Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 20 - 30 aprile 1897

394 RIVISTA.POPOLA.RE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZESOCIA.LI di a vere spcrpe1•a.to, fuori della stil'pe, il frutto del loro più feroce egoismo ..... Ma forse ora, a i;ollievo della sta.oca. filantropia. del vecchio, Mauro -1 'a.ltro suo figliuolo - spandeva lontano l' opera. paterna « affrettando l'avvenire»(?) Povero insensato I Mauro non ha. potuto affretta re che il prop1·,'o fatale avvenire. Infatti, egli ritorna un bel dì inaspettata.mente a Santama.ura.,,immagine completa di degradazione fisica. e mora.le, conducendo seco una donnaccia al par di lui cenciosa e vile. E l'abiettezza. del figliuolo .adorato viene ad accrescere il cordoglio del vecchio. Non tarda Ma.uro, - codesto gramo esserino rachitico e idiota, che pure a.veva. sofferto la. fa.me per una ideale irradiazione dell'anima paterna, - a. rimpiangere la. ricchezza perduta ; non tarda la sorella a far di lui un altro accusatore del padt·e. Ella (la. ributtante creatura. che « stringeva in pugno la vendetta, pensando che avrebbe potuto compierla prima di morire con un atto straordinariamente efficace ») si vendica, così, nel fratello del pad1•e.Altra vittima. di codesta isterica abbrutita farà pure il giovine Aldo, i cui genitori si sono arricchi ti colle sostanze di Ro molo. Ella. protervamente incatenerà a sè l' incolpevole con la divori\Dte passione e lo ucciderà con la sua st( ssa morte. Intanto, lo scemo fratello scendev·a gli ultimi gradini umani dove si rifrova con ;ifassima, la druda eh' egli aveva condotto seco: e i due tiberi coniugi dànno addentro, allegramente, ai rost.i della ricchezza dei Pieri. In questo tempo sente Mauro maggiormente ribollire entro di sò quella fregola del superuomo che pur lo tormentava da un pezzo. La s01•ella. stessa s'incarica di affilare e spingere le zanne alla bestia. - « Tu non sei stato mai padrone del tuo spirito » - cosi ella lo impreca. - Kon t'è riescito mai, neppure per un attimo, di raccogliere tutte le forze dcll' anima tua e di compiere libera· mente un atto di volontà I Sei stato sempre schiavo degli altri. ... » Mauro assorbe, avido, il nuovo veleno: e quando la sua dèmonia finito lo scialo, lo rigetta, nauseata, qual impotente cocchiume - così si sfoga superomescamente l'anima eletta pluralizzantesi nella elevazione psichica : - « Perchè tutti e due (egli « stesso e il padre) aveva.no gettato nelle fauci delle « ingorde le loro anime, le vite, tutte le loro cose « nobili e buone? Perchè avevano obliato sè steEsi « così? e il loro supremo dovere e il loro supremò « diritto di disprezzo ? (11) Perchè avevano amata « l' immondizia, la depravazione, la ridondante be- « stialità? » (!!) - E continuando ormai a ruminar sempre di simili diritti di disprezzo, si decide a « compiere un atto di supericrità definiti va su di Massima». L' ~ anima familiare » si ora precipitata infine nel suo spirito in un istante di gloriosa superbia risorta I Pure, indugia. ancora,, e se ne rimorde. - « Egli dunque non sardbbe stato mai signore di sè? Non avrebbe dunque ..:ompiuto mai l'atto d'lfinitivo riassuntivo della. sua volontà, a cui nel corso degli anni tutti i suoi desiJcrii si fossero appuntati, tutti i suoi pensieri coordinati, tutte le sue abitudini disposte? » - La « coscienza proindividuale » vigilante nella parte più riposta dei suo essere, lo rendeva ancora impotente; ma, un bel giorr.o, mentre la rivolta della canaglia infieriva a Sanlamaura, egli rincorre Massima fuggente e, raggiuntala, l'accoppa o la precipita nell' Arno. Eseguito il grande atto definitivo, corre a gridar distruzione alla. Società operaia Romolo Pieri. Scacciato di là, trova le braccia aperte del vecchio genitore che l'accolgono e lo trascinano via « possenti d'amore e di disperazione. » E fuggono così il padre e il figlio ; « col sentimento di esser perseguitati tutti e due. > Santa.maura e Teodula Santa brandivano nelle tenebre la fa.ce per chiama.re su la loro traccia la giustizia. degli uomini. « Fuggiva Romolo Pieri a traverso le tenebre, sotto la fa.ce orribile che le rompeva. > Con queste medesime parole ha fine il romanzo del Sig. Corradini. Non è qui luogo nè ora di discutere quelle malfondate deduzioni che s'affacciano dal contenuto di Santamaura, & specialmente riflettenti il dilemma antagonistico fra égoismo e altruismo nei riguardi della famiglia. e della società. C' è in tutto il libro (oltre a.11'intonazione simpatica. che riveste i personargi - specie di Teodula. e di Annunziata.) un evidente artificio soggettivo di mimetismo in difesa e protezione del pensiero dell'A. nella tesi. C'è una non meno precisa.bile integrazione suggestiva, nell'effetto, della causa; integrazione che qua e là. discopre impavida la sua tendenza. e il suo procedimento, e raggiunge il suo culmine trasparente, come in quel luogo del libro dove Romolo accusa sè stesso dell'assassinio di Massima. « Suo era stato l' impulso, suo il delitto, Mauro era. l' innl•cente ; egli solo era il colpevolt>, l'uccisore, >. Ecc. EbbenP, la critica è facile e non la tento. Passo pure sopra a ciò che in questo romanzo potrebbe forse aver aria di satira. atroce. Pensa.te alla ripugnante degenerazione di i\Iauro, il figlio di un puro altruista., che evolvendo a .... l'egoismo, all'idiozia morale, al delitto, riesce a un socialismo definitivamente e praticamente rivoluzionario (però, anche al superomismo ! ) Pensate alla figura di Massimo con la quale non si sa. ben.:Jse l'A. abbia voluto rappresentarci il « libero amore I eco. ecc. > Ebbene, la sa.tira non o' è; o' è l'abiezione, l'inferiore degenerazione, sì, ma suggestiva., se ma.i, di ben altra satira . Il contenuto di Santamaura non può seria.mente afferma.re nè negar nulla. al di là. di da.ti particolari ioidea.li e volgari ad onta. della stridente profusione di preziosità stilistiche ed estetiche. Il pathos prova il pathos - l'abiezione, l'abiezione; ma o' è pathos e pathos. Mal si può argomentare sulla possibile degenerazione di Romolo: ma se pure si affermasse che Romolo, come forse tutti i grandi altruisti, non sia che un degenerato ; se, svttilizzando in più acute investigazioni, si pervenisse anche a questo apparente paradosso, che, cioé, Romolo non sia altro in fondo che un egoista; - come non saprebbe negarsi l' incompara bil suptJriorità, quasi f straneità (abisso etnico) di Romolo dinanzi a quel fior di bruti che sono riesci ti ad avvelenargli le fonti altissime dell'anima, cosi, mal potrebbe impugnarsi la ragion di essere e l'altissimo beneficio morale e sociale dell'al-

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