Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 19 - 15 aprile 1897

378 RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI quelli tra gli indh-izzi che abbiamo visto derivati dal di fuori si dovesse dare presto e facilmente fisonomia italiana. Basta ricordare che, così in Francia come in Italia, ragione intima del moto artistico e letterario e dir si potrebbe intellettuale e spirituale, in questo periodo è uua reazione dello spirito latino ·contro lo spirito germanico, che dominante nella prima metà del secolo, aveva nell'arte determinato il romanticismo: positivismo, epicurismo, indifferenza morale, realismo, classicismo, culto della forma, non è tutto ciò profondamente, essenzialmente latino? Era quindi naturale che anche quelle fra tali tendenze che erano fatte in Francia dovessero ricevere facilmente impronta speciale trasportate in Italia. III. Ma poco prima del '90 un nuovo periodo incomincia per la letteratura e per l' arte della Europa latina. Ornai le formule artistiche del periodo precedente erano esaurite: la protesta contro il naturalismo zoliano, di cui fu un episodio clamoroso il manifesto dei cinque a proposito di La te1·re, si allargava al realismo in generale e a le preziose chinoiseries, che, ultimo raffinamento e se vuolsi corruzione delle correnti poetiche precedenti, cesellavano i décadents e i bizantini. II romanzo psicologico del Bourget non bastava ai nuovi bisogni e si cercava altro: era solo amore di novità o incominciava, dopo il periodo di letargo già visto, il risveglio delle anime? si cerca va solo un'arte diversa o un'arte più alta e più profonda? Incominciò per opera dei francesi il viaggio di scoperta: il De Vogile scoperse il romanzo russo del Tolstoi e del Dostojewsk;; poi venne la volta degli scandinavi e degli ibseniani danesi e tedeschi, dal B1•andes allo Hauptmann e al Sudermann: poi, viaggiando la Germania si scoperse il Nietzsche e il suo drammaturgo, lo Strindberg: intanto il preraffaellismo e la poesia inglese penetravano in Francia: di nuovo lo spirito nordico ha invaso l'Europa latina e i più noti letterati francesi, dal Bourget al Rod, dal De Wyzeva allo Huysmans ne han subito fortemente l' iniluenza, e l'arte francese ne è stata conquistata in modo, che, non solo ha avuto le sue ~chiere di tolstoiani e ibseniani e preraffaellisti, ma anche da la mescolanza di tanti ingredienti nordici ha derivato quel precipitato di colore abbastanza oscuro che è il simbolismo. E l' Italia ? In Italia s' è parlato certo e discusso di tutto ciò e i nostri critici pro o contro sono andati a gara nel mostrare la conoscenza profonda che da le riviste francesi attingevano della letteratura mondiale e certo l'influenza nordica s' è fatta sentire; ma è proprio vero che, come Gnoli, i nostri letterati si sono in massa camuffati da russi, da inglesi, da norvegesi, da tedeschi, che insomma vi sia stata una corrente tanto larga e tanto profonda d'imitazione da togliere n. la nostra produzione letteraria l' impronta nazionale? Questo a me non sembra. Lasciamo la schiera degli snobs, e dei letterati guardiamo non a le chiacchiere critiche ma a le opere; quali sono queste opere in cui è predominante e ti1•anna l'influenza nordica? Vediamo pure: Giovanni Episcopo, il Poema paradisiaco e le Vergini delle Roccic del D'Annunzio, l'Utopia del Butti, il Sogno di Neera, qualche so netto fra.ncese del Mena sci, il Trionfo del Bracco; e poi? E poì lo Specchio della dolorosa esistenza di Silvio Paga.ni, il Libro delle figurazioni ideali del Lu1:ini, Modi, anime e simboli del Quaglino e qualche altra opera misteriosa di qualche altro dannunziano ; e poi ? E poi..... si dichiara che la letteratura italiana ha perJuto ogni carattere nazionale e s'è camuffata a l'inglese, a la. scandinava, a la russa. E si dimenticano i molti caratteri italiani sostanziali, e formali che, per essere stato dell'imitazione primiera auspice e duca quell' en(ant du XV I siècle italien che à il D'Annunzio, ha conservato l' a-rte sua e quella che da lui deriva: e si dimentica che intanto due dei nostri migliori artisti già intinti di germanesimo, il Fogazzaro e il Graf, se ne spogliavano a poco a poco fino a scrivere il primo un romanzo manzoniano, il secondo le classiche rime delle Danaidi: e si dimentica che, di quelli stessì che hanno sacrificato a lo _ spirito nordico, il Bracco, per esempio, ha., oltre il 'l'rionfo, scritto Maschere e l'Infedele: e si dimentica sopratutto che la letteratura italiana non è tutta nel D'Annunzio e nei da.nnunzianì e si fa il torto di non accorgersi della loro esistenza a la lunga schiera di letterati poeti e pl'osatorijeunes e non jeunes che dal Marradi al Pascoli, dal Verga al Rovetta, da Ada Negri al Pitteri, da Marco Praga a Marino Marin, dal Cesareo a Emilio de Marchi, da l'Alber. tazzi al De Amicis non hanno nulla a che fare con la nova audace scuola boreale. C'è bisogno di altre parole per dimostrare che non è vero che la nostra letteratura abbia perduto il carattere d' italianità come, dopo altri, che fanno la psicologia delle lettere nosti•e pensando a le francesi, ha affermato lo Gnoli? La verità è questa: che, mentre in Francia nna gran parte della letteratura veniva conquistata da lo spirito nordico, quì da noi appena un piccolo gruppo che, con a capo il D'Annunzio, vive più degli altri della vita letteraria europea, ne è stato dominato. Per la potenza e moltiplicità delle correnti nelle quali si è gettato, esso è stato da prima travolto e non ha potuto far altro che imitare: ma ormai e in Francia e in Italia nel seno stesso della scuola boreale si accentua la reazione e incomincia l' assimilazione. Basta per la prima ricordare la renaissance romane predicata dal Morèas e la renaissance latine annunziata dal De Vogilé, gli articoli del Lema!tre e il l'e• centissimo Naturisme del Saint-Gaol'ges de Bouhèlier: poichè nella scuola il motto vien sempre dalla Francia, è facile prevedere imminente la reazione anche n Italia e già sul Marzocco Mnrio Morasso in un articolo ai nati dopo il 70 se ne è fatto interp1·ete. Insieme, l'assimilazione avviene già: si confrontino per la Francia gli ultimi romanzi del Bourget e del Rod con Le disciple e con Le sens de la vie o La sacrifìée; per l' Italia si legga l'ultimo romanzo del Butti l'Incantesimo e si pensi quanto G. D'Annunzio abbia assimilato i Russi copiati nell'Episcopo in La t ,I · j

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==