Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 17 - 10 marzo 1897

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA L&TTERE SCIENZE somALrn 329 del mondo civile, la libertà e l'uguaglianza, il diritto e il dovere, epilogavansi in un' associazione delle genti di cui l'Italia libera sarebbe avviatrice e guida. E dal cuore di questa Italia rinnovellatasi in unità di nazione scaturirebbe il nuovo verbo religioso, la nuova sintesi sociale, la nuova opera europea. É visibile pertanto che l'unità d'Italia non era nell'intelletto di Mazzini un concetto ipotetico, come nell'opuscolo di Melchiorre Gioia nè un postulato, come nella lettera di Foscolo a Championnet, sibbene una deduzione e una condizione impreteribile del suo officio cosmopolitico. Dalla religione la morale, dalla mofale la politica; lo stato dev'essere credente per l'ideale, onesto per il bene, uno per l'armonia. In ciò l'originalità del concetto unitario di Mazzini. Nell'albero gentilizio del diritto e del dovere è capostipite il dovere. Insegnava infatti egli che il diritto emerge da un dovere compiuto. Era naturale. Dalla fede procede l'entusiasmo, dal culto del bene olezza l'aroma della virtù, dall'uno e dell'altra spandesi lo. spirito di sacrificio, impera la volontà ; e per6, c1·edere, fare, patire rispecchiano il dovere dei figli d'una patria schiava per liberarla, e segnatamente il dovere dei figli d'Italia, prestabilita autrice del rinnovamento teologico ed etico nella terza vita del mondo civile. Questo mi pare l'intera compagine del pensiero di Mazzini. E agevolmente se ne spiegano le evoluzioni e se ne antivede l'efficacia. E in vero, l'unità italiana costituendo il precipuo fattore il caposaldo dsl suo sistema, sfavillano per evidenza ·di ragione la lettera a Carlo Alberto, i fascicoli della Giovine Italia, le cospirazioni ingegnose, la spedizione di Savoia, la sommossa romagnola del 4:-3,la calabrese del 44, l' associazione nazionale del 46, la lettera a Pio IX del 47, l'opera conciliativa del 48, la difesa della Repubblica roIl!ana del 49, il 5 Febbraio di Milano, i moti della Lunigiana, la spedizione di Pisacane, il 29 Giugno 1857 di Genova, la lettera a Vittorio Emanuele nel 59, le sollecitate annessioni, l'insurrezione della Gancia, il tentativo di Castelpucci nel 60, l'agitazione per la insurrezione veneta, il suo colossale epistolario elettrizzatore. Per una. serie di proteste, di sollecitazioni, di rimproveri, d'incoraggiamenti, di stimoli, di rallentamenti, di schermi, di volteggiamenti, di puntelli, di mine, di contromine e di fuoco alle polveri, Egli agguantò l'Italia per la chioma ogni anno, ogni semestre, ogni giorno, ficcando negli occhi di lei il suo sguardo fulmineo e ripetendole ostinatissimo, con l'accento del Fato nella tragedia di Es,chilo: - Sorgi, lotta, soffri, purificati, immòlati per farti una, per riafferrare il governo del mondo, per colorire il disegno di Dio sulla terra. E in quella febbre affinatrice del suo spirito e logoratrice del suo mortai velo egli scrisse parole così gravi, così passionate, così accese di carità patria, da parere linguaggio d'antico profeta; e la gioventù di due o tre generazioni bevve e s'inebbriò a quelle fonti, e affrontò impavida le ire dei tiranni, udì sorridendo cigolarsi alle spalle i catenacci delle segrete, e si avviò senza battere sopracciglio nella sconsolata contrada dell'esilio, salì con piede sicuro, con intrepido cuore e con sigar0 in bocca le scale della forca. Questo sublime delirio di patriotismo provocato e alimentato dall'eloquenza di Mazzini creò la questione italiana, che fu gettata come un guanto di sfida, come il guanto di Corradino di Svevia, dall'alto del patibolo nel cenacolo delle potenze europee. i é di ciò solo l'Italia va debitrice a ì\fazzini. Dal Trentacinque al Quarantotto , magistrale scrittore d'inglese egli chiarì nelle riviste britanniche tutte le incognite del pensiero nazionale; ora ricavando dalle Opere minori di Dante, e specialmente dal trattato de:monarchia, il concetto sovrano, trasmesso di secolo in secolo, e, in opi• nione di lui, costitutivo d'una parte della tradizione imperativa dell'Italia una; ora ritraendo dagli studi sul Sarpi la tendenza ir1·esistibile di procedere, nel movimento della idea religiosa, dal papa al concilio; ora lumeggiando nel moto evolutivo della letteratura italiana dopo il 1830 gli spiriti vigorosi d'emancipazione intellettùale e segnalando la crescente febbre d'emancipazione politica; ora scrutando le viscere dell'Austria ( Italia, Austria e il Papa) e additandone il verme roditore e nunzio dello inevitabile sfacelo; ora restaurando la fama di Ugo Foscolo che l'invidia e la calunnia avevano oscurata, e ripresentando incontaminata e splendida la grande figura del risuscitatore della coscienza nel letterato e del poeta dei Sepolcri che onorò l'Italia e l'Inghilterra. In Inghilterra quasi ogni scritto di Mazzini, dal Cinquanta al Settantadue, fu tradotto dai giornali o divulgato in opuscoli. E non meno efficacemente, con la parola nei ritrovi privati e coll'esempio della vita senza macchia, contribuì a rendere famigliare e simpatica al popolo inglese la causa italiana. E il favore aperto o senza secondi fini della opinione pubblica inglese determinò il favore del governo. L'Italia ne risentì più fìate i beneficii. · Tale ei fu. In parte il sospiro della sua vita fu appagato: egli vide compirsi l'unità politica della patria. Pure, se un tempo visse alcuna ora lieta e nelle intimità dell'amicizia il suo riso era una delle attrattive personali più incantevoli, il riso negli ultimi suoi anni non isfìoravagli pitì le labbra. A poco a poco il cuore gli si chiuse a ogni dol-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==