RIVISTA POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZESOCIALI 377 letta non so dove, l'accusa di intransigenza nazionale, non l'accusa contraria. Più contestata fu un tempo, quando Giovanni Rizzi levava un grido contro i barbari d'Italia, l'italianità della poesia dello Stecchetti e del verismo: è si distie una mescolanza di Heine di De Musset e di Baudelaire, del genere di quella già fatta dal Praga. Ma chi ormai non riconosce che tra la poesia della terza generazione romantica e quella dei veristi è appunto questa differenza che ciò che là era imitazione, qui è assimilazione? Ai motivi stranieri è stato dato impronta nazionale e tutti i caratteri principali della poesia stecchettiana e verista in generale cioè, astraendo da le traccie di tabe romantica, il concetto superficialmente pagano ed epicureo della vita, la tinta passionale e sensuale, la chiarezza, la limpidezza., la perspicuità della forma e, non ostante certe scap• pate, quel senso della misura, che non è nei poeti da cui essa de1•iva l'indirizzo generico, non sono forse caratteri nazionali e italiani? Quanto fossero tali lo dimostra, chè non si può tutto spiegare con la moda, il plaus) e sopratutto la troppo la1•ga e lunga imitazione che l'Italia tributò a lo Stecchetti e al verismo e al bizantinismo che in parte ne derivò. Resta il realismo. Anche oggi, anzi oggi sopratutto nella reazione contro di esso, si suol dire che non è stato in Italia più che un'importazione da la Francia e un' imitazione del naturalismo zoliano. Che l'indirizzo sia venuto di Francia nessuno contesta: ma il non essere indigena una tendenza artistica non importa affatto qual conseguenza la mancanza di ;carattere nazionale nell'arte che la segue, e la questione è sempre, a l'indirizzo venuto dal di fnori e a la letteratura che lo segue, si sia dato o no impronta nazionale. Ora anche qui non so comprendere come si possa disconosrerc l'italianità di Malavoglia e di Mastro Don Gesualdo, delle novelle del Capua na e di quelle prime del D'Annunzio, dei primi romanzi della Serao e del teatro del Verga o del Gallina, delle nove llc e dei Vicerè di F. de Roberto. Non solo essi ritraggono una vita nostra, veramente italiana, ma anche nel modo di ritrarla hanno certe tendenze particolari per cui è impossibile confonderli coi realisti russi o tedeschi. Ma, si dirà: come negare l'influenza potente dello Zola? Non si nega; bisogna però notare, con uno scrittore, che forse è il Faguet, che lo Zola pa1·sa psychologie rudimentaire, son ignorance de la vie interieure et individuelle, sa magistrale science à établir les ensembles, son regai·d aigu et rapide saisissant au vol la ligne, le contour, l'apparence, par la langue massive et claire est avant tout latin, anzi italiano ; donde il fatto che molti caratteri sono rimasti comuni fra i nostri realisti e lui anche dopo che l'assimilazione del metodo è sottentrata al' imitazione · assimilazione di cui è prova il rigetto di quegli elementi dell'art; zoliana non schiettamente latini anzi italici, che sono la tendenza simbolic-1 derivata ad essa dal 1·omanticismo e quella sociale che è, come dice il Brunetière, l'essenzial carattere della letteratura francese. Così avendo riguardo anche a la pittura realista e al dramma mascagniano, mi pare si possa parlare di un realismo italiano come si parla di un realismo inglese e francese: un'analisi sottile potrebbe notarne le caratteristiche e ricongiungere forse il realismo moderno a qt1ella letteratura, che, da le novelle del Boccaccio e del Sacchetti a la comedia del 500, a la comedia dell'arte e a quella del Goldoni, è forse la più schiettamente e singolarmente italiana. Così, per quanto una sol:!, sia indigena, le tre correnti letterarie dominanti dal '70 al '90 ci hanno dato una produzione che, contro l'opinione del Gnoli, ha carattere e impronta italiana: credo anche, contro il pa1•ere dell'Ojetti, che tale produzione abbia una sufficiente unità intima per costituire una letteratura. Già il Brunetière ha messo in evidenza l'intima natura assai affine del realismo e della poesia parnassiana, e, poichè il neoclassicismo italiano risponde abbastanza da vicino a quest'ultima, le osservazioni del Brunetière valgono anche per noi: è in entrambi una reazione contro l' individualismo esasperato del romanticismo, è una tendenza a l'oggettività, è una ribellione a le fantasticherie e al sentimentalismo romantico, è un abbandono della forma disordinata e anarchica per una più equilibrata, più regolare, più classica. Questi caratteri non ebbe da principio tutto il verismo stecchettiano, di cui l'étalage du moi e la forma ricordano il romanticismo; ma esso andò sempre più assumendoli in quella poesia bizantina che in parte lo continuò, come è possibile vedere nell'opera del D'Annunzio da l'Intermezzo a la Chimera. Inoltre e sopratutto, le tre correnti ebbero una stessa anima, uno stesso spirito: è in fondo, eccetto nel Carducci, uno stesso concetto superficialmente pagano ed epicureo dell'esistenza ben distinto dal carattere pessimistico dc:ll' arte francese, è la stessa tendenza antidealistica, è la stessa noncuranza degli elementi e degli scopi intellettuali e morali dell'o,iera d'arte, è lo stesso concetto dell'arte per l'arte, intesa per lo più nel senso d'arte per la forma. Come con tutto ciò negare che questa produzione letteraria abbia tale unità da formare una letteratura? e, poichè questi elementi che costituisconol'anima comune sono quelli appunto che abbiamo visti singolarmente italiani, come negare l'esistenza in questo p riofo di una letteratura nizionale? Certo questa italianità non è stata così intensa come nel romanticismo, nè di quel genere superiore che abbiamo visto in principio; egli è che l'ambiente il clima storico non poteva dare altro. In gran parte d'Europa, dacché, poco dopo la metà del secolo, la borghesia è diventata tutto, è cessato quel gran moto intellettuale e letterario che ne aveva accompagnato l'ascensione sociale e politica ed è ricominciato una specie di crepuscolo delle anime, in cui l'arte ha cessato di essere un'alta e g1•ande cosa per diventare un giuoco e un puro oggetto di lusso. Questo è avvenuto sopratutto in Italia: e si è avuto la piccola letteratura che po~eva dare la piccola anima della borghesia arrivata, tanto diversa da quella del periodo ascendente. Del resto, sempre lasciando la questione astratta se una letteratura possa per lungo tempo mancare di carattere nazionale, era naturale ohe anche a
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