390 RIVISTA POPOLAREDI POLITIOA.LETTERI!:E SCIENZE SOCIA.LI impotente a far derivare dai suoi stessi prìncipi le nozioni etiche di bontà, virtù, dovere, nonchè i sentimenti morali e una condotta ad essi conforme. Ma il ragionamento del dotto accademico, come quello di tutti i nostri avversari, ha un peccato d'origine. ,Qu)esta legge dell'ereditarietà dei caratteri avrebbe un assai singolar modo di manifestarsi: s' incaricherebbe di trasmettere soltanto le qualità cattive, accusanti l'origine animale dell' uomo; e quanto alle qualità buone, che l'educazione e una scienza morale privilegiata fanno acquistare, dovrebbe cominciarsi sempre da capo con ogni individuo. Ma ognuno vede l'm•tificiosità di una simile argomentazione. La scienza ha mostrato falsa essenzialmente la dottrina di Elvezio e di Rousseau, secondo i quali autori, prima che l'arte educativa imprima nell'uomo dei segni differenziali, viene a mancare ogni differenza naturale od organica fra individuo e individuo. Invece non è solamente l'educazione che forma quello che dicesi carattere individua.le, ma si aggiunge anche a costituirlo un insieme di disposizioni, date da natura ed ereditate da lontani progenitori, che ne costituiscono il fondamento. Per la dottrina della discendenza questi progenitori essendo l'animale bruto e l'uomo selvaggio, noi si1imo costretti ad ammetter" col Brunetiére che nell'uomo precisamente debbono esistere alla na:. scita dei germi di istinti brutali, riferentisi appunto al carattere della razza acquisito durante la primitiva condizione ferina e sei vaggia. Ma due considerazioni vengono in aiuto della tesi che sosteniamo, della legittimità cioè di una morale, dedotta dalla scienza sperimentale e dalla dottrina evolutiva. Anzitutto, perché i germi originarii debbono essere necessariamente e tutti brutali? Bisognerebbe allora che fra gl' istinti che si manifestano nella scala degli esseri percorsa dall'uomo, non ne trovassimo neanche uno capace di diventare una virtù. Si sa invece che anche gli animali più feroci o le popolazioni, in cui maggiormente le nozioni etiche sembrano sconosciute, sono forniti di sentimenti morali abbastanza elevati, e basta citare fra gli altri l'attaccamento tenero che molti animali dimostrano per la p1•ole e le cure affettuose di che le sono prodighi, e hl gratitudine che altri risentono, e spesso per molto tempo, verso chi li ha beneficati. Fedeltà, devozione, amicizia, disinteresse, amore al natio loco non è raro trovare fra gli animali, e in ci6, come si vede, vi sono tutti gli elementi per costituire un mondo morale. E se ciò non bastasse, nell'istinto sessua.le della propagazione della specie, in quella prima forma puramente fisica, in cui esso dapprima si manifesta, vi è latente la potenzialità dei più puri sentimenti altruistici. Anche questi germi di future virtù deve dunque l'uomo avere ereditato insieme a quegli altri b1•utali, di cui a preferenza parla il Brunétière ; e allora non ci può più sembrare rispondente al vero la sua affermazione, i vizii essere dall' uomo ereditati, e le 'lirtù solamente acquisite: quanto questa ereditarietà solo a mezzo sia arbitraria, non vi ha chi non vede. Ma c'è ancora di più. Il carattere non è soltanto costituito da questo fondo primitivo ed ereditato dagli organismi ; come più sopra notamaio, concorre alla formazione di esso una parte acquisita dall'educazione e dall'ambiente, la quale si aggiunge al fondo originario, e può talvolta essere così preponderante da modificarlo profondamente, in modo che la loro fusione si trovi adattata a nuove esigenze della vita individuale e sociale. La vita morale dei nostri tempi è certamente differentissima, per va1•ietà, ricchezza e modi di manifestazioni, da quella delle società primitive ; ed è noto come qnesta varietà e modi si sieno venuti lentissimamente, in una serie infinita di generazioni, manifestando dallo stato primitivo. Quanto più lungo è stato il cammino percorso dall'uomo per l'acquisto della presente civiltà, quante più generazioni si sono in questo periodo così lungo succedute, tanto maggiormente le condizioni di esistenza si sono cambiate, e in conseguenza tanto più il carattere fondamentale è stato modificato per successive addizioni di quell'alt1•0 elemento, che il Sergi chiama avventi.zio, acquisito dall'educazione e dall'ambiente. Ma è natnrale, se dobbiamo accettare completamente e non solranto a metà i principii fondamentali di una scienza, che anche questa parte avventizia, tosto che è entrata a far parte degli stati di coscienza e ci spinge in conformità ad operare, diventi presto organica, associandosi a idee e sentimenti già posseduti, e si trasmetta anch' essa pe1• eredità. Così l' evoluzione psichica si fa sempre nel senso di un adattamento migliore alle condizioni del mezzo, e gli ultimi elementi acq 11isiti del carattere, perché più freschi, più adatti e piil attivi, hanno maggiore potenzialità ed efficacia degli elementi primitivi, i quali allontanandosi sempre più dalle vecchie condizioni di esistenza. a cui prima rispondevano, non si trovano più adatti alle nuove, e per questo e per il non-uso si oscurano, sopraffatti dagli elementi nuovi sovrapposti, avvenendo di essi come di quegli organi non più rispondenti a funzioni nuove e che si trovano allo stato rudimentale. Quella scienza positiva adunque, impotente secondo i nostri avversari a costituire una moralità, vi perviene invece nat.uralmente, con le due leggi ben note dell'adattamento e dell'eredità, quelle stesse che Carlo Lamark invocava per spiegare i fatti della biologia. Così quello che dicesi ordine etico non è che il completo adattamento della condotta umana alle esigenze attuali della vita individuale e collettiva, l'agire normale e naturale rispondente alle idee e ai sentimenti organizzati e che costituiscono la coscienza generale di un'epoca. Un'azione che turbi quest' ordine è immorale, perché non adatta alle esigenze della vita e alle condizioni psichiche e storiche in cui questa si trova; ed osserviamo in tal caso che essa in epoche ante1•iori costituiva la condotta normale, e si deve per questo considerare come un fenomeno patologico di degenerazione, prodotto dal prevalere di quei germi brutali, costituenti il fondo primitivo ereditario del carattere, tornati in attività per condizioni particolari, sì individuali che sociali, condiLioni che à anche possibile prevedere e rimuovere. Ed è precisamente questo il compito di una scienza educativa, preparare le condizioni a promuovere lo sviluppo degli elementi adattati o in via di .adattamento. Se le azioni
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