Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 18 - 30 marzo 1897

350 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI E la Basilicata, come una delle regioni che sono appunto più lontane dalla condizione superiore delle pitt avanzate parti d'Italia e che ha nondimeno in sè germi preziosi che molto potranno contribuire allo svolgimento della vita nazionale e concorrere gagliardamente al suo progresso civile ed economico, non deve essere dimenticata• come è accaduto fin quì. La razza umana è colà• infatti eccellente a malgrado della miserevole condizione sociale ed economica della maggior parte della popolazione. Forse la stessa asprezza e 'difficoltà dei luoghi, che l'ha fin qui come appartata dal mondo, ba giovato a mantenere l'integriti1 della prisca, forte e buona razza lucana ; essa dà infatti un minimo di riformati alla leva militare e. rispetto poi alle qualità intellettive, mai come in Basilicata trova c0nferma l'opinione che la civillà di un popolo non è sempre l' indice della sua potenza intellettuale ; è la Basilicata invero terra ferace d'ingegni e tuttodì nel campo della politica e degli studii noi troviamo uom1m preclari esciti da paeselli dove non è alcuna progredita civiltà. La popolazione è rada così che appena la Sardegna ha in Italia una minore densità di abitanti; ammontaYa invero nel 1881, al tempo del censimento, a poco più che un mezzo milione di abitanti: la metà delle Marche, la quale pur noverando quattro boscose provincie, ha una superffcie conplessiva minore. Che se poniamo mente alla spaventevole emigrazione che diserta la Basilicata, che le porta via in ciascun anno in media da diecimila validi abitanti e consideriamo d'altra parte che ivi l'incremento naturale della popolazione è il minimo in Italia, appena cioè del 2 l 12 per mille l'anno, non dubiteremo di ritenere che presentemente essa sia anche più spopolata e forse non vi siano più che quattro centinaia di migliaia di anime. Dolorosa constatazione, imperocchè afferma che le fonti stesse della vita, ove non vi si ponga sollecito riparo, si vanno colà inaridendo. La terra, in tanta scarsezza d'abitanti, sembrerebbe che dovesse essere disponibile in larga copia: invece forse appena un quarto della superficie del1' intiera regione è attualmente coltivabile, il restante è sottratto da sodaglie. da alvei smisurati di fiumi e di tol'renti, da paludi, da boschi selrnggi, da strade. Troppo poca terra rimane ai bisogni della popolazione, che solo ·da essa trae il suo sostentamento imperocchè fuori dell'agricola niun'altra industria è iJJ Basilicata. L'industria armentizia, la quale trent'anni fa era anche una fonte di lauti guadagni per la provincia, è andata pian piano perdendo di importanza; ad ogni modo è del tutto primitiva, cioè gli animali si allevano bradi, e non comprende in generale che pecore e capre, non il grosso bestiame, tanto più rimuneratore sotto ogni rispetto. L'allevamento dei suini, che del resto è quello che richiede minori spese e cure, l'unico che siasi conservato ancora largamente in tutta la regione, trova anche la sua ragione nel bisogno che la popolazione ha di carne ~ di grasso, al quale bisogno non basta a soddisfare, neppure nelle proporzioni minime che lo stato del paese richiede, il poco bestiame bovino. Ma neanche l'agricoltura è quì salita a dignità di arte ed infatti il sistema di coltivazione in Basilicata è in generale il più primitivo che si possa pensare. Salvo alcune singolari eccezioni, e vanno specialmente citati i dintorni di Potenza, di Matera, di taluni dei più grossi borghi del materano, i piani verso il barese e quasi tutto il nielfese, dove sopratutto la coltivazione ha fatto grandi progressi - il terreno in Basilicata è appena grattato da stromenti ancora rudimentali; l'aratro difficilmente scava un solco profondo più che venti centimetri; alla terra cosi insufficientemente smossa, e che presto perciò si esaurisce, non si dà neppure il potente alimento del concime. Il risultato finale di ciò si è chè la coltura è la più e,;tensiva che può farsi ; il maggese domina ancora sovrano e, nonostante questo riposo delle terre sbandito colà dove l'agricoltura è fiorente, la produzione del frumento raggiunge a stento la media di otto ettolitri per ettaro. Cioè forse la più bassa in Italia, dove pure siamo ancora tanto lontani dalla produzione elevata dei paesi più avanzati, come l'Inghilterra, i ducati tedeschi, il Belgio, l'Olanda, la Francia nei quali, come è noto, non la maggiore feracità naturale del suolo ma solamente l'arte sapiente del coltivatore fa salire la produzione media per ettaro da 20 a 30 ettolitri. E in relazione a quella del frumento è la produzione degli altri cereali e delle leguminose. A questa causa principale di scarsa produzione, che è il sistema di coltivazione, va aggiunta l'altra quasi comune in tutta la provincia - e purtroppo anche in altre regioni d' Italia - della non dimora del contadino sul campo. In Basilicata la popolazione rurale, che forma più che la metà di quella intiera della p1·ovincia, dimora nelle città e nei borghi donde si reca la mattina sui campi per tornarsene la sera. Yi sono contadini che hanno terre lontane qualche ora di cammino dall'abitato; è facile imaginare a quanto spreco di forza fisica ciò dia luogo e come non sia possibile una buona coltura, segnatamente delle piante che hanno bisogno di molte cure. La condizione del contadino - sul prodotto del di cui lavoro vive sostanzialmente quasi tutta la

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==