo arrivare al godimento diretto, personale della terra quelli che ora ne sono spogliati. È una osservazione molto vecchia che il più pericoloso e fanatico rivoluzionario si trasforma nel più pacifico e tenace conservatore, quando arri· va a possedere pochi palmi di terra. Numerosi sono i tentativi fatti in Italia, per aumentare il numero dei piccoli proprietari, distribuendo fra essi piccole quote di terre demaniali o comunali. Si è avuto quasi dappertutto un vero insuccesso. La storia di tutta la legislazione sui demani meridionali lo dimostra luminosamente. Queste leggi, che avevano per intento di dividere fra i miseri braccianti le terre comunali, su cui i cittadini esercitavano i diritti di pascere. seminare, far legna, ecc., nella speranza di elevarli alla condizione di ag1•icoltori proprietari, non servirono ad altro, che a far passare rapidamente quel.le terre nelle mani di pochi grossi capita.listi. Il possesso di un pezzo di teri•a, spesso insufficiente per la sudsistenza di una famiglia, inutilizzato per la mancanza di capitali con cui coltivarlo, è o diventa, appena la scarsa rendita diminuisce, un onere per il contadino, che deve trarne di che pagare il canone al Comune che concesse la terra, l'imposta allo Stato, quasi sempre l'usura allo strozzino. E corre a disfarsene, per un tozzo di pane, e la terra si accumula nelle mani degli speculatori ed egli torna più povero di prima ; perché, per lo innanzi, su quelle terre poteva almeno esercitare le servitù di semina, legnatico, ecc. ; adesso passarono libere nelle mani di grossi proprietari. Sono stati studiati molti mezzi per impedire che questi inconvenienti si verifichino ; ma non valgono a raggiungere completameute lo scopo. Pur troppo, non è facile trasformare in libero proprietario un contadino nullatenente. Non basta dargli un pezzo di terra ; bisogna difenderlo contro le tentazioni di disfarsene, per soddisfare bisogni e desideri momentaneamente più impellenti. Bisogna togliere al nuovo piccolo proprietario la libera disponibilità della sua quota di terreno, che deve rimanere come appannaggio della famiglia. Secondo il nostro pare1•e, si evitano gl' inconvenienti ora indicati costituendo le nuove picJole proprietà col ~istema dell'Homestead obbligatorio, ossia vietando per legge l'alienabilità ed il frazionamento delle terre concesse. E qualora esse venissero abbandonate o neglette nella coltivazione, dovrebbero tornare a disposizione dell'Ente che le aveva concesse, per ricaderle ad altri richiedenti. * * Noi abbiamo avuto sempre molta simpatia per un altro sistema di godimento della terra, e da molti anni abbiamo ripetutamente cercato di richiamarlo in onore i e ora vediamo con piacere che si è venuta formando una corrente favorèvole alla ripristinazione di quelle forme di proprietà, certamente primitive, ma che possono rendere non spregevoli vantaggi anche ai tempi nostri. Intendiamo parlare della proprietà collettiva (1). La comunanza agraria è stato il modo originario di godere la terra presso quasi tutti i popoli del mondo. Di essa esistono ancora molti av:i.nzi, e se ne trovano alcuni importantissimi nel!' Italia centrale, meridionale ed insulare. È inutile che io ripeta qui ciò che altrove ho largamente esposto su questa materia. Dirò soltanto come la comunanza ag1•aria possa venire organizzata. Stabilita la superficie, di cui il Comune può disporre per la costituzione della comunanza, una parte viene destinata, come accadeva primitiva.mente, a bosco, un'altra a pascolo, un 'altra a coltivazione. Si provvede in tal modo alla legna per il fnoco, al p11scolo per il bestiame, alla terra per la alimentazione della famiglia; e si soddisfano così i bisogni più urgenti della gente povera della campagne. Le terre a coltivazione Hi ripartiscono in quote, proporzionate al numero delle famiglie che non pos• seggono nulla, o tanto poco da non bastare alla vita. Per ciascuna quota si corrisponde al Comune un piccolo canone in denaro, o, meglio, in natura, sulla base della quinta o sesta parte del prodotto. Le quote si distribuiscono a sorte. Le nuove ripartizioni o sortef?gi si fanno a pe1-iodi più o meno lunghi, possibilmente ogni nove o dodici anni. Il possessore della quota ha diritto di migliorare, facendovi piantagioni, dissodamenti ec<'.; e, al nuovo riparto, dovrà essere rimborsato dei miglioramenti eseguiti. La proprietà o godimento collettivo cosi ordinato, compreso il diritto al rimborso per i miglioramenti, trovasi pienamente attuato nella Provincia di Roma, con molta soddisfazione delle persone interessate. l vantaggi della comunanza agraria sono evidenti. La terra rimane proprietà del Comune e ne è impedita la dispersione e il successivo accentramento nelle mani dei grandi proprietari. Questo patrimonio comune assicura, a chi nulla possiede, una parte di un fondo inalienabile, della qual e l'individuo può ritenersi come proprieta1•io e dove può impiegare p1•Ofìcuamente il suo lavoro, meglio che lavorando come salariato per altri. Esso dev'essere considerato come un fondo di riserva per la classe povera delle campagne, come una valvola di sicurezza contro le idee sovversive, come il mezzo migliore per sopire il cumolo di odi e d' invidie che nutrono non abbienti contro i proprietari. .. * * Si domanderà : dove sono le terre, che accorrerebbero per creare i nuovi piccoli proprietari e ricostituire le comunanz" agrarie 7 (i) Vedansi le mie pubblicazioni: Affranca:::ionedei diritti d'u_sonelle JJ1·ovincieex pontificie - Memoria priIl?a, ·1.880; i\lemor1a ~econda, '1887 - La proprietd collettiva in Italia - 1890 - Il socialismo e la costituzione della proprietà - Demani e terre incolte - 1894 - Ordinamentc, dei dominii collettivi nelle provincie ex ponti(ì,cie e nell' Emilici. 1894,
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