Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 17 - 10 marzo 1897

326 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZESOCIALI origini, ebbe praticamente questo solo coroJlario diretto: la libertà di coscienza da un lato, dall'altro la libertà civile e l'uguaglianza dinanzi alla legge, assicurata a tutti gli uomini. Questa la grande e reale conquista dell'89: sanzione parziale deJle lunghe, faticose lotte contro la doppia aristocrazia militare e sacerdotale. Pilt in là non andò, nè poteva andare. Perchè 1'89, pure affrontandolo arditamente, spezzò in due il problema umano e non ne affermò che un termine soltanto: obliando di consacrare la santità dei doveri, accanto alla santità dei diritti. Epperò il terzo Stato, dopo aver combattuto accanto al quarto Stato per la rivendicazione dei comuni diritti, non appena assunto al potere, obliò completamente i doveri che lo legavano ai compagni di lotta, e sostituendosi alla nobiltà ed al sacerdozio nel monopolio economico ed in quello dei poteri pubblici schiuse i cancelli ad una nuova .formidabile tenzone: la rivendicazione del proletariato, erede di tutti i dolori che travagliarono i diseredati da che mondo è mondo, dolori temperati in parte, è Yero, dal raggio benefico della ciYiltà che illumina così il palazzo come il tugu1:10, ma resi dall'aHro più acerbi dalla coscienza delle masse, non pitt rassegnale a subire la loro miseria, come il portato inesorabile di un fato sociale. A che vale infatti la libertà individuale quando la miseria e l'isolamento Yincolauo inesorabilmente il proletariato alla degradazione morale, poliLica ed economica e la 1·icchezza, come il potere, sono patrimonio esclusivo di una minoranza oligarchica economicamente e politicamente? Rinnovamento di nazioni e di stirpi, reintegrazione politica ed economica dei diseredati, alleanze di popoli, leghe di pace, tutto sembra un sogno o un' utopia dinanzi a questa realtà spaventevole di quattro quinti del genere umano che non sono arbitri dei propri destini ; che strumento inconsciente di pochi pr·iYilegiati sono costretti ad oscillare senza posa, quasi ombre dell'inferno dantesco, dai campi e dalle officine, tra la caserma, il carcere e l'ospedale, senza un soffio di vita collettiva che li ricongiuga in un comune ideale o in una comune solidariet'I di gioie e di dolori. Da un' organizzazione cosiffatta, violazione di ogni dovere sociale, non poteva sortire che una nuoYa falsificazione del diritto, ent1·0 e fuori lo stato: il tr·ionfo del1' individualismo nella forma pitt brutale: l'egoismo; egoismo d' uomini , egoismo di classe , egoismo cli razze ; che nei rapporti della famiglia ha rotto i vincoli di solidarietà, nei rapporti fra classe e classe e fra gli uomini della stessa classe i Yincoli dell'amore, ed in quelli fea Stato e Stato ha c1·eato quegli antagonismi terribili e quegli aggruppamenti al'(i ficiali con cui si vorrebbe contrastare a mano armata la tendenza irresistibile dei popoli ad affratellarsi in una sola fede ed in un solo ideale sociale. L' idea tutta negativa dello Stato moderno, semplice ufficio di tutela del diritto individuale, non è che la logica emanazione di questo stato cli cose, il quale da un lato rende effimero l'esercizio di qualunque diritto e dall'altro consacra l'annientamento di ogni norma di dovere sociale, il solo che, temperando gli eccessi dell'individualismo, possa armonizzare l' interesse d'ognuno con gl' interessi di tutti ; il solo che possa legare con nodi sacri l'uomo ali' uomo, il cittadino al Comune, il Comune alla Nazione, la Nazione all' umanità, sospingendola verso quegli alti ideali a cui sono rivolti tutti gli sforzi e tutte le aspirazioni del proletariato moderno. Da questi sforzi e da queste aspirazioni, sortirà infallibilmente, ineYitabilmente, un ·nuovi> assetto delle condizioni sociali, che non sarà più una conquista di questo o di quel ceto, ma di tutta la umana famiglia, e come corollario diretto lo Stato non sarà più nè lo Stato antico, incarnazione· del dieitto divino e della conquista, nè lo Stato model'l1o, amalgama del diritto diYino e del diritto popolare; non la sopraffazione di una classe sopra un'altra - la lotta isolata ed egoista pel solo benessere individuale - ma uno Stato, integrazione piena, completa dell·uomo nella Società, rivenclicazion) del di1·itto umano nella sua più alta espressione di libertà, di fraternità e di giustizia. A.Yer divinato questo Stato futuro quando le menti erravano incerte sotto il fascino di dottrine monche o fatali; averlo proclamato come la sola via cli uscita nell'aspra lotta che travaglia gli spiriti, le coscienze e le pleLi nella soluzione del problema sociale ; averne trasfuso il comincimento nell'anima di tutta una generazione, armonizzando la causa di un popolo con quella di tutti i popoli, gettando la parola dell'amore accanto a quella delle riYendicazioni, integrando il Cittadino nella patria e la patria nell'umanità, tutto questo forma il maggior titolo cl i gloria e di riconoscenza a cui Mazzini abbia diritto, non soltanto dinanzi al secolo XIX, ma dinanzi a tutta la posterità. E alla realizzazione di questo ideale dedicò 50 anni di lotte e di sac1·ifici, facendo ·i l'eco e il continuatore della coscienza storica italiana, e in pari tempo l' interpetrn del nuovo diritto pubblico, del pensiero collettivo d' un'epoca nuova. . * * Ogni anno che passa sulla sua tomba, illumina d'una nuova luce la sua figura grandiosa. Coloro che lo accusavano di aver sacrificato al pensiero politico e all'idea nazionale il pensiero sociale, ·cominciano man mano a i-en dei gli giusti

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