Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 20 - 30 aprile 1897

.RIVISTAP. OPOLAREDI POLITICA.LETTEREE SCIENZESOCIA.LI 385 P. S., che non hanno avuto l'audacia di oltrepassare le incombenze immediate alla loro professione o carica, ciò IT\algrado si credono nel diritto di asserire ora una ora un'altra cosa - la quale per lo più non può essere che uno sproposito - sul socialismo, di cui conoscono appena il nome, di cui sanno tutto al più quello che i giornali borghesi hanno interesse di spacciare per calunniare tuttodì. Ordinariamente un contadino, p. es., non si azzarda ad ammettere giudizi sulla meccanica, nè un meccanico sull'agricoltura; un calzolaio non si permette di sentenziare, p. es., sulla oreficeria; nessun operaio, insomma, che sia uno sciocco, si fa · lecito elevarsi a maestro di un mestiere o di un arte che non sia la propria. All'opposto, medici e farmacisti, ingegneri e preti, avvocati e delegati di P. S., coll'albagia dei satrapi antichi, si elevano a giudici inappellabili, condannando il socialismo come err0re od utopia, senza che di socialismo e di sociologia conoscano neppure i primi elementi. Infine, per le arti ed i mestieri si riconosce una competenza specifica, per le professioni invece, non si sa con quanta e con quale logica, si vorrebbe ammettere, non solo la competenza, ma quasi la onniscienza. Questa, per un altro verso, è quella stessa questione - di cui forse ci occuperemo un'altra volta - per cui, a difesa di certe false dottrine e di più false credenze, si adduce l'autorità di alcuni grandi uomini che, geniali nelle arti o nelle lettere o in altri rami dello scibile, in quelle credettero ciecamente o, meglio, da quelle non ebbero la forza di emanarsi. * * Per molti, che misurano tutto da sè stessi, il denaro è tutto, è - come Gothe fa dire a Faust - il signore del mondo ; chiusi nel loro gretto egoismo, non ammettono ci possano essere individui psichicamente differenti da loro e moralmente a loro superiori. Secondo costoro l'influenza del denaro è così micidiale ad ogni ideale, che un ricco che lo professi non può sottrarsi ad ogni genere di frizzi e d' insinuazioni, di sospetti e di calunnie. Per questo strano modo di pensare ci tocca ancora Eentire dei marroni che sembrano impossibili, come questo, p. es., che chi è ricco non può essere un socialista. C' è proprio da sbalordire dell' iner· zia mentale, o meglio, della cecità di certa gente, la quale non sa vedere neanco ciò che tuttodì le va a cavare gli occhi, cioè che ricchi ed agiàti sono stati sempre gran parte dei partiti rivoluzionari; che ricchi ed agiati sono- stati appunto gli espositori e gl' interpreti della dottrina socialista; che ricchi ed agiati sono stati appunto gli espositori e gl' interpreti della dottrina socialista; che ricchi ed agiati furono i precursori e sono i leaclers più laboriosi e più risoluti del partito socialista. Si pretenderebbe che i socialisti ricchi si spogliassero dei loro averi e si riducessero in umile condizione; si pretenderebbe che spartissero e dessero via tutto in elemosina, come facevano i primi cristiani, senza capire che costoro vissero circa venti secoli fa e che perciò avevano della vita un criterio così differente dal nostro, da fare della miseria, eh' è il coefficiente delle turpitudini umane, una cosa meritoria ed indispensabile per la conquista del regno de' ci'eli, mentre pei socialisti lo scopo della vita è l'agiatezza per tutti nel regno della terra, agiatezza eh' è il coefficiente necessario delle virtu sociali ; senza sospettare che lo spir-ito del socialismo non consiste nella rinunzia ai beni della terra, ma invece nella conquista o, meglio, nella rivendicazione di questi beni. E poi questi censori sono sicuri che tutti proprio tutti i primi cristiani si spogliassero dei loro ·beni per portarne il ricavo ai piedi degli apostoli? Possono giurare che molti non dessero che una parte sola, pii'.1o meno grande, delle loro sostanze? Possono mettere la mano sul fuoco che molti non rifuggissero e non si astenessero dall'adempire tale precetto? Se collo stesso criterio noi asserissimo che chi è ricco non può essere un cristiano - ed il paragone evangelico del camello attraverso la cruna di un ago, con quel che segue, sta per noi - cosa direbbero quei signori ? Che noi vorremmo spacciare delle fandonie, precisamente come con maggior ragione pensiamo di loro. Se i socialisti militanti portassero a conoscenza del pubblico quanto direttamente costa loro questa fede, non solo di lavoro, ma anche di borsa, certo non sarebbero creduti - si negano fatti più evidenti! - e li accuserebbero di superbia, di ostentazione, di vanità - se le attribuiscono loro senza essere! - che sono la negazione di ogni fede. Non sarebbe poi annesso di citar loro con sussiego il noto precetto evangelico che la destra non debba sapere quello che fa la sinistra; appunto perchè i socialisti secondano tale precetto, piì1 umano che evangelico, sono accusati di non far nulla, di non aver fede, di non essere socialisti. Pensare a convincere del contrario questa gente volgarmente scettica, e per<:)iòprevenuta contro di noi, è tempo perso. Adesso dicono che facciamo per vanagloria, 'per fanatismo; se poi dessimo via tutto veramente, se ci riducessimo alla miseria o quasi, ci deriderebbero come sciuponi e come imbecilli che ci siamo privati di una validissima arma di difesa, che abbiamo abbandonata una cOJ·azza invulnerabile, senza bisogno e senza fruito alcuno - allora si ricorderebbero delle nostre dottrine,

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