RIVISTA.POPOLA.RE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZESOCIA.LI 437 no l'ardire di volgere quei bellissimi asclepiadei di Exegi monumentum in settena1j sdruccioli e piani. Il sentimento in Orazio, come si è notato, o manca completamente o è simulato dall'arte; e se di lui non traduci l'arte non puoi tradurre il sentimento. Quella sobrietà di stile, quello splendore d'imagini, quei voli lirici eh' egli derivò dall' imitazione dei greci, e più specialmente quella giustezza e schiettezza di linee del disegno poetico costituiscono tutti i pregi dei Carmina; e se tu non me li traduci fedelmente, rendi il Venosino irriconoscibile. Or la metrica, si sa, è l' elemento più esenziale dell'arte poetica; particolarmente di quell'arte, che è bella perché è arte, e non perché contiene tesori di vera poesia. Sicchè Orazio non si pnò tradurre che nella metrica oraziana; ed é questo il motivo per cui il Rapisardi paga ora il suo tributo alla poesia barbara, eh' egli afferma di detestare più di prima. In conclusione: la letteratura italiana; mercè l' opera del suo vero e grande poeta, possiede finalmen, te una stupenda traduzione d'Orazio, come di Luc1•ezio ~ e di Catullo. A. CAMPANOZZI, SPERIMENTALISMO SocIALE. La. crisi agrumaria. In Italia le crisi si seguono e si rassomigliano nei loro effetti deprimenti la economia nazionale; si seguono e talora si accavallano. Più intense e più disastrose furono la crisi enologica e la crisi zolfifera; queste non erano scomparse e già sopraggiungono quelle degli oli e degli agrumi. C' è anche alle viste quella cotoniera, la cui industria a forza di protezione minaccia di essere colpita da sovra.produzione disastrosa. In questo momento la crisi agrumaria richiama maggiormente l'attenzione del parlamento e della stampa perché le olezzanti piante di aranci e limoni che formavano il poetico e celebrato ornamento delle più belle contrade del mezzogiorno sono divenute causa di lagrime e di tristezza. Fermiamoci un momento su di essa cominciando coll'esporre alcuni importanti dati di fatto. Due sono le cause precipue della crisi, eh' è tanto più terribile in quanto che non si limita alla l'iduzione del prezzo, ma arri va alla completa mancanza di affari almeno in questo momento di panico e di incertezza. Il nostro amico G. Cottone scrivendocene da Palermo aveva insistito principalmente sull'aumento della produzione qualé ·cagione principale della crisi• Che egli, in parte, fosse nel vero risulta dalle discussioni dei vari congressi agrumari e delle varie Camere di Commercio delle zone interessate (ReggioCalabria, Messina, Siracusa, Palermo, Catania etc.) e venne confermato dall'on. Silvestro Piccardi, tanto modesto quanto diligente è sc1•upoloso,nella relazione fatta sulla quistione alla società degli Agricoltori italiani nella sera del 26 aprile. Egli confessava che in alcuni anni le piante di agrumi da 10 milioni si erano più che raddoppiate. La sovra.produzione da sè sola sarebbe sufficiente a spiegare la crisi. Il danno si è aggravato pel fatto che invece di aprirsi nuovi mercati al consumo in corrispondenza dell'aumento della produzione si corre il pericolo di perdere quello che sinora è stato il più importante: il mercato degli Stati Uniti del Nord America, che assorbiva quasi une metà. dell'intera esportazione nostra - 1,114,647 quintali per un valore di circa 16 milioni di franchi, sopra nn totale di 2,372,369 quintali nel 1896. Questo pericolo fa sì che c• è la inazione negli affari ed i prezzi degli agrumi e dei loro derivati siano divenuti puramente nominali. Il pericolo americano, quale lo si chiama, è generato da un doppio ordine di fatti : da nn lato aumenta la produzione locale specialmente nella Florida e nella California ; dall'altro - e forse in conseguenza di quel primo fatto - la Camera dei deputati e il Senato hanno aumentato il dazio d' im. porta.zione. Prima d'indicare e vagliare i rimedi proposti si deve esaminare l'entità del pericolo denunziato. È assicurato che non ostante l'aumento straordinario della produzione locale - la Florida · prima dava 250 mila casse di aranci ed ora ne dà 5 milioni l - la nostra e3portazione negli Stati Uniti è cresciuta regolarmente e continuamente: fu di quintali 754,805 nel 1891 ed arrivò a 1,114,647 nel 1896. È giusto, però, che si aggiunga essere l'aumento determinato dalla esportazione dei limoni. Ma il nuovo dazio votato dal Senato americano varrà ad ottenere il risultato che non si ottenne coll'aumento della produzione locale, cioè l'e.spulsione del mercato dei nostri agrumi? A priori non può darsi una risposta esatta, come ben osservò l'Economista d'Italia. La tariffa Dingley, aggravata del Senato, triplicherebbe il dazio attuale in base alla tariffa Wilson; ma siccome il dazio non sarebbe che di L. 0,156 per ogni frutto, noi crediamo che tenendo conto della ricchezza del mercato americano i consumatori non rinunzierebbero all'uso degli agrumi. Il pericolo vero viene dall'aumento della produzione locale - almeno per gli aranci. Ad ogni modo è bene prevedere in tempo e provvedere. L'abbondanza dei rimedi p1•oposti contro la crisi dimostra la g1•avità della malattia. Il solo Comitato parlamentare ha presentato dieci gruppi di proposte .. Il primo rimedio sa1•ebbe la riduzione della produzione. Non c' è da pensa.rei, almeno sino a tanto che durissime, inesorabili contingenze non costringano ad adottarlo ; poiché non si può immaginare che si vadano a distrurl'e gli splendidi agrumeti, che costano tanti anni di cure e tanto impiego di capitali. Questa distruzione poi non colpirebbe i soli proprietari, ma ancora e più i lavoratori, che nei giardini trovano occupazione bene rimunerata. Le colture sostitutive non sono facili, perché il solo tabacco rappresenterebbe una coltura abbasta.nza ricca ; ma il ftsoo non la vede bene. E poi il consumo di tabacco
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