\ 432 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI Dopo Dante, lo scrittore italiano che il Mazzini perseguì di più lungo studio e di più grande amore, è quello eh' egli ebbe a chia,ma1•e « il padre degli esuli, » (1) e il cui volume fu trovato sul letto di morte del solitario di Caprera: « quell'uomo che, venuto a tempi di lotta fra la giovine e la vecchia età, seppe, come un ponte tra due abissi, starsi sublime immobile, incontaminato dalla nuova licenza e dal1' antico servaggio » (II, 119), e che fu,« per acume d'.ingegno, filosofia di pensiero e potenza d'espressione a null'altro secondo : per nobiltà di cuore e ~ndipendenza di vita, primo » (II, 73) : vogliam dire Ugo Foscolo, Non ancor giovinetto, allorq~ando, come egli ci racconta, si diede « fo.nciullescamente a vestir sempre di nero, » parendogli di portar così il lutto della sua patria, la lettura dell' Ortis lo « infanatichì » tanto, che lo volle imparare a memoria. « La cosa andò tant'oltre - egli aggiunge - che la mia pove1•a, madre temeva d'un suicidio » (I, 16). Altrove e' informa d'aver dettati « lunghi frammenti d'un libro foggiato, quanto alla forma, sull'01·tis, » e che intendeva di pubblicare anonimo sotto il titolo « Reliquie d'un ignoto » (V. 217); ne smarrì poi il manoscritto. Il suo nome del resto rimarrà perennemente legato a quello del grande poeta, come il nome di colui che, superando difficoltà d' ogni sorta, completò e diede alla luce l'ultima opera, di lui, cioè il Commento alla Divina Commedia (2). E del suo amore per il Foscolo è pure non meno cospicuo, sebbene assai men noto documento, il carteggio col Le Monnier, da noi citato dianzi. L'editore fiorentino gli aveva scritto (a Londra), proponendogli di collaborare ad una edizione completa delle opere foscoliane. Ed egli rispondeva tra l'altro: « Dio sa che non son nato per mercanteggiare e che vorrei potervi dire : ecco qua il mio tempo e l'opera mia gratuitamente e per amore del nome di Foscolo ». Ma eran tempi tristi per l'Edule, il quale, poco dopo il suo arrivo nella metropoli britannica, s'era trovato costretto a incontrar de' prestiti con usurai, e persino a impegnare giubba e stivali. Le sue pretese eran però modeste: chiedeva fr. 70 per un foglio di 16 pag. (formato della Quarterly Review ), per tradurre dall' inglese gli articoli d<LlFoscolo stesi in quella lingua, impegnandosi a ritradurre senza compenso quelli che già eran stati malamente reca ti in italiano da altri. Dalla corrispondenza apprendiamo pure eh' egli aveva incominciato una Vita del Foscolo. Senonché, come si rileva dalle ultime lettere, gravi occupazioni (1) Vedi F. MARTIN!, Giuseppe Mazzini e l'edizione delle opere di ·Ugo Foscolo, nella Nuova Antol. i e 15 maggio 1899. (2) Incominciato tra gli incoraggiamenti d'illustri inglesi, quel lavoro era stato troncato dalla morte del Foscolo. Quindici anni dopo, in seguito alle istanze del Mazzini, allora a Londra l'editore italiano Rolandi in quella città ne acquistò il rn. s. per una somma ragguardevole e lo rimise al Mazzini, il quale senz'altro s'accinse ali' ardua impresa di completarlo.;sono interessanti le lettere in cui egli si descrive nella sua stanzuccia, circondato da edizioni dantesche fin dove ce ne poteva stare: ne aveva tutto coperto anche il letticciuolo ! sopravvenutegli gli impedirono di aderire alla proposta del Le Monnier. Del contemporaneo e avversa.rio del poeta di Zante, il Monti, nel quale egli ravvisava « un animo variato come l' ingegno , (II, 72), non si mostrò, nè poteva mostrarsi, entusiasta; ma, rese tutta via il tributo di ammirazione al cantore di Basville in alcune nobili pagine eh' egli dettò in occasione della morte dilui. (1) Né poteva sentirsi attratto dal lugubt•e poeta recanatese, rinnegatore' del progresso, dileggiatol'e d'ogni più generoso senso :imano, e che chiamava il congiurare contro lo straniero una follia Degna di riso più che di pietade. (2) Al Leopardi anzi non trovo eh' egli accenni in nessuna delle sue molteplici scritture, se non dove deplora eh' egli « guarda alla terra quasi a soggiorno di dolore senza scopo, al popolo quasi a volgo profano, al cielo come a deserto senz' ossi » IV. 15), e dove tocca degli scrittori » leopardizzanti, « che sono « avversari all'azione, » .e « non amanò il volgo profano : non rappresentano la fede nazionale : fiacchi e codardi » (lX, 303 seg.) Ma la dottrina della nuova scuola romantica egli fu tra i primi a comprendere e tra i più risoluti a propugnare. Vide egli subito chll « la questione del romanticismo era connessa con quanto è importante nella vita sociale e civile > (3); vide che esso reclamava la condanna di quel classicismo che era veramente « dispotismo letterario » (II, 200), e che egli in certo modo~paragonava alla dottrina socialistica (4)- Ed égli fu romantico: non del romanticism·o che, intravisto da alcuni < nella frenesia d'anima inferme » fece sì eh' essi « idoleggiarono la disperazione e la morte..... e sostituirono ..... le mitologie settentrionali alle antiche del paganesimo » (II, 141); nè di quello ch'egli così stigmatizzava nello scritto Dal papa al concilio (VII, 236): « nelle lettere .... predicano libertà. d'ingegno, indipendenza dalle regole, emancipazione del genio poetico, serbandosi poi il diritto di condannar l'intelletto tra le rovine del medio evo »; bensì di quello sano e fecondo, da lui in tal modo descritto: « Le menti, nudrite per tanti secoli d'inezie e di favole, anelavano il vero; ed essi scrissero Verità. sulle loro bandiere, proscrissero le mitologie, inculcarono l'osservazione della natura e derisero quella smania d'attempe1•are i concetti e le cose ad un tipo ideale, che faceva la letteratura strana,· monotona, inefficace » (II, 138): del romanticismo insomma incarnato e, possiamo ben dire, creato fra noi da Alessandro Manzoni. L'importanza dell'opera innovatrice (i) Vincenzo Monti. Necrologia. Sta nel vol. II delle Opere. (2) Paralipomeni alla Batracom. v1,xv. (3) Vedi specialmente lo scritto: Sopra alcune tendenze della letteratura italiana. (4) Dal pensiero sociale europeo esci il socialismo, come. a un di presso, dall'ammirazione che tutti professavano in Europa per gli scrittori classici, esciva in Francia, anni sono, l'esagerazione pedantesca che chiamarono classicismo (Vlll, 196). i I I
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