RIVISTA. POPOLA.REDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 383 bracciò, con entusiasmo, l'insegna della costituente italiana, e Li Camera e il Senato la votarono, e necessa1·ia la giudicò il Pinelli: però che lo statuto, che oggi rappresenta l'arca santa di tutte le libertà, non poteva per lui, Pinelli, che era il capo eminente dei conservatori d'allora, come p3r Ricci, Manno, GiovanneW, Balbo, Cadorna, Tecchio, dirsi confacente allo stato dell'opinione generale, Queste e altre cose significò, nel '63, il Bertani, serenamente, vigorosamente - senza che il campanello presidenziale ne strozzasse la libera parola: e poi, nel 1882, egli, lo scienziato, il cui nome si lega alla storia delle audacie più belle nel risorgimento d'Italia, proclamò alto che lo statuto non è mica la legge fondamentale del paese, non é plebiscitario: osservando, trionfalmente, al Farini che di statuto su le tavole plebiscitarie non c'è verbo - e che monarchia costituzionale non dice quale la costitu• zione sia. Tesi svolta magistralmente e mirabilmente, more solito, da Alberto Mario - il più forte ed elegante polemista, che l'Italia abbia avuto, in materia di storia contemporanea e per certi punti di ragione costituzionale. ,,_ * * Il gruppo parlamentare che s' appunta all'amico Cavallotti, ha bene meritato della. democrazia, dichiarando di essere fermo nel riconoscere la sovranità nazionale, immanente nel popolo e già esercitata coi plebisciti. Ma bisogna essere precisi: e intendiamoci. Che cosa è mai la sovranità nazionale, se si prescinde dal dirit:o costituente - ohe è uno dei ca.rdini, nei quali s'integra. e su' quali la sovranità popolare poggia? Statuto o Suprema Potestas, ecco il dilemma: e se, davvero, presupposto della. democrazia radicale è ..:.. com' è - la sovranità nazione.le, obbietto dell'Estrema Sinistra, che in Parlamento è voce del partito radicale, dev'essere la. riconquista del diriLto costituzionale - senza di çui la sovranità nazionale è una lustrJ. rettorica, una vescica. sgonfiata. L'Italia fondò, coi plebisciti, l'unità politica ed elesse il re - non esercitò il diritto costituente. La sovranità le fu confiscata. Lo statuto piemontese si sostituì al patto nazionale - che un'assemblea eletta dalla collettività plebiscitaria, doveva elaborare e votare. N è lo sta.tuto è confondibile co' plebisciti: i plebisciti rispecchia.no la sovranità della nazione - · lo statuto deriva dall'a.utorità del principa. La differenza è, costituziona.lmente, essenzia.le. * * * In ci6 nessuna eterodossia politica, Il voto per una nuova Carta costituzionale é an• che conforme a.Ha tradizione della casa Sabauda.. Nel 1848, Carlo Alberto, accettando la fusione della Lombardia, di Padova, di Treviso, di Vicenza e di Rovigo, fece solenne promessa e si obbligò di con· vocare una costituente italiana con voto universale. Si legga il decreto reale del 13 luglio 1848: a.nzi fu legge votata dal Parlamento e sanzionata da Carlo Alberto. Nel 1859, la Lombardia, unendosi al Piemonte, si richiamò, espressamente,' a.ll'atto fusionista del 1848: e Vittorio Emanuele accettò la Lombardia, in virtù di quel dect•eto popolare _ nel quale é formale, categorico, l'obbligo e il patto della costituente. Si legga il manifesto solenne del Municipio di Milano del 5 g:ugno 1859 e l'altro dell' 8 - dove, chiaramente, è mentovato il diritto storico delt' atto di fusione del 1848: e si legga il proclama del 9 giugno - che il r.i bandi a' popoli di Lombardia. * * * Questi precedenti storici della vita italiana furono altra volta evocati nel nostro Parlamento. Il 13 giugno 1863, il ministro Peruzzi - stigmatizzato il pl'ogramma di un sodalizio democratico, perché invocante un patto nazionale, dettato da tutti, votato da tutti, supremo per tutti - esclamò: < Signori, io credo che di patti nazionali l' Italia « non ha bisogno. Ne ha uno: lo Statuto. Non ne « vuole altro. ► Ma un deputato interruppe : « Lo voleva Cavour. ► Onde il Peruzzi: « Io non credo che Cavour volesse questo. Per me, « o Signori, chiunque intende nei limiti dello Statuto « allargare le nostre istituzioni fa opera di buon cit• « tadino; ma chiunque voglia mutare il patto scritto ... ► E qui rumori della sinistra, che aveva altri sensi, allora l Ma il Peruzzi proseguì : « Chiunque voglia mutaN il patto scritto è un ri· « belle, e come ta.le lo trattel'ò. » E aveva torto. Cavour, nel suo Maidén' s speech si dichiarò faut:'ore del patto, cui il voto lombardo per la fusione era condizionato :- e, nel Risorgimento, pubblicò scritti di Rosmini su la futura costituente. Quel deputato, che interruppe, aveva, invece, ragione: ed era il Crispi. Onde la sinistra storica fece della costituente, per lungo volge~ di tempo, il cap;isaldo del suo programma : ed il Crispi nel 1860, con Cattaneo, Garibaldi, Mario, Bertani, Mordini e altri, parteggiava per le assemblee - da cui era inscindibile il con· cetto di elaborara e votar'e un patto fondamentale, nazionale. * * * L' ora p1•esente è per i partiti popolari solenne: mai, come ora, la democrazia. radicale parlamentare può rendere servigi alla causa della libertà e del proletariato in Italia: un manipolo compatto e serrato di 80 e più deputati può rovesciare, a data ora, qua• lunque gabinetto, che voglia essere di oste.colo o di inciampo alla evoluzione sto1•ica e fa.tale de' destini popolari. Ma questo manipolo - se davve1•0 vuol essere utile alle sorti del paese - non deve scindersi in gruppi, gruppetti e gruppettini : ed io vorrei l'autorità, che non ho, per inculcare a tutti i più cospicui rappresentanti de' partiti popolari la concorJia massima intorno alla bandiera, spiegata al vento, nel 1879, da Giuseppe Garibaldi: nelle cui pieghe sono scritti i nomi di Bertani, :Mario, Bovio, Cavallotti, Imbriani, Colajanni ed altri. Questa è l'ora del tempo. R. MIRABELLI. Deputato al Parlamento
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