RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZESOCIALI 825 stiti, fatti ad urgenza, soggiacciono a patti più e più sempre onerosi, imposti generalmente - dacchè la fiducia scema all'interno -· da capitalisti stranieri: le tasse dovendosi attribuire a quasi ogni atto o sorgente di vita, esigono un quarto d'esercito d'esattori che prelevano gran parte del denaro raccolto, e un metodo d'esa1.ione frequente, litigiosa, noiosa: rovina sopra rovina, malcontento sopra malcontento. L'opposizione intanto aumenta e si fa minacciosa. E tra l'agitazione crescente e il guasto che appare irrimediabile nelle Finanze, un senso d'incertezza e di generale sfiducia invade le menti. Gli adoratori dell'ordine qualunque siasi, cominciano a dubitare della forza, a mantenerlo, dell'Istituzione. Il credito infiac chisce; la libera oicura circolazione dei capitali si restringe, le imprese s'arrestano nel dubbio del di dopo; il consumo e la produzione vanno scemando: crescono soltanto, indizio tristissimo, gli arretrati delle tasse. E un'altra piago, pessima fra tutte, cresce gigante : l'immoralità. Il presentimento di inevitabili mutamen· t;, l'opinione diffusa che ogni cosa è provvisoria, il senso d'un avvenire imminente e mal noto, suscitano l'egoismo e il desiderio di provvedere a se stesso fino alla colpa, prima che giunga il naufragio. Atti nefandi trapelano da alte sfere, dove l'instabilità del potere genera l'avidità; e il veleno filtra dalle alte alle inferiori; l'esempio dei capi è raccolto dalla turba dei subalterni che hanno famiglia da nudrire e magro stipendio. Le colpe avverate fanno gli animi proclivi a credere in ogni accusa. La diffidenza di tutti e di tutto diventa condizione normale al paese. Tra le colpe e le calunnie, il senso morale si sperde: il vincolo dell'Associazione, l'affetto fidento fra cittadini si allenta e minaccia rompersi. E tutto questo - lembo e nulla più di una larga tela, che vorrebbe, ad essere descritta, un volume - ò conseguenza logica, inevitabile del!' esistenza. violenta. dell'Istituzione: esce da quella. parola resistenza., che scinde in due campi ostili la Nazione, e il Governo: il Governo che dovrebb' essere la mente interpretata dalla. Nazione, e la Nazione che dovreb. b'essere il braccio del Governo scelto da essa. Mfl. una Istituzione non può vivere di resistenza e d'immoralità. E l'Istituzione' condannata si travolge d'illusione in illusione, d'errore in errore, di colpa in colpa, giù giù in un abbisso, dove ogni sua difesa si converte per essa in pericolo, dove ogni atto presta un'arma al nemico, dove ogni difesa è battezzata persecuzione tirannica, ogni concessione ò tE>nuta in conto di fiacchezza e paura. Tutto le nuoce. Accusata dagli uni per ciò che fa dagli altri per ciò che non fa, essa. perde ogni giorno un seguace. 11 malcontento si diffonde in tutte le classi: nel contadino per le ingenti tasse che gli aggravano la miseria: nell'opera.io, per la diminuzione del lavoro, pel rincaro d' ogni cosa, pel diniego del voto, per bisogno d'emancipazione, per amore istintivo e profondo al paese : nella gioventù educata alle lettere, per gli inceppa.monti e le persecuzioni alla stampa, per aspirazione all'ideale dell'avvenire, per culto della passata grandezza e vergogna dell'abbietta inerzia presente: nell'uomo di commercio, per lunga stanchezza d'una situazione incerta e mal secura, che gli rapisce ogni possibilità di calcoli d'operazioni. E l'Esercito, ultima speranza dell' Istituzione, l'Esercito, che esce dal popolo e ne serba gli affetti e i nobili istinti, s'agita nel senso d' un disonore immeritato, di una missione tradita., d'una libertà che gli è tolta, d'una dignità che sente a ogni ora violata dal suo essere servo, non d'un Popolo, ma d'un uomo, e stromento d'una Istituzione fatta cadavere. IV. Quando le cose sono a quel punto, suonano per l'Istituzione gli ultimi tocchi dell'agonia. L'ultimo affannoso alito della consunta sua vita dipende da un subito momento di saggia audacia negli uomini delI 'Istituzione futura, da un lieve errore eh 'essa sarà. trascinata a commettere. I prudenti dovrebbero, per riguardo a sè stessi, allontanarsi da quel letto di morte. I buoni dovrebbero, per amor del paese, dichiarargli apertamente che l'Istituzione è morente. I credenti nell'avvenire dovrebbero, per onore e dovere, affrettarsi e chiudere ogni varco all'anarchia, sollevando tra la morente e la Nazione la bandiera della nuova Vita. X MARZO Nell'ora g1·ave che attraversa l'Europa in genere e l'Italia in parlicolare, la Commemorazione del 1 O marzo, assume in quest'anno, pit1 del consueto, un significato alto e solenne. Dalla tomba di Staglieno escono voci e moniti che l'anima nazionale deve sapere intendere ed accogliere. Il problema che agita in que to momento l'Europa é duplice: da un lato il principio di nazionalità che ha oggi il suo indice misuratore nei fremiti e nei prorompimenti delle razze g1·ecoslave: dall'altro l'emancipazione delle classi lavoratrici, impazienti di assorgere a Yera dignità civile, e la loro marcia progressiva verso la conquista dei poteri' pubblici per prendere il posto che ad esse spetta nel consorzio umano. Queste due tendenze si alternano o s'intrecciano, a seconda dello stadio raggiunto da questo o da quel paese sulla via della civiltà, ma con marcata tendenza ad integrarsi entrambe in una soluzione armonica e definitiva, come anelli di una sola catena, segnando il punto di partenza cliuna nuova evoluzione sociale. * L'8D ha descritto il suo ciclo storico : nuove tendenze, nuovi bisogni, nuovi orizzonti incalzano . i popoli e sorridono ad essi. Lo stato moderno, quale oggi è, non risponde a queste nuove idealità. La rivendicazione dei diritti cieli' uomo, malgrado i più larghi ideali cho no illuminarono le
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