412 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI formazione non concorsero affatto né il capitale, nè il lavoro dei privati, provenendo esso esclusivamente dall'incremento dell'organismo socia.le, e propriamente dal moltiplicarsi della popolazione; quell'elemento, cioè, della ricchezza pubblica, che in economia si chiama la rendita e che, più che tutti gli altri monovol1 privati stabiliti colla violenza, è cagione delle più btridenti ineguaglianze tra gli uomini e di tutte le calamità. che ne derivano. Faremmo torto ai lettori della Rivista, pretendendo di spiegar loro in che consista la rendita: però è un fatto che, mentre la ignoranza dl'lle nosti·e moltitudini circa le terribili conseguenze della propri età privata della rendita si spiega pur troppo, non si comprende egualmente come anche i nostri più culti sociologi, a giudicarne almeno gal loro silenzio e dalla loro acquiscenza, mostrino di preoccuparsene ben poco, e rinunziano così alla grande opportunità. di sostenere un programma pratico di trasformazione tributaria, che specialmente in Italia, appena inteso, potrebb'essere accolto con entusiasmo da.Ile moltitu• dini elettorali. Veramente, dopo gli studi oramai secolari dei più profondi economisti, dal Ricardo al Loria, è deplorevole che l'nzione sociale della rendita sia ancora generalmente assai poco conosciuta. · Contro il concetto di una imposta assorbente sulla rendita, si oppone, come una pregiudiziale indiscutibile, il diritto di coloro che acquistarono la rendita coi frutti accumulati del proprio lavoro. Certo, nes· suna grande riforma sarebbe s1,ata possibile, se si avessero, in ogni caso, da rispettare scrupolosamate in diritti acquisiti; nè, per esempio, sa1•ebbe stata pos• sibile la indipendenza dei popoli per rispetto ai trattati, nè la liberazione dello schia.vo per rispetto al prezzo sborsatone dal negriero. Qua.ndo però si consideri come l'assoluta proprietà p1•ivata della terra produce in sostanza gli stessi effetti che produrrebbe se fosse possibile, l'assoluta proprieti privata dell'acqua e dell'aria., cioè l'assoluta padronanza dell'uomo sull'uomo (la sete e l'asfissia essendo tollerabili poco meno della fame); si è meno restii nel convenire che ogni diritto fittizio dee cedere dinanzi al dil'itto imprescrittibile della libertà, e che il progresso umano consiste essenzialmente nelle supreme rivendicazioni. Ma prima di dimostrare come neanche dal punto di vista della equità pratica quella pregiudiziale abbia molta importanza, vediamo brevemtinte come la rendita sia la causa latente di tutti i disordini soolali, e come ogni più vantato rimedio (economia governativa, educazione pubblica, unione di lavoratori, cooperazione, socialismo di Stato, riparti agrar:, etc.) riducesi necessariamente a un vano cona.to finchè l'azione del11teria di quella causa non sia eliminata. Le condizioni fondamentali d'ogni civile convivenza possono r1a.ssumer:si nella libertà ti nella giustizia, cioè nel diritto che ha ciascuno di sviluppare piena.- mente la propria personalita, e nel dovere che ha. ciascuno di risJ;Jettarti il pieno sviluppo della perso• nalità altrui. Ebbene, mentre la provridà privata della rendita è incompa,ibile colla ebistenza etfottiva di quelle due condizioni, il comunismo nazionale della, terra, appunto perohè rimuoverebbe la causa econo• mica delle più stridenti ineguaglianze tra gli uomini, segnerebbe nella società. l'avvento della libertà e della giustizia. Infatti, poichè la produzione di tutte le cose n&-- cessarie alla vita si ottiene sposando il lavoro urna, no alle forze della natura, e poichè le forze limitate della natura restano sottratte alla libera concorrenza del lavoro, com' è mai possibile che le classi diseredate non siano costl-ette a subire per vivere quei p.atti e quella soggezione che ai detentori delle forze naturali piace di imporre? Com'è mai possibile che i detentori delle forze naturali non profittino del di ritto di affamare il proprio simile per attribuirsi_, stando in ozio, tutta la produzione dell'altrui lavoro, tranne quel tanto che basti appena per tenere in piedi il lavoratore? Da questa. situazione violenta, che è l'essenza se non la forma legale della. schiavitù, nascono gli alti fitti della terra, delle miniere e delle case, l'indirizzo di lusso e di servilità dato alle industrie, la miseria e l'avvilimento dei lavoratori, i continui fallimenti dei capitalisti, risapendosi come la rendita riesca facilmente a ridurre sempre più gl'interessi e le mercedi per l'accanita concorl'enza che si fanno tra loro e capitalisti e lavoratori. Tutti i rimedi escogitati per lenire la miseria pubblica non riescono, intanto, che alla maggiore elevazione della rendita, cioè all' inasprimento della miseria. La economia dei bilanci governativi può favorire provvisoriamente il salario dei la.vora.to1•i; ma. siccome l'aumento del sala.rio eccita la moltiplica-· zione dei lavoratori e qnindi l'aumento della loro concorrenza, ecco che la rendita non tarda a usurpare tutto il vantaggio di quella economia. La maggiore educazione tecnica, come le macchine, genera l'effetto medesimo; poiché, aumentando la efficacia del lavoro, si J-isolve in una maggiore offerta del medesimo, e quindi, prima, in riduzione di salario a vantaggio del capitale, e quindi per la concori•enza dei capitalisti, in vantaggio della rendita. La unione dei lavoratori e gli scioperi giovano, senza dubbio, a organizzare le forze ope1•aie contro il capitale, talvolta vittoriosamente, ma non hanno presa alcuna contro la. rendita, poichè lo sciopero della terra non può essere vrotratto senza la moite dei lavoratori. Quanto alla cooperazione, imma.ginando pure che tutti i lavoratori del mondo riescano a costituire una immensa società. cooperativa, gli assoluti propriet.11.ri della ten•a potranno sempre djr loro: < O lavorate coi patti che ci piace di imporvi, o andate a cercar lavoro in un altro i,ianeta ». Quanto al socialismo di Stato, dato pure che possa migliorare la. situazione presente, es~o implica la perdita della libertà individuale, poichè qualunque organizzazione sociale, che non sia l'efletto spo1,taneo del sentimento universale di solidarietà, e non risulti da. una condizione psichica dalla quale siamo ancora tr, ppo lontani, si risolve nece~sariameute in 1ira.nnia da una parte e in se1·- v,tù da.ll'alLra. I 1iparti agrari, fina.lmente, i quotizzi generali, gli homesteads aumenterebbero, è vero, il
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