328 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI Italiani scorati dagli E1rgastoli principiavano a dimenticare l'Italia e la dimenticarano. Ci pensava appena a Milano l'autore dei cori dell'Adelchi, a Firenze l'autore del Giovanni da Procida, a Livorno quello della Battaglia di Benevento· Volgevano tempo tristi di prepotenza e di viltà. Poscia, come eco fioca delle giornate di luglio, scoppiò il moto romagnolo che bandì l'abolizione del potere temporale, ma rimase moto romagnolo e fu rapidamente represso da una legione au-;triaca. Indi, il silenzio universale e l'oblio. · Mazzini, con uno stile che aveva il rilievo e la energia del foscoliano, e per l'adozione di parole religiose, come apostolato, sacerdozio, missione, assumeva sembianti solenni e colorivasi di tinte bibliche, e ispirato dalla luminosa intuizione di tutta un'epoca nuova europea diffondeva il calore di un immenso entusiasmo e di una immensa fede, scese campione del romanticismo nell'arringo letterario. Non importa ora indagare se il romanticismo fosse nel suo intimo concetto una reazione cattolica: era un'audace emancipazione del pensiero dalle stringhe d'un bizantino e pedante classicismo; era una rivincita dello spiritualismo sulle dottrine dei plastici e dei sensisti, la ristaurazione di Dio sul trono dei cieli, il risveglio della coscienza verso un ideale di umanità colorito dalle lusinghiere spé· ranze di vita fiorente; era l'illimitata liber1à della mente nelle sfere dell'arte e della poesia. Tanto bastava perchè :;\fazzini dovesse militare in p1·ima linea sotto codesta bandiera. Dall'Amor patrio di Dante (182G), dalle Fantasie di Berchet, egli ascese gradualmente ai Pensieri intorno ad una lette1·atura europea, e quindi al Dramma sto1·ico (1830), in cui idoleggia la figura del marchese di Posa e ingrandendone le proporzioni datele dallo Schiller simboleggia nell'animo di Don Carlos la umanità; forma ultima dello svolgimento di una idea provvidenziale a cui si perverrà per una scala di rivoluzioni delle quali la fiamminga è una. Avvertito nel Promessi :Sposi l'elemento popolo ignoto ai classici e avvicinati i due termini Popolo e Umanità, ne ravvisa l'armonia in Dio eh 'ei contempla artefice sempiterno di progresso; e delinea e ombreggia i profili d'un nuorn dramma impossibile su la scena, ma possibile nella storia, nella vita reale, nel mondo delle nazioni. Quivi s'affissava l'occhio del giovine pensatore genovese. E quando scrisse la lettera a Carlo Alberto, che fu una rivelazione politica per r Italia e additò incredibili destini alla casa di Sa,,oia, egli aveva già matu1·ato nei travestimenti della critica letteraria la madre idea nella propria missione, che gli brillò su rorizr.ontc, stella matutina, asLro uell':u·duo viaggio sino all'ultima giol'IlaLa. Mazzini trenfanni dopo, già fatto vecchio, raccontava che fin d'allora il pen,iero generatore di ogni suo disegno era non un semplice pem;iero politico nè la solitaria idea di redimere uu popolo smèmbrato, oppresso, avYilito, sibbene un presen1imento che l'Italia sarebbe, sorgendo, iniziatrice di una nuova vita, di una potente unità alle nazioni d'Europa. Gli si agita nella mente (comunque confuso, e nonostante l'influenza che spandevano su lui, in mezzo al silenzio comune, le voci fervide di coscienza direttrice uscenti allora in Francia) un concetto che espresse pochi anni dopo. Ed era : che un vuoto esisteva in Europa; che l'autorità, la vera la buona, la santa autorità, nella cui ricerca sta pur sempre, confessato a noi stessi o no, il segreto della Yita di tutti noi, negato irrazionalmente da tanti i quali confondono con essa un fantasma una menzogna d' autorità e credono negar Dio quando non negano che gl' idoli, era svanita, spenta in Europa, che quindi non viveva in alcun popolo potenza di iniziativa. Concetto che gli anni gli studi e i dolori confermarono irrevocabilmente nell"animo suo e mutarono in fede. Raccontava che da questo concetto balenavagli ntalia rinata d'un balzo, missionaria d'una fede di progresso e di fratellanza, più vasta assai del!' antica, all'umanità; che, mentre altri popoli, compita. una breve missione, erano srariti per sempre, in Roma, ove la vita una del mondo s'era elaborata due volte, la vita doveva essere eterna e ignota la morte. Ora, perchè, egli si chiedeva, dopo la Roma che solcò dietro il Yolo delle aquile il mondo noto coll'idea del diritto, sorgente della libertà, e dopo la Roma, già pianta dagli uomini sepolcro di vivi, risorta e costituitasi coi papi centro accettato d'una nuova unità che, levando la legge della terra al cielo, sovrapponeva ali' iùea del diritto l' idea del dovere, comune a tutti e origine quindi dell"uguagliaoza, perchè non sorgerebbe da una terza Roma, la Roma del popolo italico della quale parevagli intravvedere gl'i11dizi, una terza e più vasta unità, che· armonizzando terra e cielo, diritto e dornre, parlerebbe non agli individui, ma ai popoli, una parola d'associazione insegnatrice ai liberi ed eguali della loro missione quaggiù? Raccontava che da quelle idee desumeva intanto che il nuovo lavoro doveva essere, anzi ogni altra co~a, morale, non angustamente politico ; 1·eligioso, non negativo; fondato sui principii non su teoriche di interesse, sul dovere non sul benessere. Raccontava infine che la scuola straniera del materialismo aveva sfiorato l'animo suo per alcuni mesi di vita universitaria, e che la storia e !"intuizione della coscienza, giudicate da lui soli criterii di verità, l'avevano ricondotto rapidamente all'idealisnio 'dei n:,stri padri.- 1el suo pensiero ad\Jn~ue';1t "due·inò1ne1ltiHsto1•tci
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