Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 22 - 30 maggio 1897

t R.IVISTA.POPOLA.RE DI POLITICA.LETTERE K SCIENZESOCIALI 439 • ai Primi non arrecò il menomo danno l'imposta al 15 010; mentre un'aliquota più elevata sarebbe riuscita gravosa agli ultimi. L'imposta viene distribuita in via amministrativa. senza dichiarazione; ma il ruolo provvisorio viene sottoposto per 15 giorni all'ispezione dei contribuenti che entro tale termine possono avanza.re reclamo a1 consiglio comunale. Il personale che concorre più a( tivamente a fissa.re il reddito dei cittadini è quello della polizia. La quotizzazione non solleva numerosi reclami; in media sono 90 all'anno, cioè il 2 O[O delle famiglie tassate. Il prodotto dell'imposta da.11880 in poi rappresenta all'incirca il 7 O[O del totale del bilancio dell'entrata. Attualmente non ha carattere sociale. L'imposta progressiva sul reddito esiste in altri piccoli comuni del Belgio : Huy, Herve, Enzival, Dizon, Ohatelet. R.EOENSIONI. Prof. SAVERIODE DOMINICIS: Linee di pedagogia elementare. Parte prima. Roma, Società editrice Dante Alighieri. 1897. Prezzo L. 2. Eccoci di fronte un libro piccolo di mole, scarso di ci· tazioni, modesto, senza pretensioni; ma ricco di prE>gie la cui lettura si raccomanda agli insegnanti, a quanti per ufficio si occupano di pedagogia ed a quanti vogliono conoscere l' importanza e l'efficacia di una scuola veramente educativa e poterne applicare i principi, che la devono inspirare. li chiaro Prof. De Dominicis con questo libro intende sottrarre la pedagogia all'astrusa psicologia dei filosofi e renderla popolare collo studio sperimentale. Non diremo che egli sia riuscito completamente; nè sapremmo s:ttoscrivere a quella specie di antitesi che parrebbe scaturire dalla lettera deil(I sue parole tra la psicologia e lo sperimentalismo; ma è certo che allo scopo di molto si è avvicinato ed è riuscito a dare buona norma agli insegnanti. Il nostro A. uniformandosi alla buona corrente che prevale oggi avverte che la scuola non dev'essere semplice strumentalità per acquistare cognizioni, ~a organo di edu· cazione nazionale; la cui mancanza più che altrove si sente in Italia. L'educatore poi badi sempre a curare lo sviluppo della spontaneità nel fanciullo ed a tenera in gran conto la legge di adattamento. Coloro che credono che l'educazione sia il compito speciale della famiglia vengono giustamente avvertiti' dal De Dominicis che la famiglia è insufficiente per una educazione sana e completa; lo Stato, oggi più che pel passato, è l'organo della cultura e della educazione necessaria alla nostra civiltà. L'organizzazione sociale moderna alla sua volta rende universalmente necessaria la scuola; e la scuola popolare sopratutto. « La scuola popolare odierna è culturl!- totale dell' individuo per la totalità sociale ». La sua importanza riesce evidente se .si pensa che « la scuola popolare, nella funzione didattica dello Stato, riesce diversa da qualsiasi altra scuola percbè è fine a sè stessa. Mentre il Ginnasio, il liceo sono essenzialmente per l'Universita, la scuola popolare è per sè, non prepara a corsi superiori. Mentre il ginnasio ed il liceo formano la capacità e la cu:tura necessaria per tutte le professioni universitarie e superiori, la scuola popolare dà la cultura generale, che è a tutti necessaria per la vita sociale e per i mestieri e le professioni più semplici della vita ,. (p. 5i). I limiti e la durata del periodo educativo nella famiglia e nella scuola· si allargano continuamente per la storicità dell'uomo; la quale pure diversifica l'azione educativa tra i differPnti popoli. Inoltre « più la specie umana è elementare nel suo sviluppo, maggiore è l'azione educatrice della natura e dell'ambiente, minore l'azione educatrice diretta, preveggente, deliberata. Quesfultima forma educativa segue i progressi della civiltà e della cultura. E nella civiltà l'ammaestramento è più determinato e premuroso perchè maggiori sono la cultura e l'affetto _umano. Nella civiltà la cooperazione dell'individuo a formare sè stesso è più viva, perchè più l'uomo vi si sente uomo, più ragionevoli sono i suoi scopi, pill pregilta la sua natura ». (p. i7). Fermiamoci sulle finalità dell'educazione, chè ne vale la pena. « L' idea'ità morale non è tutta la finalità dell'educazione. Senzi preparare una .generazione al lavoro e alla prosperità sociale, l'educazione etica rimarrebbe incom · pleta, disadatta ai bisogni della vita; riuscirebbe qualche cosa di ascetico e di mistico adatta a bonzi o a frati que stuanti. Nè va ticiuto che è la prosperità economica d' un popolo quello che a sua volta, rende possibile un più alto svolgimento educativo. Dove le società sono povere, l'educazione è angusta. Il selvaggio trova una destinazione al suo figlio di tre anni. Nella civiltà l'accrescimento della ricchezza allarga, in proporzione ad essa, il periodo educativo. Più un popolo è ricco, mE>gliola ricchezza vi è distribuita, più l'edu.cazione vi si allarga, più il periodo educativo vi si aumenta ,. « Però anche la moralità e la prospe;·ità creata dal lavoro, non esprimono oggi tutti i fini dell'educazione sociale. Il sapere rappresenta per sè l'alto patrimonio di una società e nessuno potrebbe dire educato l' ignorante solo perchè buono e laborioso. Aggiungi che senza vita spiri tuale di cultura e di scienza, la moralità e la prosperità, anche raggiunte, resterebbero frutto precario di abitudini non opera duratura e feconda di coscienza. È il sapere che oggi vivifica gli alti ideali morali. Oggi i popoli lavorano e p,·oclucono come sanno, e il popolo che più sa e meglio sa produce più e meglio.» (p. i3 e i4). Di un ultimo punt<>vogliamo intrattenerci seguendo il De Dominicis. Qual' è l'efficacia dell'educazione: hanno ragione gli ottimisti che l'esagerano, i pessimisti che la riducono a minimi termini o gli eclettici, che l'ammettano per le ccsideLte nature medie 1 » Noi affermiamo, dice l'A. contro l'eclettismo l'universalità dell'efficacia dell'educazione; affermiamo contro l'ottimismo e il pessimismo la relatività nell'efficacia dell'educazione. Nessuno si sottrae all'E>fficaciadell'educazione, ma l'efficacia educativa è relati va; non è mai nè onnipotenza, nè impotenza». (p. 26) Vorremmo spigolare dell'altro nel libro. del De Domini- »is, ma crediamo di esserci dilungati soverchiamente per una recensione. Tra i difetti notiamo: che le sue statistiche sull'analfabetismo potevano essere più complete, più recenti e più chiare e che per l'Italia sarebbero stati assai istruttivi i confronti interregionali, che avremmo voluto vedere trattata la parte della formazione del car3t• tere di cui si occupò il Sergi in un impareggiabile libric cino; che, sebbene l'A. abbia voluto eliminare le citazioni avremmo volu'o ricordato esplicitamente il compianto Angiulli là dove si parla della storicità dell'uomo e del compito dello Stato; e che infine la parte dedicata allo sviluppo fisico e psichico del fanciullo ci sembra molto inferiore ai librì del Perez, sebbene come lavoro sinteti-io ci sembri sempre raccomandabile ai padri ed alle madri. E le buone mamme. tengano bene in mente questa osservazione giustissima dell'ottimo Prof. De Dominices : 41. I fan-

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