Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 19 - 15 aprile 1897

RIVISTA.POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 379 casa paterna del Trionfo della moi·te; ornai anche nel piccolo gruppo boreale l'imitazione sta per finire. Negata cosi la tesi dello Gnoli, resta il problema dell'Ojetti se questa produzione letteraria che, eccetto una piccola parte, conserva la sua impronta nazionale abbia quell'unità che permetta di chiamarla una letteratura. L'Ojetti nega; e veramente se si parli di unità assoluta è difficile trovarla in un periodo, in cui le tendenze spirituali degli artisti vanno da la più perfetta indifferenza sociale a gli ardori religiosi dei socialisti, e le artistiche da l'arte per l'arte nel senso degli esteti a l'arte per la folla che altri predica. Ma la mancanza di unità assoluta significa, come a l'Ojetti pare,· anarchia e individualismo assoluto? Se si vada un po' oltre l'apparenza, non è difficile riconoscere due cor1•enti ben distinte : gli uni continuano la tradizione del periodo anteriore e, rinchiusi nella veccihia tour d'ivoire, ils regardent passer les grands burbares blancs, en composant des acr·ostiches indolents : sono gli esteti, i buddisti dell'arte per l'arte. Gli altri sono scesi in fra la gente, tra i barbari, e li han trovati divisi fo due campi l'un contro l'altro armato e hanno sentito due correnti d'idee, di credenze, di sentimenti sprigionarsi da le due classi in gran parte inconsciie, e diventar in essi coscienti e, forse senza saperlo o senza volerlo, si sono schierati da l' una parte o da l'altra: così di fronte a la letteratura degli esteti abbiamo la nuova letteratura di chi ha aperto l'anima più o meno a la vita sociale e universale, divisa in due correnti, una in senso proprio aristocratica che va da le Vergini delle Roccie del D'Annunzio a l'Incantesimo del Butti, l'altra democratica dai versi di A. Negri ai romanzi del De Amicis: nelle.due correnti così formate sarebbe facile ripartire tutti gli scritto1•i odierni. Così essendo si può o no parlare di letteratura? Dimostrato che l' anarchia e l' assoluto individualismo è solo apparente, la questione ò di parole e parole senza importanza. IV. Un'ultima questione importante resta invece: se non è giusto parlare di una letteratura italiana odierna cammuffata a la straniera, nessuno si sogna di negare un'influenza generica della letteratura nordica su di essa: ora questa influenza è stata ed è utile o dannosa? È inutile ripetere l'atto d'accusa contro questa recentissima letteratura che ha sentito l'influenza nordica, atto che ricorda quello di un settanta anni fa contro l'audace scuola boreale, rea pur essa, di aver sentito il soffio, pure nordico, del romanticismo. Di tali accuse, se si consideri non la chiesuola dannunziana, ma la nodtra produzione letteraria in generale, una sola ha un po' di giustizia. In seguito a l' influenza nordica domina oggi una certa affettazione di profondità, di intensità, di misteriosità, di tendenze speculative, di morali idealità, di preoccupazioni sociali, il cui carattere, non del tutto e sempre sincero e ad ogni modo superficiale, risulta evidente dal modo con cui tutto ciò si esprime : in generale si è ben 1ontani da le pose della scuola dannunziana che mescola il tolstoismo e il nietzscheismo, il superum anesimo, il misticismo e l'al di là nell'abisso dei simboli additati si al vulgo da le maiuscole degli astratti, ma non ostante incomprensibili ; ma tradisciono quella affettazione in molta parte della restante letteratura l'ingrossamento artificiale di futili problemi, la rappresentazione di personaggi insignificanti come tipi di una umanità superi9re, la psicologia pretenziosa che crede trasmutare le più banali osservazioni in divinazioni scrivendole in corsivo, lo stilo di colore un po' oscuro che vorrebbe a le cose più comuni dare una peregrinità e profondità superiore. L'origine di tale affettazione è chiara: i nostri veristi e realisti e na,turalisti e bizantini dinanzi a la grande arte nordica densa di pensiero e d'idealità hanno sentito l'inferiorità del loro verismo e realismo e naturalismo e bizantismo e hanno aspirato e aspirano a far grande. Ma, poichò, come abbiamo visto, l'anima italiana in generale di rado è stata più piccola e più addormentata e il risveglio è appena in qualche coscienza incominciato, e poiché d'altra parte qualunque sia la conoscenza tecnica del mestiere, grande certo presso di noi, con una piccola anima non si può avere una grande arte, i nostri sono na1uralmente in parte piccola caduti nell'imitazione, in parte nell'affettazione di questa grande arte. Ma questo certo non buono effetto dell'influenza nordica è parmi ad usura compensato da un altro ottimo, che è il diritto della medaglia di cui ora abbiamo visto il rovescio. É evidente una elevazione del livello della nostra letteratura: la produzione recentissima è molto più ricca di pensiero, di sentimonto e di idealità di quel che era dirni anni fa: a persuadersene basta confrontare il romanzo psicologico al romanzo realista e la odierna poesia a quella verista, ba,;ta pensare a certe opero recenti come gli Inni di Cesareo, Humus e i sonetti seciolari di M. Marin, la poesia di Ada Negri, la prima parte delle stesse Vergini delle Roccie, l'Incantesimo del Butti, l'Ave dell'Albertazzi, il emico dell'Oriani, l'Ineluttabile dell'Anastasi. Ora è innegabile che questa elevazione è dovuta sopratutto a l' esempio e a l'influenza dell'arte nordica: è anche dovuta a quel principio di risveglio spirituale che sta avvenendo qua e là in Italia: ma questo stesso risveglio è determinato veramente come in altri paesi dal fervore di una nuova vita desta da l'imporsi di quel grande dormitantium animorum excubitor cihe è il problema sociale, o non si deve piuttosto in gran parte a un'influenza puramente spirituale venuta da l' estero atti·a verso la sciienza e, di nuovo, la lette1·atura? Certo si è appena ai principi di una grande arte e una grande arte che continui la tradizione di quella letteratura superiormente italiana che va da Dante al Manzoni, non non si avrà finchè sotto l'azione di quell'unica gran questione dell'avvenire, che è la questione sociale, l'anima italiana non sarà risorta a nuova vita ; ma ad ogni modo se la parte veramente intellettuale di Italia può ora leggere qualche libro senza gettarlo subito come fa di quelli dei bizantini e dei decadenti e degli esteti, si deve a questa influenza nordica, che, prima che i tempi siano maturi, oi ha dato come una

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==