416 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI altri, ed in questo modo il momento della concezione geniale o della intuizione del vero che l'artista ha davanti, può essere rapidamente impresso, e quelle febbri che l'accompagnano, farsi vedere e sentire nell'opera. * • * È la. tendenza generale adunque, nei soggetti come nella fattura di rendere una impressione psicologica, o diretta nel lavoro, o riflessa nello spet- . tatore. Da qui lo scopo che l'arte si va proponendo e che solo varra a perpetuarne il culto, a farla grande, a renderla utile. E per rendersi utile essa deve intonarsi al movimento intellettuale morale, e sociologico del tempo. Come la sua tendenza a scrutare gli animi e a rivelarne le passioni o i sentimenti la porta ad entrare in un campo di pensiero che fino ad oggi le era quasi sconosciuto, ora penetrandovi essa vi trova una messe inesauribile di soggetti e di impressioni, e riproducendoli colla sua forma gradevole può estenderne la sensazione educando i retrivi. Così i contrasti sociali, le passioni brutali, le miserie della· vita, le infelicità degli umili, la tristezza dei loro covi, o delle loro lande, sono stati osservati dall'artista e resi con quei sentimenti che in se stessi esprimevano, e con quelle emozioni che all'artista fecero subire. Sono fra i più forti e migliori lavori della Mostra di Venezia, quelli che hanno un contenuto sociale, e che col simbolo o colla riproduzione fedele fanno lungamente pensare. Di questi potrò occuparmi in una prossima rassegna. CAESAR, IL RE. (Dramma cli Biornstjerne Bj6rnson *) « Es ist doch tur ein Voiknicht « nothwendig, dass es bei seinen « ewìgen Tracbten nach Wabrheit « mit einer Liige an der Spitze « marscbiert. (Biòrnson Biòrnstierne. Der K.oenig-Verwandluog. li Scene). Il « Re >, avverte l'autore nella breve quanto efficace prefazione, fu scritto venti anni fa, e per le condizioni speciali in cui trovavasi allora la Norvegia. Ma che importa? La questione, che nel dramma si pone, fosse anche, allora, propria di quel paese, che a dire del nostro Ferrero ha raggiunto l'ideale di pace e benessere, da tutti reputato fino ad ora sogno, è oggi pill che viva, è vitale per altre nazioqi. Prima di esporre il dramma ai lettori, nei particolari, è opportuno riassumere i concetti che hanno ispirato l'Autore, e lo faccio traducendo un t,rano della prefazione. « Se la monarchia potesse dare una occhiata alla ;e propria posizione, tenterebbe gettar fuori bordo, • Dcr Koenig-Drama von Biornstjernc Bjornson ~liinchcn-Verlag Yon Alherl Langen 1897. « tutto ciò che le resta, che, causa della menzogna « che in essa si cela, costringe gli altri alla menzo- « gna. Quanti guai, quante ei;piazioni sarebbero ri- « sparmiati allo stato, al re I ;e Ma questa auto-riforma viene impedita al re e ;e dai suoi partigiani, e dai suoi avversari, e fin'anco < da chi la vuole, da chi porta la corona. « Il mio lavoro espone le ragioni, per cui rara- < mente il re può far da riformato1•e. Questo il sog- < getto del mio dramma ». Il giovane re senza rendersi conto della situazione comincia a sentire attorno, fin da ragazzo, il freddo della menzogna, che incarna la istituzione, da lui rappresentata. Cresce, e con l'età., vede anche tutta la sozza ipocrisia, che è, diciamo così, la parte decorativa. - Bisogna che il popolo veda pregare il suo futu1·0 re (1) - ammonisce il padre, ordinandogli, nel tempio, di mettersi meglio in mostra. Chiamato al trono, per una natural debolezza, tutta derivante dall'ambiente in cui é vissuto, pur sapendo, pur quasi presagendo, vi sale, senza ribellarsi. I tempi son difficili : la fede nel passato già spenta, le corl'enti delle idee nuove, le condizioni economiche disperate, tutto costituisce un mare, che ruggisce attorno alla nave, aspettando l'ausilio del vento, per sollevarsi ed inghiottire il fragile legno. ln tali epoche è logica conseguenza un risveglio completo del repubblicanesimo. - O rinnovarsi o morire I - grida il principe, che comincia ad intender meglio lo stato del suo regno, assistendo, incognito, ad una assemblea commerciale, dove conosce tntto il cammino fatto dall'idea repubblic:i.na, ed in un colloquio, che ha con Flink, il repubblicano feroce. Questo dialogo, che costituisce un iotiero atto, è di una g1·andezza sonza par~ direi quasi, degna della tragedia greca. Sorgono dopo e durante la lettura innanzi agli occhi dei lettori, i due uomini, l'uno illuminato da una gioia selvaggia, sicuro dell'avvenire, l'altro la testa china, quasi colpito dalla fatalità. La maggioranza è repubblicana o monarchica? - domanda il re. - Secondo, risponde Flink. Il re ha. fatto un giro per il paese : egli - come tutti i principi - è un commesso viaggiatore della sua casa. Dappertutto ha. ricevuto ovazioni. Ma se si domanda ai contadini del loro sovrano, rispondono: troppo caro! - Ed alla. domanda di Flink, il re: Ho visto troppe teste coronate per non essere repubblicano. - risponde. Senza dubbio la figura di questo giovane monarca che, strappato ai suoi sogni giovanili, e portato sul trono, risente un sì grande ribrezzo, e proclama, coraggiosamente che la menzogna è insita nelle istituzioni, che menzogna porta menzogna, di questo giovane principe, al quale tutto han tolto: amicizia, amore, religione, - in nome dello Stato - è spendida. - Io non mi lamento (z), egli grida, di non (I) Atto lii Scena Il. (2) Verw&ndlung - Scena V. Pug. 83
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