RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.Li 349 Nella somma del grano consumato in Italia, fra estero e indigeno, la media per ogni cittadino, fu durante un intiero decennio (83-93) di 123 Kg1•. al1 'anno, mentre nell'ultimo triennio questa media è discesa al disotto dei 119 Kgr. Si abbandona dunque anche il frumento, eibo essenziale alla nutrizione, e lo si abbandona non certamente dalle classi più agiate, ma da quelle più infime, con quanto danno della igiene, della conservazione delle energie di razza, lascio giudicare al pubblico. Un'ultima prova, ma significantissima, la troviamo nel medesimo rendiconto delle Gàbelle, dove si tratta dei dazi Comunali esercitati dallo Stato. L'ultimo bilancio à reso assai meno dei precedenti, anzi dal 1892-93 che la cifra era salita a 94 milioni, ne è discesa a 79, malgrado l'aumento prog1•essivo di popolazione. Questo decrescere anche dei dazi di consumo non è solo effetto dell'abolizione del dazio sullo farine, ma sibbene di una diminuzione di benessere e di consumi, giacchè in questi ultimi anni le cinte daziarie furono quasi dovunque allargate al suburbio, e quindi aumentato il contingente generale di tributo. Ma l.i causa, la causa prima, insieme alla incoscienza dei governanti, è dell'indirizzo che per una specie di fatalità, certamente voluta, è coiitretto a seguire il nostro paese. L'enorme dispendio in armamenti, la funesta guerra d'Africa, sono sta te le ineluttabili necessità di tal sistema, alla perpetuazione del quale contribuisce la tolleranza passiva delle popolazioni. Perchè in Italia è prevalso un modo di sentire schiettamente musulmano : il fatalismo. Tutto si accetta, nè si giudica se si procede avanti od a ritroso, se si marcia verso la catastrofe, o se si delinea all 'orizzo.nte la resurrezione. E questa passività è la ragione forse del continuo inasprirsi. È divenuto Mussulmano il pubblico, e naturalmente si è fatto Turco il governo. · Il Visir ordina ai Vali di raccogliere un dato contingente di denaro, e questi taglieggia in proporzione del dominio i sottogovernatori, i quali si rivalgono sui dipendenti, tantochè sino all'ultimo gendarme, non rappresentano che i tentacoli di una piovra devastatrice e assorbente. Da noi l' esa1.ione si fa in forma più corretta e meno sanguinosa, ma gli effetti sono identici. Questo è il tarlo roditore della nostra vita sociale, al quale conviene riparare. CESARE CASTELLI. La Rivista Popolare di Politica Lettere e Scienze sociali esce il 15 e il 30 d'ogni mese, in fascicoli di 20 pagine in 4• grande. Spedire Yaglia o Cartolina-Yaglia all'on. Dr. Napoleone Colajanni Roma. IN BASILICATA. Lasciati i fiorenti piani della Campania felice, le balze e le sponde ridenti del golfo salernitano, passata la florida piana di Salerno, con rocchio tutto ammirato de' paesaggi e della letizia di terre feraci, ecco che d'un tratto la vaporiera vi trascina entro rocciose gole di montagna, dove non Yerdi pascoli o fitta selva di alberi rallegra lo sguardo, dove non è abitazione d'uomini nè strepito d'alcuna attività umana, ma soltanto petrosi fianchi di monti e romoroso fuggit' di torrenti. In certi punti lo squallore e l'orrore dei dirupi e delle convalli è altamente pittoresco e il viaggiatore guarda stupito: ma insieme è tale una desolazione da sentirsene stringere il cuore. Laddove poi le roccia cedono il campo a valli o a terre pianeggianti, è rado vedere qualche bella coltivazione, poichè letti smisurati di ghiaiosi torrenti e qua e là resti di scoscendimenti o di tremuoti coprono gran parte del terreno. Dove alfine, nei luo ghi già celebri delle opulenti città pitagoriche, si apre il piano alla marina esso altro non è che pestilenziale palude. Così, per un tratto di più che un centinaio e mezzo di chilometri - tanto corre la ferrovia che attraversa da un capo all'altro la Basilicata - il viaggiatore non discerne che pochi, remoti• paesi una sola città e l'aspetto di essi in generale non è punto in disaccordo con lo squallore dei luoghi. È la Basilicata quasi la più vasta provincia cli Italia: ampia quanto molte altre popolose provincie insieme riunite, é forse la più meschina per le arti della civilti1, per la ricchezza pubblica e privata. Le Yie di comunicazione rade ed aspre, per la stessa natura del paese quasi tutto montuoso; non inospitale, ma incomoda e insufficiente la vita al forestiere; nessun alito di commerci o d' industrie che richiamino gente eia fuori; la Basilicata vive così chiusa in sè, sconosciuta da tutti o pur conosciuta solamente pee il gran male che ne dicono quanti vi furono per sole ragioni d'uffizii, tutti anelanti a fuggirsene. Quella che sarebbe opera tanto generosa, ci rile ed utile di conoscere davvicino, con studio amoroso e diligente, le varie 1'egioni di questo cosi vario nostro paese, di descrivere d'ognuna i diversi elementi di vita, i mali, gli affidamenti e le speranze dell'aHenire, è purtt'Oppo da noi interamente trascurata: non ci siamo ancor·a persuasi che solo di questa maniera, tenendo cioè conto delle peculiari condizioni di ciascuna regione, si prepara la strada· ad efficaci riforme le quali possano finalmente incominciare ad avviarci alla piena, e non solamente politica, unità della nazione.
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